Il mago di Oz: un secondo uomo accusato del furto delle scarpette rosse di Dorothy

Il cimelio cinematografico, ornato di paillettes e perline di vetro, è stato rubato dal Judy Garland Museum di Grand Rapids, città natale dell'attrice, nel 2005 da Terry Jon Martin. Ora anche Jerry Hal Saliterman sarebbe coinvolto nel reato

Di THR ROMA

Un secondo uomo sarebbe coinvolto nel furto, risalente al 2005, di un paio di scarpette rosse indossate da Judy Garland ne Il mago di Oz, secondo un’accusa resa pubblica domenica 17 marzo.

Jerry Hal Saliterman, un 76enne di Crystal, Minnesota, è stato accusato di furto di un’opera d’arte importante e subornazione di testimoni. Non ha rilasciato dichiarazioni quando è comparso per la prima volta venerdì 15 marzo davanti al tribunale distrettuale degli Stati Uniti a St. Paul.

Le scarpette, ornate di paillettes e perline di vetro, sono state rubate dal Judy Garland Museum di Grand Rapids, città natale dell’attrice, quasi 20 anni fa e la loro ubicazione è rimasta un mistero fino a quando l’Fbi le ha recuperate, nel 2018.

Secondo l’accusa, dall’agosto 2005 al luglio 2018 Saliterman ha “ricevuto, occultato e smaltito un oggetto del patrimonio culturale”, nello specifico “un autentico paio di ‘scarpette rosse’ indossate da Judy Garland nel film del 1939 Il mago di Oz“. Secondo l’accusa, Saliterman sapeva che erano state rubate e ha minacciato di diffondere un video hard di una donna e di “portarla giù con lui” se non avesse tenuto la bocca chiusa sulle scarpette.

Durante l’udienza di venerdì 15 marzo, Saliterman era su una sedia a rotelle e sotto ossigenoterapia. La sua macchina per l’ossigeno ha ronzato per tutta l’udienza ed lui ha mosso nervosamente il ginocchio durante le pause del procedimento. Ha risposto “sì” quando il giudice istruttore Elizabeth Cowan Wright gli ha chiesto se avesse compreso le accuse contro di lui, ma non ha detto nulla sulle accuse.

Il caso non è stato discusso apertamente in tribunale. Il magistrato ha ordinato venerdì 15 marzo di rendere pubblico l’atto d’accusa, che però è stato reso pubblico solo domenica 17 marzo.

L’avvocato di Saliterman, John Brink, ha dichiarato dopo l’udienza di venerdì 15 marzo che non poteva dire molto sul caso, ma “Non è colpevole. Non ha fatto nulla di male”. Saliterman, che è stato rilasciato su cauzione, non ha voluto rilasciare commenti all’Associated Press fuori dal tribunale.

L’uomo che ha rubato le scarpette, Terry Jon Martin, 76 anni, si è dichiarato colpevole in ottobre di furto di un’opera d’arte importante, ammettendo di aver usato un martello per rompere il vetro della porta e della vetrina del museo in quello che il suo avvocato ha detto essere un tentativo di mettere a segno “un ultimo colpo” dopo essersi allontanato dalla vita criminale. A gennaio è stato deciso di non infliggere all’imputato un ulteriore periodo di detenzione oltre alla custodia cautelare, a causa delle sue cattive condizioni di salute.

L’avvocato di Martin aveva dichiarato nei documenti del tribunale che un vecchio socio di Martin con legami con la mafia gli aveva assicurato che le scarpe dovevano essere decorate con gioielli veri per giustificare il loro valore assicurato di 1 milione di dollari.

Martin, che vive vicino a Grand Rapids, aveva detto in un’udienza a ottobre che sperava di prendere quelli che pensava fossero rubini veri dalle scarpe e venderli. Ma un ricettatore gli aveva comunicato che i rubini non erano veri. Così si era sbarazzato delle scarpette.

L’avvocato difensore Dane DeKrey aveva scritto nei documenti del tribunale che l’ex-socio non identificato di Martin lo aveva convinto a rubare le scarpette come “ultimo colpo”, anche se Martin sembrava aver “finalmente messo a tacere i suoi demoni” dopo aver terminato la sua ultima condanna in carcere quasi 10 anni prima.

“Ma le vecchie abitudini sono dure a morire e il pensiero di un ‘ultimo colpo’ lo teneva sveglio la notte”, aveva scritto DeKrey.

Secondo quanto scritto da DeKrey, Martin non aveva idea del significato culturale delle scarpette rosse e non aveva mai visto Il mago di Oz.

I documenti resi pubblici domenica 17 marzo non indicano come Martin e Saliterman possano essere collegati.

Nel classico musical del 1939, il personaggio di Garland, Dorothy, doveva battere tre volte i tacchi delle sue scarpette rosse e ripetere “Nessun posto è bello come casa mia” per tornare da Oz in Kansas. L’attrice ne indossava diverse paia durante le riprese, ma ne sono rimaste solo quattro paia autentiche.

L’Fbi non ha mai rivelato esattamente come ha rintracciato le scarpette. Il Bureau ha dichiarato che nel 2017 un uomo aveva contattato l’assicuratore affermando di poterlo aiutare a recuperarle, ma aveva chiesto più della ricompensa di 200.000 dollari offerta. Le scarpette sono state recuperate durante un’operazione dell’Fbi a Minneapolis l’anno successivo. I procuratori federali hanno stimato il valore di mercato delle scarpette a circa 3,5 milioni di dollari.

Il collezionista di cimeli hollywoodiani Michael Shaw aveva prestato il paio al museo prima che Martin lo rubasse. Le altre paia sono in possesso dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, dello Smithsonian Museum of American History e di un collezionista privato. Secondo John Kelsh, direttore e fondatore del museo, le scarpette sono state restituite a Shaw e sono ora in possesso di una casa d’aste che intende venderle.

Garland, all’anagrafe Frances Gumm, è nata nel 1922. È vissuta a Grand Rapids, a circa 320 km a nord di Minneapolis, fino all’età di 4 anni, quando la sua famiglia si è trasferita a Los Angeles. È morta nel 1969. Il Judy Garland Museum, che comprende la casa in cui è vissuta, afferma di possedere la più grande collezione al mondo di cimeli di Garland e de Il mago di Oz.

Traduzione di Nadia Cazzaniga