Il pluripremiato Ruben Östlund parla con The Hollywood Reporter Roma

Il regista svedese ha una visione critica degli Stati Uniti e dello stato del mondo, ma dice che preferisce Kamala Harris per la Casa Bianca.

LUCCA. “Se c’è un candidato che preferisco, nelle elezioni americane? Kamala Harris”. Ruben Őstlund, il regista due volte vincitore della Palma d’oro, per The Square e The Triangle of Sadness, lo dichiara durante un’intervista con The Hollywood Reporter Roma. Poi aggiunge: “È triste per me, però, vedere come il dibattito politico sia tanto focalizzato sul conflitto, e tanto poco su come migliorare la società”.

Svedese, cresciuto a Göteborg, Őstlund si definisce un socialista. “Sono per una economia mista, e penso che certe cose debbano essere di proprietà pubblica. Penso alla difficoltà enorme per molti giovani nel trovare una casa, in un mercato immobiliare totalmente liberalizzato.

Credo che sia impossibile avere una vita di qualità se hai un fattore di stress così grande. E lo stesso penso per le banche, per gli ospedali, per le scuole. Abbiamo lasciato il libero mercato e il capitalismo travolgere tutti i nostri bisogni e istinti, nel cibo e nella sessualità. Forse dobbiamo limitare gli ambiti in cui usare l’economia di mercato”.

È critico sugli Stati Uniti. “Gli Stati Uniti hanno portato il loro mercato e la loro cultura a noi attraverso i film e le serie tv: come milioni di altri, sono stato influenzato da Beverly Hills 90210. Wim Wenders, in un suo film, fa dire ai personaggi: “Gli americani ci hanno colonizzato il subconscio. È molto vero”.

Őstlund è critico anche verso l’individualismo estremo: “Negli anni ’70 e ’80 avevamo una fiducia molto più forte nello Stato, ed eravamo meno individualisti di oggi. Oggi abbiamo perso ogni fiducia nello Stato, e siamo permeati dal liberalismo e dall’individualismo ritratto nella cultura americana”.

Da svedese, Őstlund ragiona anche sul vicino di casa, la Russia di Putin. “La Svezia ha sempre avuto, storicamente, un timore costante dei russi. Ma personalmente non ho questo tipo di ansia, non penso che la Russia sia una minaccia per i paesi scandinavi. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, improvvisamente, senza una votazione, la Svezia è entrata nella NATO. Prima, la Svezia era un paese neutrale, e io preferivo così. Penso che non sia un bene che sia entrata nella NATO”.

Ruben Őstlund fa parte del ristretto club dei registi che hanno vinto per due volte la Palma d’oro a Cannes: solo nove registi, prima di lui, sono riusciti nell’impresa. Ha anche ricevuto due nomination all’Oscar, come regista e come sceneggiatore di The Triangle of Sadness. Sabato, al Lucca Film Festival che lo omaggia con una retrospettiva dei suoi film, ha ricevuto il Golden Panther Award e ha concesso un’intervista a The Hollywood Reporter Roma.

The Entertainment System Is Down è il titolo del suo nuovo film. “I protagonisti saranno Daniel Brühl e Kirsten Dunst. Ma ci saranno anche Keanu Reeves, Vincent Lindon, Joel Eggerton, Samantha Morton e Nicholas Brown”, dice Őstlund.

“Inizieremo a girare in gennaio”, rivela. “Al momento stiamo costruendo l’aereoplano nel quale si svolge l’azione. Un aereo intero, dal cockpit alla coda. Abbiamo comprato un Boeing 707 che non volava più, l’abbiamo tagliato a pezzi e trasportato sul set”. Impresa complicata. “Ho visto tanti altri film ambientati negli aerei, e quasi tutti mostrano solo un piccolo angolo dell’aereo. Io voglio far vedere un aereo pieno, tutto intero, con 300 comparse. E sì, sarà un film costoso, più di quello che pensavo”.

“Il film si svolge durante un volo a lunga percorrenza da Londra a Sydney, ventidue ore di volo diretto. Poco dopo il decollo, il sistema di intrattenimento smette di funzionare. Così, abbiamo degli esseri umani ‘moderni’ con i loro iPads e iPhones che non funzionano, costretti a gestire la noia”.

“Sono sicuro che se togliessero i mezzi di intrattenimento, i divorzi nella società aumenterebbero!”, dice Őstlund. “Ho scritto un film che osserva il nostro comportamento, così legato a questi gadget che ci permettono di distrarci continuamente. Che cosa succede, se ne veniamo privati?”.

“Il film racconta due livelli paralleli. Nel primo c’è ciò che accade nell’aereo: l’equipaggio costretto ad affrontare viaggiatori molto scontenti, il collasso sociale. E poi abbiamo una coppia con un bambino: l’uomo si addormenta, col bimbo fra le braccia, e la sua donna si annoia, prende il suo telefono, cerca di sbloccarlo e quando ci riesce scopre che il marito ha una relazione con un’altra. Il conflitto esplode, in mezzo a trecento persone stipate nell’aereo”.

Őstlund parla di registi italiani: “Amo Paolo Sorrentino. Nanni Moretti? Mi fa pensare a mia madre, che è tuttora una comunista convinta. Ma Nanni Moretti rappresenta la maniera più matura che hanno gli italiani di essere comunisti: si sono affrancati, si sono liberati del loro rapporto con l’Unione sovietica molto prima. E poi amo De Sica, Ettore Scola”.

Su Ettore Scola dice: “Ho visto C’eravamo tanto amati con le mie figlie, che hanno ventidue anni e stanno facendo una scuola di cinema”. Si tratta delle due gemelle Alva e Hilda. “La maniera giocosa e geniale con cui inizia il film, con Vittorio Gassman che sta per tuffarsi nella piscina, e tutto si ferma e parte il flashback. Era così nuovo, così libero, quel modo di girare”.

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