Achille Lauro e Gabriele Salvatores contro la violenza di genere col manifesto Uomini che amano le donne

"In tutte queste storie il comune denominatore era la mancanza di fiducia nei confronti dello stato. Io credo che lo stato debba fare molto di più" ha commentato Ermal Meta

Di THR ROMA

Si intitola Uomini che amano le donne il manifesto promosso dal comune di Milano e dal settimanale F che invita gli uomini a fare fronte comune contro la violenza e le discriminazioni sulle donne. A firmarlo sono stati molti volti noti dello spettacolo, da Luca Argentero, a Giorgio Armani, Corrado Augias, Roberto Bolle, Achille Lauro, Gabriele Salvatores e Ermal Meta.

Proprio il regista premio Oscar e il cantante erano presenti a palazzo Marino, sede del comune di Milano, per presentare l’iniziativa insieme al sindaco Giuseppe Sala e al direttore di F Luca Dini. “Ad agosto ho fatto un appello in seguito a quella violenza inaudita successa a Palermo”, ha spiegato il cantante Ermal Meta. “In maniera del tutto spontanea migliaia di persone, non soltanto donne, mi hanno raccontato le violenze subite”.

“In tutte queste storie il comune denominatore era la mancanza di fiducia nei confronti dello stato. Io credo che lo stato debba fare molto di più per proteggere le donne vittime di violenza. Io non ho mai visto uno stupratore farsi vent’anni di galera. Però ho visto donne abusate farsi vent’anni di psicofarmaci, anche questa è una prigione”, ha aggiunto l’artista.

Il regista premio Oscar Gabriele Salvatores ha invece spiegato che “rompere la cultura patriarcale è difficile perché noi maschi abbiamo sempre avuto paura delle donne, da sempre. È qui che dobbiamo lavorare, la prima cosa che bisogna iniziare a capire è che non si tratta di afferrare nessuno, lasciamo la libertà alle donne di volare via. In tutti i campi, anche dalle relazioni amorose”.

Infine il sindaco Giuseppe Sala ha posto l’accento sul ruolo che Milano e i giovani possono avere per combattere la violenza sulle donne. “Credo che i giovani siano il carburante per far partire un certo tipo di mentalità – ha concluso – O lo fanno città aperte e internazionali come Milano, o non lo fa nessuno. La nostra azione è volta a far vedere che da Milano può partire un reale cambiamento”.

(Ansa)