Tutto quello che avreste voluto sapere su Rai Cinema ma non avete mai osato chiedere

In un’intervista esclusiva con The Hollywood Reporter Roma, Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema, rivela i numeri dietro la società che investe 80 milioni di euro all’anno nel cinema.

“Abbiamo speso quasi un miliardo di euro negli ultimi quindici anni, per finanziare oltre 900 film… Nel 2025 spenderemo circa 80 milioni di euro in circa 50-70 diversi film.” Parla con orgoglio Paolo Del Brocco, seduto accanto a me nella prima fila della sala cinema della sede di Rai Cinema in Piazza Adriana.

Del Brocco, classe 1963, è l’Amministratore Delegato di Rai Cinema più longevo nella storia della Rai; è al timone da oltre un decennio. È stato il primo Direttore Finanziario alla fondazione di Rai Cinema nel 2000, per poi diventare Direttore Generale. Oggi guida uno degli studi cinematografici più importanti d’Europa, una forza da sempre trainante nel settore cinematografico italiano.

Ed ecco alcuni numeri, per uno che vuole sapere di più sul business di Rai Cinema, una specie di racconto di Paolo Del Brocco di tutto quello che avreste voluto sapere su Rai Cinema ma non avete mai osato chiedere.

Quanto spende Rai Cinema sui film? E quanti gli fa nascere all’anno? Risponde Del Brocco: “Noi abbiamo investito, dal 2010 quasi un miliardo di euro sulla produzione, un miliardo, per realizzare o coprodurre o contribuire a realizzare oltre 900 film, 500 film documentari, e quindi un impatto sull’industria molto molto importante.”

Del Brocco parla di una media tra i 75 e gli 80 l’anno di investimenti. “Il livello 2025 è simile, siamo sugli €80 milioni per supportare chiaramente con investimenti molto vari a seconda della tipologia di film, più piccoli, più grandi, a seconda anche delle potenzialità commerciali, quindi con vari, vari livelli di investimento e facciamo mediamente tra i 50 e i 70 film l’anno, più o meno.”

E poi c’è 01 Distribution, parte di Rai Cinema che distribuisce 25 film l’anno; quindi, è un distributore molto importante che ha una quota di mercato che si è aggirata negli anni pre-pandemia al 12%, e che oggi è tra l’8 e il 10% del mercato nazionale. 

Quanto fattura 01 Distribution? Del Brocco dice circa 50-60 milioni all’anno. E poi sottolinea la sfida della concorrenza. “Dobbiamo anche pensare che i nostri competitor si chiamano Warner, Disney, i grandi major americani e soprattutto che il nostro listino è fatto all’80% da film d’autore italiani, quindi chiaramente più difficili da imporre sul mercato e quindi siamo molto soddisfatti di questi risultati.” 

Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema. Foto @THRRoma

Del Brocco ha anche spiegato nell’intervista quanto spende mediamente Rai Cinema per ciascuno dei suoi film. “Il range è molto ampio. Dai 100.000 euro ai 3 milioni, 3 milioni e mezzo, anche qualvolta 4 milioni. Naturalmente dipende da film a film, dipende dalla capacità di copertura del produttore, dipende se magari è un piccolo film o un’opera prima dove magari vogliamo sostenere il regista.”

E ha parlato con orgoglio comprensibile dei successi di due film in particolari: Io Capitano di Matteo Garrone e Vermiglio di Maura Del Pero, “Io Capitano,” ha detto Del Brocco, “è stato venduto in 80-90 paesi, mentre Vermiglio in quasi 50.”

Ecco il testo integrale della intervista:

Alan Friedman: Benvenuti, siamo qui nella sala privata di Rai Cinema, alla sede di Rai Cinema, con l’amministratore delegato di Rai Cinema, Paolo Del Brocco. Benvenuto. 

Grazie, bentrovato.

Lei sarebbe probabilmente uno dei più longevi amministratori di tutto il gruppo Rai, da tanti anni, dieci, dopo non so quanti anni amministratore del Gruppo, prima direttore finanziario, lei praticamente ha vissuto la storia di Rai Cinema. Una domanda che nasce da una curiosità, come si riesce a sopravvivere così tanto tempo in Rai?

Paolo Del Brocco: Bisogna sicuramente fare dei risultati molto importanti, e io ho la fortuna di avere un grande team di persone che lavorano con me, che hanno sempre navigato nella stessa direzione, abbiamo anche un po’ di bravura ma anche un po’ di fortuna nel vincere festival, portare a casa dei grandi risultati economici, dare grande visibilità al nostro cinema e quindi chi gestisce la Rai finora ha sempre apprezzato questi risultati e questa attività. 

Ecco, e questo in effetti è un periodo di grande soddisfazione per Rai Cinema perché, se non sbaglio, nel 2023 c’era Matteo Garrone, Io Capitano, poi ora nella attuale selezione siete entrati nella shortlist dell’Oscar con Vermiglio. Quali sono i film più importanti che hanno avuto più successo e anche quelli più venduti?

Questi due film che ha detto ora hanno dato grandissime soddisfazioni non solo per la corsa all’Oscar ma anche perché hanno vinto premi importanti a Venezia, candidature agli EFA, candidature ai Golden Globe, entrambi questi film. Il viaggio di Io Capitano nella corsa dell’Oscar è stato fondamentale, importantissimo, anche perché mi ha consentito a livello personale di conoscere molto bene il meccanismo delle campagne per l’Oscar, che sono sempre molto complicate, perché combatti contro grandi distributori, grandi major, contro le piattaforme; quindi, c’è bisogno di grandi risorse economiche, oltre che di un prodotto molto forte, ma è anche vero che forse dobbiamo in Italia strutturarci meglio per questo tipo di sfide. Io Capitano è stato venduto in 80-90 paesi, Vermiglio in quasi 50, insomma, sono film che hanno avuto grande visibilità. 

Cosa significa dobbiamo strutturarci meglio? 

Forse, come ho visto anche in alcune interviste di recente, dobbiamo creare un sistema che a priori possa supportare il film italiano che viene candidato all’Oscar, è un fatto economico ma anche un fatto di tempistiche, di organizzazione a priori. Si può fare, basterebbe avere una regia unitaria, un ente che in qualche modo gestisca unitariamente a priori tutto quello che c’è da fare per l’Oscar. 

Basta fare squadra? O basta avere i soldi perché costa molto la campagna. 

Bisogna anche avere i soldi ma questo non è solo un fatto di soldi pubblici che comunque sono messi a disposizione, è anche un fatto probabilmente di trovare, ad esempio, come è successo per Io capitano, delle grandi aziende che hanno finanziato una parte della campagna.

A me, venendo dal giornalismo economico, mi interessano le cifre, molto, quindi cominciamo con una cosa semplice. Quanto ha speso Rai Cinema l’anno scorso? Quanto spenderete quest’anno? Mi può spiegare le vostre spese. 

Io intanto partirei dagli ultimi dieci anni che mostrano numeri che danno una sensazione forte. Noi abbiamo investito, dal 2010, perdoni, quasi un miliardo di euro sulla produzione, un miliardo, per realizzare o coprodurre o contribuire a realizzare oltre 900 film, 500 film documentari, quindi un impatto sull’industria molto molto importante. 

Questa è una media di 80 milioni all’anno? 

Sì, tra i 75 e gli 80 milioni l’anno di investimenti. Il livello 2025 è simile, siamo sugli 80 milioni per supportare chiaramente con investimenti molto vari a seconda della tipologia di film, più piccoli, più grandi, a seconda anche delle potenzialità commerciali; quindi, con vari livelli di investimento e facciamo mediamente tra i 50 e i 70 film l’anno, più o meno.

E come vede il mercato del cinema italiano in questo momento?

Il mercato theatrical è un mercato che sta recuperando, se pensiamo agli altri territori comparabili con noi, con l’Italia, noi, la Francia, siamo stati sicuramente molto bravi per riprendere quel meno 75% dovuto alla pandemia. Nell’ultimo anno siamo arrivati nel mercato italiano ad avere 70 milioni di biglietti venduti.

Ma in Francia è il doppio…

In Francia è il doppio, ma storicamente lo è stato da tempo. Noi siamo sempre stati mediamente tra gli 80, 85, 90, 95 quando c’è Checco Zalone; quindi, più o meno è quella la media degli ultimi vent’anni o venticinque anni, dobbiamo tendere a ritornare almeno a quel livello. C’è un dato molto però importante da dire: la verità è che la quota di cinema italiano del 2024 e anche del 2023 è simile al 2019, quindi all’ante pandemia, mentre sono calati i biglietti venduti per il cinema americano. 

Per farmi capire, siamo tornati ai livelli pre-Covid?

Per quanto riguarda il cinema italiano, il box office.

Però non sta andando così bene, il box Office. Voi avete anche una casa di distribuzione, 01 Distribution. Quindi avete un punto di vista su questo?

Ti dico che ad esempio rispetto al 2019, che è l’anno un po’ simbolo prima della pandemia, abbiamo venduto nel 2024 al mercato 20 milioni in meno di biglietti di cinema americano perché ci sono stati meno blockbuster, dovuti alla pandemia, dovuti anche alle fusioni, le grandi fusioni che si sono avvenute in America hanno determinato una riduzione del numero dei film e anche forse a qualche stanchezza di alcune forme di blockbuster che sono intervenute. 

La tendenza in America è stata franchise, Marvel, supereroi, ma la narrazione tradizionale che fine ha fatto?

Questo è un grande problema a mio avviso del cinema mondiale perché chiaramente la locomotiva del cinema è sempre stata quella del cinema americano, del cinema hollywoodiano con delle grandi storie, delle grandi narrazioni. Penso a Titanic, penso a Il miglio verde, penso a tantissimi film importanti, a Philadelphia o alle grandi commedie romantiche americane, naturalmente, che hanno segnato da sempre il cinema e che davano anche la possibilità di andare a vedere queste grandi storie al pubblico mondiale. Con la riduzione di questo tipo di contenuti il pubblico ha perso l’abitudine a quel tipo di narrazioni che magari probabilmente può trovare sulle piattaforme oggi, forse anche se in un modo qualitativamente inferiore dal punto di vista del racconto.

Ma parliamo delle piattaforme. L’altro giorno ho assistito anche al seminario di Tiziana Rocca a Filming Italy Los Angeles in cui, tra l’altro, Tarek Ben Amar ha detto che Hollywood, Los Angeles è ferma nella produzione. Lui vede una lunga crisi, dice che Netflix ha stravinto, che il mondo sta cambiando e c’è un periodo, come sappiamo, di grande consolidamento fra le grandi aziende americane. Visto da Roma, come lo percepisce? 

Ma io onestamente non sarei così drammatico prospetticamente, perché è chiaro che la pandemia e il grande momento delle piattaforme, Netflix, hanno sicuramente aiutato l’industria in questa fase molto cruciale, su questo non c’è dubbio, però mi sembra che ci sia anche un cambiamento nelle major, ad esempio Disney e Warner: anche loro avevano puntato sulla piattaforma e stanno un po’ riandando verso la centralità della sala, quindi, su questo, io percepisco che c’è un cambiamento, un ritorno alla sala anche del pubblico, perché naturalmente alla fine lo streaming un po’ stanca, anche. 

Però io parlavo del punto di vista di voi italiani, nel senso che, se a Los Angeles la produzione è ferma, il Canada sta vincendo tante produzioni con i suoi tax credit, l’Italia ha un’opportunità qui, o no? 

L’Italia negli ultimi anni ha avuto grandissime opportunità con grandi film e serie americane che sono venute a girare qui. Abbiamo avuto un problema nell’ultimo anno perché ci sono state le problematiche per i nuovi decreti del tax credit e questo magari ha comportato alcune defezioni, oggi abbiamo la concorrenza anche di paesi dell’est, di Bulgaria, Ungheria, non solo naturalmente del Canada. 

Lucia Borgonzoni è andata in America, la sottosegretaria MiC, a dire: “Siamo qui con il tax credit, tornate in Italia”. Ha fatto una campagna.

Assolutamente, il segnale che io colgo, e anche da notizie che ho anche nei confronti di Cinecittà, che si inizia a ritornare in Italia, su questo, delle grandi produzioni. Speriamo che sia così, devo dire che tutto quello che ha fatto il Ministero della Cultura in questi anni, dal tax credit alla produzione all’importantissimo tax credit alla distribuzione di film italiani, ha dato uno slancio, uno sviluppo enorme. Il tax credit di distribuzione, siamo l’unico paese che lo ha e questo bisogna rimarcarlo perché è veramente una grande cosa fatta dal Governo che ha fatto sì che i film italiani potessero uscire, potessero essere promossi in modo molto buono e quindi ritornare in qualche modo ad avere una quota di mercato importante anche sfruttando l’estate, altro elemento che il Ministero della Cultura ha sviluppato egregiamente. 

Certo, però parliamo di 01 Distribution. Quanto è grande come distributore, è importante?

01 Distribution distribuisce 25 film l’anno, quindi è un distributore molto importante, ha una quota di mercato che si è aggirata negli anni pre-pandemia, al 12%, oggi siamo tra l’8 e il 10% del mercato nazionale.

Fatturate meno di 100 milioni?

Meno di 100 milioni. Sì, 50-60, una cosa così, però, però dobbiamo anche pensare che i nostri competitor si chiamano Warner, Disney, le grandi major americane e soprattutto che il nostro listino è fatto all’80% da film d’autore italiani, più difficili da imporre sul mercato e quindi siamo molto soddisfatti di questi risultati.

E visto da qui, cosa non sta funzionando nel cinema italiano, nel mercato, che si può migliorare?

Io penso che quanto è stato fatto con le varie normative pone l’Italia forse all’avanguardia rispetto a tutti. C’è un tema di prodotto, nel senso che il cinema italiano si è retto per molti anni su commedia comica e film d’autore. Naturalmente adesso dobbiamo andare ad esplorare, come stiamo facendo, altri generi, dei film che possano suscitare sentimenti ed emozioni e sono quei film che hanno un maggiore successo in questo momento perché la gente ha bisogno di questo, quindi: meno film asettici, è sempre bello avere la cifra autoriale dei grandi registi italiani che hanno peraltro anche incassi molto buoni, ma dobbiamo far sì che anche i giovani capiscano che senza un pubblico il cinema non c’è. 

Ecco, io sono newyorkese, quindi vorrei parlare un attimo di Napoli – New York di Salvatores, un bel film, come sta andando?

È un film che ci ha dato una grandissima soddisfazione proprio perché è un film caldo, è un film di una storia umana, di questi due bambini che vanno a New York e si trovano ad affrontare la vita. È un film che in sala è andato molto bene perché ha superato i 5 milioni di incasso, è un film che sicuramente, non siamo noi a distribuirlo perché c’è anche una distribuzione internazionale, non siamo noi a venderlo, ma sicuramente sarà venduto in moltissimi paesi, su questo non ho dubbi. Devo dire che Gabriele Salvatores ha veramente fatto un bellissimo film, proprio quello che dicevo prima, che servono film che, come diciamo noi, devono “acchiappare la pancia” (so che non è un termine americano), che devono far commuovere, far riflettere, perché è anche un film che ha sottostante delle tematiche molto, molto importanti come quella delle migrazioni. 

Però è un film che è costato molto e forse in America, e nel resto del mondo, forse c’è un pregiudizio a favore di Sorrentino e Garrone, che sono quei due o tre registi importanti italiani mentre gli altri sono sconosciuti all’estero. È una considerazione troppo cinica? 

Nel caso di Salvatores c’è un premio Oscar, quindi non credo che sia sconosciuto, è chiaro che dobbiamo trovare sicuramente delle forme, come esempio la Francia fa con Unifrance, di grande pressione sui mercati. Ecco, su questo sicuramente siamo ancora un po’ indietro come sistema paese, però penso che anche Filmitalia stia facendo un lavoro, un lavoro egregio, dobbiamo crescere su alcune cose, dobbiamo crescere assolutamente. 

Volevo aggiungere una cosa, se posso, sul tema della domanda prima su Rai Cinema e 01 Distribution. Io penso che la vita, il fatto che ci sia 01 Distribution e Rai Cinema, abbia dato un sicuramente alla nostra società e alla Rai, ma abbia un beneficio all’industria perché il fatto di investire in modo industriale sul cinema ha creato economia. Cosa vuol dire? Che noi negli ultimi, credo, dieci anni, se non ricordo male, abbiamo portato a casa, oltre alla copertura dei costi di distribuzione con 01 Distribution, che sono costi che la Rai Cinema anticipa, oltre 300 milioni di margini commerciali. Questi margini commerciali sono divisi tra noi e i produttori; quindi, in larga parte vanno a beneficio dei produttori; quindi, non c’è solo l’investimento a copertura dei film ma anche degli utili veri e questo credo che sia forse uno degli elementi più importanti dal punto di vista economico della nostra industria.

Torniamo in effetti agli investimenti di Rai Cinema, un miliardo di euro in 15 anni, circa 80 milioni all’anno, immagino che 80 milioni siano sufficienti per realizzare un centinaio di film all’anno da produrre? 

No, tra 50-60-70.

Quindi c’è una media di investimento di Rai Cinema di 1 o 2 milioni? C’è una gamma che va dal più piccolo al più grande?

No, il range è molto ampio. Dai 100.000 euro ai 3 milioni, 3 milioni e mezzo, anche qualvolta 4 milioni. Naturalmente dipende da film a film, dipende dalla capacità di copertura del produttore, dipende se magari è un piccolo film o un’opera prima dove magari vogliamo sostenere il regista, è chiaro che anche i registi hanno bisogno di un’evoluzione, di crescere piano piano e questo è quello che abbiamo sempre fatto anche in questo senso. 

Poi, per un profano come me, mi potrebbe spiegare se dovete fare un profitto per ogni film o, essendo parte del servizio pubblico, possono esserci dei film che semplicemente vanno sovvenzionati perché fanno bene per il servizio pubblico? 

In realtà Rai Cinema investe in virtù di un obbligo di legge, cioè una legge che fa sì che la Rai debba investire una certa quota in cinema, però è anche un business. Per questo, dico, dobbiamo portare a casa utili sicuramente, ma è chiaro che c’è una parte, soprattutto sui film più difficili, quelli più autoriali, quelli dei giovani, su cui dobbiamo investire. 

È nostra responsabilità allevare i talenti in generale, quindi è chiaro che quello fa parte di una sorta di ricerca e sviluppo di tutte le aziende, però a fronte del nostro investimento, anche qualora non abbia un risultato commerciale esterno importante, dobbiamo ricordare che noi abbiamo sempre la televisione ed è un valore il film che va in televisione, più volte o va su RaiPlay, ha un valore economico, quindi non sono mai a fondo perduto, assolutamente, abbiamo sempre un patrimonio, i diritti della nostra azienda.

Parliamo dei più grandi film che avete finanziato negli ultimi anni.

In termini di investimento? Questo non lo posso dire.

Ci sono dei film in cui ha speso più di 25 milioni o questo è un costo troppo alto? 

No, per noi no.

Qual è l’investimento maggiore su un film?

Il più alto che io mi ricordi mi sembra 4 milioni e mezzo. Ma noi siamo investitori minoritari. Noi prendiamo una quota minoritaria del film e i diritti televisivi. Noi non possiamo, anche per legge in questo caso, non possiamo essere produttori maggioritari, anche perché dobbiamo essere un volano di sviluppo dell’industria, quindi noi supportiamo il produttore editorialmente, economicamente, finanziariamente e distributivamente, ma il produttore deve essere in grado di trovare la copertura del budget con tutte le altre forme disponibili, trovando coproduzioni, trovando finanziamenti pubblici, commissioni e quant’altro, perché è il suo lavoro imprenditoriale.

E acquistate anche dei titoli per la distribuzione e comprate i film.

Sì, noi abbiamo anche alcuni titoli che compriamo, americani, per il nostro listino perché naturalmente dobbiamo far sì che il listino sia supportato anche da grandi titoli americani, ad esempio abbiamo distribuito l’ultimo film di Scorsese, l’ultimo film di Spielberg, insomma, tanti film molto importanti, ne abbiamo anche tanti appunto in listino, importanti, anche di action, abbiamo ad esempio “John Wick”, piuttosto che Ballerina che arriverà proprio per catturare anche il pubblico dei multiplex, i più giovani e per poter vendere meglio un listino. 

Una domanda tecnica, quale proporzione dei film di Rai Cinema vanno sui canali Rai e quale non vanno sui canali? 

Tutti, tutti vanno sui canali Rai. Tutti i film Rai, tutti i film nostri vengono trasmessi dalla Rai, tutti, sempre, assolutamente. Abbiamo il diritto free per cui dobbiamo mandarli in onda, e vanno anche su RaiPlay. Naturalmente, dopo gli sfruttamenti, come sa, c’è la pay tv o lo streaming, dopo la finestra streaming o pay tv della piattaforma c’è il diritto free tv e quindi la Rai ha poi diritti per tot anni, i diritti free tv. 

Parola di Del Brocco, ultima domanda, qual è il film del 2025 che state producendo che ti eccita di più?

Ma in realtà da un punto di vista commerciale, devo dire, il film che mi eccita di più è quello che è uscito proprio in questi giorni che è Follemente di Paolo Genovese perché è un film, secondo me, molto bello, è una rom-com ma molto particolare che sono relativamente certo che avrà un buon successo ed è uno di quei film che fanno pensare, commuovere e ridere e quindi ha tutti gli elementi della magia del cinema.

E qual è la cosa che i lettori di questa intervista non sanno di Rai Cinema ma devono sapere?

La cosa che tutti devono sapere è che c’è una grande squadra sia dal punto di vista produttivo che distributivo che lavora con grande passione da tanti anni per far crescere il nostro cinema e il cinema italiano sempre di più e vi assicuro che il nostro lavoro è veramente dettato dalla passione.

Ecco, allora ringrazio Paolo Del Brocco.

Grazie a voi