L’Intelligenza Artificiale Generativa (IAG), renderà controversa l’autenticità dei fatti realmente accaduti e l’identità delle persone. Chi se ne impossesserà?

Nell'era dell'Intelligenza Artificiale, la convergenza tra fisico e digitale espone a nuove vulnerabilità l'identità "phygital" (termine che identifica il mix di elementi reali e virtuali): l'intervento dello Stato diventerà cruciale per garantire autenticità e protezione.

La crescente integrazione tra mondo fisico e digitale, che definisce l’era “phygital“, pone sfide inedite alla sicurezza e all’autenticità dell’identità individuale. Ogni persona possiede ora una doppia identità: quella fisica, legata alla presenza e geolocalizzazione, e quella digitale, costituita da dati personali dissociati dalla presenza fisica. Queste due dimensioni, ormai inestricabilmente connesse, generano un’identità “phygital” complessa e vulnerabile.

Basti pensare all’individuo, identificato dallo Stato tramite documenti ufficiali, che interagisce nel mondo digitale con molteplici identità e account su diverse piattaforme. Questa molteplicità, pur offrendo nuove opportunità, rende difficile distinguere il vero dal falso, aprendo la strada a manipolazioni e distorsioni della realtà.

Il 2025 potrebbe rappresentare un punto di svolta. L’Intelligenza Artificiale Generativa raggiungerà un livello di sviluppo tale da generare contenuti digitali indistinguibili dalla realtà, mettendo a rischio l’identità di ognuno. La possibilità di compromissione, furto o manipolazione dell’identità digitale diventa una minaccia concreta.

Di fronte a questo scenario, l’intervento dello Stato è imprescindibile. È necessaria una re-ingegnerizzazione dei processi produttivi e dei sistemi informativi, sia pubblici che privati, per garantire la protezione dell’identità “phygital” dei cittadini.

Occorre sviluppare nuove tecnologie di identificazione e autenticazione, basate su crittografia avanzata e sull’intelligenza artificiale stessa, per contrastare le minacce dell’IA generativa.

Normative come GDPR (General Data Protection Regulation), DGA (Digital Governance Act), NIS2 (Network and Information Security Directive 2) e AIA (Artificial Intelligence Act), pur fondamentali, non sono sufficienti. I dati personali e biometrici detenuti da aziende private, spesso condivisi dagli utenti inconsapevolmente, rappresentano un patrimonio informativo critico.

In questo contesto, l’Europa promuove l’EBSI (European Blockchain Services Infrastructure), un’infrastruttura decentralizzata basata su blockchain per migliorare trasparenza, interoperabilità e fiducia nei servizi digitali tra gli Stati membri.

L’Italia, in linea con i principi europei, sta sviluppando l’IBSI (Italian Blockchain Service Infrastructure), un’infrastruttura nazionale compatibile con EBSI, per garantire maggiore sicurezza e affidabilità nei servizi digitali.

L’obiettivo è fare della blockchain una tecnologia strategica per l’Europa, aumentando sicurezza, trasparenza e competitività nei mercati globali. 

Tuttavia, la protezione dei dati nell’era del web 3 richiede anche una re-ingegnerizzazione dei processi produttivi a livello locale, nelle piccole imprese e un programma nazionale per lo sviluppo delle competenze digitali, per ridurre il divario digitale e garantire un accesso equo alle opportunità offerte dall’IA.