Martin Scorsese: “Avrei dovuto fare un documentario con Fellini. E volevo essere come Bertolucci”

Il maestro di Taxi Driver accolto dalla folla alla Casa del cinema di Roma: "Io e Federico avevamo trovato i finanziamenti per fare un documentario insieme". Poi il ricordo di quando a 24 anni vide per la prima volta Prima della rivoluzione: "C'era anche Bernardo, l'ho visto come un dio"

Di THR ROMA

“Ho incontrato la prima volta Federico Fellini 53 anni fa, poi varie volte negli anni e verso la fine della sua vita eravamo riusciti a trovare alla Universal i finanziamenti per un documentario da fare insieme sui mestieri del cinema: sarebbe voluto partire dal produttore, per l’attore e il montatore. Lui purtroppo è venuto a mancare poco dopo”. Lo rivela Martin Scorsese, martedì sera nell’affollatissimo incontro con il pubblico alla Casa del Cinema di Roma che dà il via alla rassegna “Carta bianca”, che presenta una serie di coppie di film (suoi e di altri) curata ad hoc dal regista newyorchese.

“Bernardo? L’ho guardato come un dio”

Ad introdurre l’incontro, moderato dal presidente della Fondazione Cinema per Roma Gian Luca Farinelli, anche il sindaco di Roma Gualtieri e il presidente della regione Lazio Francesco Rocca. Scorsese, reduce dal successo a Cannes per il suo nuovo film Killers of the Flower Moon, ieri ha anche tenuto una masterclass agli studenti del Centro sperimentale e il 2 giugno sarà protagonista di un altro incontro con il pubblico a Bologna. Una delle prime coppie di film per “Carta bianca”, che proseguirà anche alla Cineteca di Bologna, è quella tra Mean Streets di Scorsese e Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci: “Ho visto Prima della rivoluzione al New York film festival quando avevo 24 anni.

Mi ha colpito e commosso profondamente – racconta il cineasta -. Non per ragioni politiche, perché allora non conoscevo quel contesto. Per me il film riguarda le persone. A quella proiezione poi c’era Bertolucci e l’ho guardato come fosse un dio. Sia per ambizione perché avrei voluto essere come lui, sia perché mi aveva sopraffatto la bellezza del suo film”.

Il regista ha “provato e riprovato a fare come aveva fatto lui, e per riuscirci mi è servito tempo e ho perso tanti lavori. Il risultato di quel percorso è Mean Streets. Volevo fare un film compiuto come il suo ma ci sono voluti anni”. L’impulso a creare, ha sottolineato “è venuto da Prima della rivoluzione“.

La lezione di Scorsese

Al tema “vecchio cinema” Scorsese ha accennato anche alla masterclass tenuta lunedì di fronte agli studenti del Centro sperimentale di cinematografia. “Il vecchio cinema e l’andare a vedere un film sul grande schermo – ha detto il regista – possono essere in via d’estinzione, come tutti sappiamo, ma c’è anche un nuovo mondo aperto, e questo è entusiasmante, grazie alle nuove tecnologie. Oggi tutti possono girare un film, ma proprio questa maggiore libertà può rendere per voi le cose più difficili”.

Nella conversazione con gli studenti, Scorsese si è soffermato sulla sua formazione da regista e su come è nata la sua passione per il cinema passata per Hollywood, il neorealismo (“Il cinema che sentivo più vicino”) e le nouvelle vague degli anni ’60: “Per fare film devi capire dove sei nella vita e come ci sei arrivato. Il mondo per come è oggi ti obbliga a non vivere in un vuoto. Bisogna acquisire conoscenza e consapevolezza dei maestri e anche di quelli che non lo sono stati. Studiare attraverso loro elementi come la composizione, struttura, la lingua, il colore, o assenza di colore. I maestri ti aiutano a trovare te stesso, ma questo non vuol dire imitarli, Spesso si impara dai maestri solo per metterli via. Bisogna  trovare la propria voce. Poi più avanti magari quei maestri li
vai a riscoprire”.

(Ansa)