Mark Ulano: “Tutti i più grandi sanno cos’è l’ascolto, da Quentin Tarantino a Martin Scorsese”

L'ingegnere del suono, premio Oscar per Titanic, ha tenuto a Roma un incontro per parlare della sua passione da musicista, diventata poi il desiderio di raccontare storie riempiendo i silenzi delle scene. E che da James Cameron ha imparato tanto: "Mi disse: non darmi quello che dico, ma quello che voglio"

La generosità di James Cameron, l’affinità con Quentin Tarantino, la metodologia di James Gray. E, soprattutto, la leadership di Martin Scorsese per Killers of the Flower Moon. Mark Ulano è un ingegnere del suono vicino ai cinquant’anni di carriera, un Oscar vinto per Titanic e in tutto quattro nomination per la statuetta dorata.

Sono circa 120 le pellicole a cui ha lavorato e di alcune parla in un incontro densissimo prima di una delle tante proiezioni del film del regista newyorkese con protagonista Leonardo DiCaprio e Robert De Niro. Pellicola candidata a ben sette Golden Globes, in attesa di scoprire con quante nomination si piazzerà ai prossimi riconoscimenti degli Academy Awards.

Ulano non ci ha messo tanto ad arrivare al centro di Roma, al cinema Barberini. Classe ’75 e figlio di un musicista di percussioni, l’artigiano che dipinge la scenografia per film con i suoni ha una casa di proprietà a Orvieto, e con un’ora e mezza di macchina è presto in sala. “Nasco con la musica – proprio come il genitore, Sam Ulano – Sono stato suo figlio e suo alunno, ma non ho mai avuto favoritismi per questo”.

Dal padre a Tarantino

Tra i pionieri dell’insegnamento della musica contemporanea, talento ancora oggi ammirato dall’Ulano-figlio e omaggiato durante la chiacchierata, il padre Sam ha gettato il seme che ha fatto innamorare del processo musicale l’artista hollywoodiano (“Ma non ha mai forzato la mia passione”). Non per la tecnica in sé, considerata mero strumento, bensì per il saper raccontare una storia attraverso il suono. “Tutto comincia con la sceneggiatura”, spiega Mark Ulano. “È una bozza, una mappa che ci guida. È l’ipotesi, una possibilità. È poi il lavoro col regista, con gli attori e con il resto della troupe che conduce l’opera verso la verità”.

Può dirlo forte Ulano, che due delle quattro nomination agli Oscar l’ha conquistata con Quentin Tarantino. “Siamo anime gemelle, dipendenti dal cinema. Ne amiamo la magia e ne capiamo i meccanismi. Riconosciamo l’uno nell’altro queste caratteristiche e, seppure i suoi set sono difficili, sono anche pieni di gioia”. È dunque logico che l’importanza per un ingegnere del suono risieda proprio nell’ascolto, soprattutto quando arriva dai “leader” di un progetto.

“Quando i primi anni Quentin usava l’idea avuta da un altro gli diceva: bravo, tieni questi cinque dollari. Era una maniera per scherzare e, insieme, far vedere che aveva avuto ragione”. Lo stesso genio di Scorsese, per Ulano, arriva dall’accoglienza dell’altro: “È il più grande filmmaker di sempre. E lo è anche perché sa riempire lo spazio sacro tra regista e attori con le intuizioni dei suoi collaboratori”.

Il demiurgo Cameron

Lo stesso Cameron, inaspettatamente per molti, è più aperto e disponibile di quanto la sua fama da demiurgo possa far credere. “Capisco che di James si può percepire un forte narcisismo, ma vorrei che la gente si ricredesse”, afferma. “Mi ha dato il più grande insegnamento della mia carriera. Una volta mi disse: non darmi quello che ti chiedo, dammi quello che voglio. E lui è una persona che sa cosa vuole, ma ha compreso a pieno il mio lavoro: interpretare quella che, altrimenti, rimarrebbe solo un’idea”.

Ed è proprio di James Cameron che offre uno degli aneddoti più significativi sul regista: “Era molto rigido riguardo la sceneggiatura di Titanic. Aveva impiegato un anno di tempo per scriverla. Leonardo DiCaprio aveva ventuno anni quando abbiamo girato – (“Dio mio, pensare che abbiamo lavorato insieme in Killers of the Flower Moon, e ora ha superato i cinquanta”) – e James non voleva fargli pronunciare la famosa frase: sono il re del mondo. Solamente al sesto o settimo ciak glielo ha concesso. E, alla fine, la scena è entrata nel film. La serata degli Oscar del 1998, quando DiCaprio non è potuto venire, James gli ha riservato un tributo, segno del suo riconoscimento e altruismo”.

Mark Ulano, il suono del silenzio

Un’intensità che Mark Ulano riporta anche nell’esperienza lavorativa con James Gray per Ad Astra, altra pellicola candidata dall’Academy nello stesso anno di C’era una volta a…Hollywood, sonorizzato per il compare Tarantino. “Osservare James è stata un’occasione insolita: durante il set si metteva delle cuffie con una musica che ascoltava solo lui e che lo aiutava a dirigere la scena”.

Faceva un viaggio tutto suo, come il protagonista di Brad Pitt, ed è su questa linea che Ulano ha lavorato per l’opera intima e fantascientifica: “Col sonoro si possono assumere due posizioni: in prima o in terza persona. O seguiamo un monologo interiore del personaggio o, come una mosca, lo osserviamo da fuori. Ad Astra è un percorso personale e il mio compito era donare un suono allo spazio. E, perciò, anche al silenzio”.

Una vera sfida il “silenzio rumoroso” di Ad Astra. La voglia di mettersi in competizione, sempre e solo con se stesso. Praticare la disciplina che suo padre gli ha impartito e mantenere la curiosità di una fanciullezza che ha riproposto a ognuno dei suoi registi. Continuare a innovare e rinnovarsi, anche dopo Rocky Balboa, Iron Man, Super 8 e The Master. “Non bisogna mai pensarsi come un maestro – consiglia Mark Ulano – Ma rimanere sempre un eterno studente”.