Berlinale, il comitato consultivo attacca i direttori uscenti per “l’antisemitismo” della premiazione

L'appello da parte di molti dei premiati, compresi i registi di No Other Land, a favore di un cessate il fuoco a Gaza e le dichiarazioni pro-Palestina sul palco hanno scatenato una tempesta politica in Germania

La Berlinale potrebbe subire importanti cambiamenti per evitare che si ripeta quello che è successo alla cerimonia di premiazione di quest’anno, dove diversi vincitori hanno criticato la condotta di Israele nella guerra di Gaza e hanno espresso il loro sostegno a un cessate il fuoco immediato.

Le dichiarazioni, tra cui quelle di Ben Russell, uno dei registi del film vincitore della sezione Encounters, Direct Action, che ha usato la parola “genocidio” per descrivere l’azione militare israeliana nella regione, e del regista israeliano Yuval Abraham, uno dei registi del documentario vincitore No Other Land, che ha definito le condizioni dei palestinesi “apartheid”, hanno scatenato una tempesta politica in Germania. Politici di spicco, sia di destra che di sinistra, hanno bollato le dichiarazioni come “antisemite” e hanno chiesto che ci siano “conseguenze”.

Lunedì 11 marzo, il comitato consultivo per gli eventi culturali federali di Berlino (KBB), il gruppo che supervisiona diverse istituzioni culturali sostenute dal governo, tra cui la Berlinale, ha criticato il festival e, di conseguenza, i direttori uscenti della Berlinale, Mariëtte Rissenbeek e Carlo Chatrian, per non aver fatto di più per tenere la kermesse a distanza da tali commenti critici nei confronti di Israele.

La Berlinale deve rimanere un luogo “libero dall’odio, dall’agitazione, dall’antisemitismo, dal razzismo, dall’anti-islamismo e da ogni forma di misantropia”, ha dichiarato il KBB in una risoluzione pubblicata lunedì 11 marzo. Sebbene la direzione del festival non possa essere incolpata per “le opinioni personali dei singoli vincitori dei premi”, ha affermato, la Berlinale deve garantire in futuro che “la libertà di espressione e la libertà artistica all’interno del quadro costituzionalmente protetto della Germania siano garantite agli ospiti e ai vincitori dei premi”, ma che ci debba essere spazio per il festival per contestualizzare e rispondere alle dichiarazioni con cui non è d’accordo.

Il comitato consultivo, che comprende la ministra della cultura tedesca Claudia Roth e diversi politici federali e statali, nonché la direttrice generale della German Film Academy Anne Leppin, ha commentato anche l’hackeraggio della pagina Instagram della Berlinale, che ha portato a post non autorizzati con affermazioni come “Il genocidio è un genocidio. Siamo tutti complici” e “Palestina libera dal fiume al mare”. Il consiglio ha definito i post “anti-israeliani e antisemiti” e ha accolto con favore l’azione intrapresa dalla direzione della Berlinale, che ha presentato una denuncia penale “contro ignoti” responsabili dell’hacking.

Roth e altri hanno chiesto un codice di condotta rigoroso per le istituzioni culturali sostenute dal governo in Germania, compresa la Berlinale, ma rimane poco chiaro come tale codice possa essere formulato per essere compatibile con le leggi tedesche sulla libertà di parola. All’inizio di quest’anno, il senatore berlinese per la cultura Joe Chialo ha cercato di aggiungere una clausola “anti-discriminazione” alle leggi sul finanziamento pubblico di Berlino, bloccando in particolare i finanziamenti per gli artisti che esprimono opinioni antisemite, razziste o comunque marginalizzanti, ma è stato costretto a ritirare la proposta tra le proteste degli artisti che sostenevano che avrebbe costituito una censura di Stato illegale.

In un’altra frecciata a Rissenbeek e Chatrian, che lasceranno la Berlinale per essere sostituiti dalla nuova direttrice del festival Tricia Tuttle ad aprile, il comitato ha dichiarato di accogliere con favore una nuova gestione che spera possa “costruire un forte team di leadership” per il futuro.

Da parte sua, Chatrain, in un recente post su X, ha denunciato quelle che, a suo dire, sono le azioni dei media e dei politici tedeschi che “armano e strumentalizzano l’antisemitismo per fini politici”.

Nella dichiarazione del comitato manca un’autoanalisi da parte dei politici tedeschi, molti dei quali, tra cui Roth, avevano partecipato alla cerimonia di premiazione della Berlinale e avevano applaudito i vincitori del festival.

I politici tedeschi dovrebbero “riflettere criticamente sul proprio comportamento”, ha dichiarato Olaf Zimmermann, direttore generale del German Cultural Council, in un’intervista all’agenzia di stampa tedesca epd. “Limitare la libertà artistica non è una soluzione ai propri fallimenti”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga