Chi sceglie la Sardegna come set dovrà improntare il lavoro seguendo regole e abitudini eco-compatibili

Trasporti, alloggio, vitto, catering, scenografie, materiali di scena, gestione dei rifiuti, riciclo: un aiuto alla lotta ai cambiamenti climatici e all’uso smodato delle risorse. Sardegna Film Commission chiama i green heroes all’azione

“Un angolo di Eden” così Mariangela Melato definì le spiagge infinite di Capo Comino e i fondali trasparenti di Cala Luna in Sardegna, set strepitoso di un film altrettanto strepitoso come “Travolti da un insolito destino nel mare di agosto”. Un giardino paradisiaco, per continuare ad usare il paragone della Melato, che ora potrà contare sempre di più sulla tutela di chi lo sceglie come location: la Fondazione Sardegna Film Commission infatti implementa protocolli e percorsi attenti alla protezione dell’ambiente. Chi sceglie la Sardegna come set cinematografico dovrà improntare il lavoro seguendo regole e abitudini eco-compatibili. La rivoluzione culturale che mette al centro la tutela ambientale, nell’isola, farà rima con un modello produttivo ed economico virtuoso.

Fondazione Sardegna Film Commision

Il cinema è un “microcosmo che entra nelle comunità e interviene trasformandole per un tempo delimitato – spiega Nevina Satta, direttrice di FSFC – ed è capace di introdurre cambiamenti comportamentali esemplari, partendo dalle logiche di trasporto alle scelte dell’alloggio e del vitto, ma anche catering, scenografie, materiali di scena, gestione dei rifiuti, riciclo. La FSFC vorrebbe mettere a sistema le tante iniziative e best practices: un’occasione imperdibile per far crescere l’economia, in modo sano anche per l’ambiente, con una nuova chiamata degli eroi della sostenibilità in Sardegna: offrire soluzioni locali ed ecologiche alle produzioni cine-televisive e culturali è la nostra missione”.

Mare, natura e un film pieno di complicazioni

“Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” (1974) forse è il più celebre dei film di Lina Wertmuller. La pellicola festeggerà mezzo secolo il prossimo anno. Del film restano la bellezza assoluta dei protagonisti; battute straordinarie (la citazione di “bottana industriale” è d’obbligo); l’idea di raccontare la lotta di classe attraverso gli atteggiamenti snob della ricca e anticomunista Raffaella Pavone Lanzetti e il carattere rude del proletario Gennarino Carunchio, dirigente locale del Pci siciliano costretto a prestare servizio su uno yacht per sbarcare il lunario. Tanti gli aneddoti e le vicende accadute durante le riprese: nelle scene sull’isola deserta i due protagonisti hanno veri e propri scontri fisici. È la stessa Melato in una intervista del 2008 a rivelare di essere tornata a casa alla fine delle riprese con slogature ed ecchimosi. Giannini si rompe il menisco. Più di una controfigura lascia il set: troppo faticoso. Non solo, il piano di produzione del film salta completamente quando nel bel mezzo delle riprese la protagonista si ferisce il piede con una bottiglia: i medici impongono uno stop di settimane. I produttori chiedono la sostituzione dell’attrice. Saranno Wertmuller e Giannini ad opporsi: si anticipano rocambolescamente tutte le scene sullo yacht – Melato quasi sempre in primo piano per nascondere le fasciature – e alla fine si porta a casa la pellicola.

Il sequel che non arrivò

Il successo di pubblico, in Italia ma anche negli Stati Uniti, fece ipotizzare a lungo un sequel del film. I protagonisti, con figli al seguito, si sarebbero dovuti rincontrare sull’isola. Nel 2010 fu la stessa Wertmuller ad assicurarne la realizzazione all’Ansa. Il film, l’ipotesi di titolo era “Ritravolti”, non fu mai realizzato e con la morte di Mariangela Melato nel 2013 il progetto fu definitivamente abbandonato. Quello che arrivò invece fu, non un sequel, ma un remake. Sarà Guy Ritchie nel 2002 a tentare la strada del remake (titolo originale “Swept Away”) con Adriano Giannini, e la di lui allora moglie Madonna: il risultato fu disastroso.

La natura, coprotagonista

Ma al film, indissolubilmente, è legato anche quell’affresco di natura incontaminata e selvaggia restituito dalle scene girate in 25 diverse location della costa orientale dell’isola. Una bellezza che riesce a trovare, ancora oggi, chi percorre le strade e i sentieri della Sardegna. Un patrimonio da tutelare e preservare. Ne è convinta la Fondazione Sardegna Film Commission impegnata a rinnovare e far crescere la rete di green heroes con la promozione di politiche amiche dell’ambiente nel cinema e in tutto il settore audiovisivo sull’isola. Un percorso iniziato anni fa con la valorizzazione delle eco-certificazioni dei set, la Sardegna in questo è stata pioniera assoluta. Di oggi invece il primo protocollo green italiano dedicato totalmente all’animazione: “perché pensiamo che a livello locale si possa e si debba fare molto”, dice Gianluca Aste, presidente della FSFC. Che l’interesse per il settore audiovisivo in Sardegna sia effettivo lo dimostra anche lo stanziamento speciale deciso dalla Regione qualche giorno fa. Per la diffusione della cultura cinematografica andrà un tesoretto di un milione e 800 mila euro. Non male.