
Non tutti sanno che la stazione centrale di Milano è intitolata a Francesca Cabrini. E non tutti sanno chi sia stata Francesca Cabrini. Era nata in Lombardia, a Sant’Angelo Lodigiano: era una suora missionaria. Avrebbe voluto andare in Cina: si ritrovò invece negli Stati Uniti, dove gli immigrati italiani erano ancora considerati figli di un Dio minore.
Francesca Cabrini fece costruire asili, scuole, orfanotrofi, ospedali. Aprì un collegio femminile. Dopo la sua morte, nel 1946 f u dichiarata santa, e nel 1950 fu dichiarata patrona degli emigrati. Nel 2010 le è stata intitolata la stazione centrale di Milano, uno dei principali snodi ferroviari d’Europa. Una storia importante, eppure ad oggi non troppo conosciuta. Adesso, esce anche in Italia – dopo essere uscito in primavera negli Stati Uniti – il film che racconta la sua vicenda.
Francesca Cabrini, diretto da Alejandro Monteverde, con le musiche di Andrea Bocelli, dopo l’uscita nelle sale statunitensi lo scorso 8 marzo – ha incassato 20 milioni di dollari negli Usa – uscirà nelle sale italiane il 13, 14 e 15 ottobre. Oggi sarà presentato in anteprima nazionale a Roma al cinema Adriano, alla presenza del cast. Inizierà poi un tour di anteprime che toccherà Bologna, Napoli, Reggio Emilia, Prato, Firenze e altre città d’Italia.
Ad interpretare la missionaria italiana è Cristiana Dell’Anna, attrice consacrata dalla sua interpretazione in Gomorra, la serie tv Sky, e dai film E’ stata la mano di Dio di Sorrentino e Mixed By Erry di Sydney Sibilia.

Giancarlo Giannini e Cristiana Dell’Anna in una scena del film “Francesca Cabrini”.
Giancarlo Giannini, attore nominato all’Oscar per Pasqualino Settebellezze, interpreta papa Leone XIII. Romana Maggiora Vergano – C’è ancora domani di Paola Cortellesi – interpreta una prostituta. Nel cast troviamo John Litgow, vincitore di sei Emmy Awards, David Morse, che era uno dei carcerieri de Il miglio verde, e il piccolo Federico Ielapi che era protagonista del Pinocchio di Matteo Garrone.
La canzone originale del film, Dare To Be, è cantata da Andrea Bocelli insieme alla figlia Virginia, che fa così a undici anni il suo debutto nel cinema, dopo un piccolo ruolo nella serie Doc – nelle tue mani.
La fotografia, densa di chiaroscuri e di colori desaturati, è di Gorka Gomez Andreu. Sono innumerevoli le belle inquadrature, gli scontri di luci e di ombre. C’è un senso di grande cinema classico, con la luce che filtra dalle finestre, una luce che sembra alludere alla speranza della protagonista, alla sua certezza che esista una luce al di là di noi.
C’è una qualità pittorica in ogni inquadratura: negli interni, nei quali filtrano raggi di sole scintillanti di polvere, così come nelle strade sterrate affollate di bimbi, di un’umanità lacera e stracciona che ricorda C’era una volta in America di Sergio Leone e la New York dei Five Points di Gangs of New York di Martin Scorsese.
La storia è quella di una donna visionaria e ostinata, che si trova a combattere per tutta la vita contro i pregiudizi: in Italia, con le gerarchie ecclesiastiche, perché è donna. In America perché è italiana, appartenente a una comunità senza voce, confinata nei bassifondi. Il film diventa, così, un grande affresco su quando i migranti eravamo noi. Su quando “quelli dalla pelle scura” eravamo noi italiani. E in fondo, il film, che pure è un ritratto degli ultimi anni dell’Ottocento a New York, ci offre uno sguardo partecipe e appassionato sull’immigrazione, tema drammatico allora quanto oggi.
In realtà, c’è anche un sottotesto politico al film: preferiamo una città, una società, un mondo che privilegia pochi e lascia i più ai margini della strada, oppure vogliamo davvero costruire l’uguaglianza fra gli uomini? Cabrini difende con fierezza, con coraggio quest’ultimo scenario.
Certo, si tratta di una agiografia: Francesca Cabrini è santa, dall’inizio alla fine del film, senza un’incertezza, senza un’incrinatura. Ma il film è anche critico verso le alte gerarchie ecclesiastiche che si oppongono agli sforzi autenticamente cristiani della missionaria: alte gerarchie che includono lo stesso papa Leone XIII – che però acconsente, malvolentieri, alla sua missione – e l’arcivescovo di New York, interpretato da David Morse.

Il francobollo da 95 centesimi che verra’ emesso da Poste Italiane il 7 luglio 2016 per ricordare i 70 anni dalla canonizzazione di Santa Francesca Saverio Cabrini. Il francobollo raffigura, entro una cornice che imita i ”pizzi” degli antichi ”santini” devozionali, un ritratto della santa e il chiostro della sua prima fondazione, l’Istituto del Sacro Cuore di Gesù a Codogno, presso Lodi. Francesca Cabrini nacque a S. Angelo Lodigiano nel 1850; divenne suora nel 1874 e nel 1889 andò negli Stati Uniti con il compito di assistere gli emigrati italiani. Nel 1909 acquisì la cittadinanza americana. Mori’ a Chicago nel 1917, dopo una vita spesa nelle Americhe e in Europa nell’attività missionaria e in quella assistenziale con la creazione di orfanotrofi, scuole, ospedali. Nel 1946 fu canonizzata (fu la prima santa con cittadinanza statunitense); nel 1950 venne proclamata patrona degli emigranti. Foto @ANSA/ POSTE ITALIANE
Vedendo il film, capisci meglio perché ci sia, a New York, negli Hudson Heights vicino al George Washington Bridge, un Cabrini Boulevard. E gran parte del merito va a Cristiana Dell’Anna, che interpreta con calma autorità l’ostinazione di questa donna, la sua battaglia durata anni contro un potere tutto maschile, nella Chiesa come nelle stanze della politica. Brava anche Romana Maggiora Vergano, nel ruolo non semplice – poiché esposto a cliché romantici – di una prostituta tenace e resiliente.
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