Il funerale serale di Carmen Pignataro, 10 motivi più 1 per cui è stato il suo ultimo grande spettacolo

Attore e regista teatrale, ma soprattutto amante dell'arte. Ecco come uno dei tanti partecipanti alla cerimonia d'addio a uno dei punti di riferimento della cultura romana racconta lei e la sua ultima "cena". Anzi, gin tonic.

Per molti era solo Carmen Pignataro, la direttrice artistica della Rassegna teatrale dei Solisti del Teatro che, come ogni estate, si svolge ai Giardini della Filarmonica a Roma e la collaboratrice del Teatro Off Off di via Giulia, ormai unico baluardo di resistenza teatrale per la drammaturgia contemporanea, ma per tutti gli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo era – e continua ad essere – un punto di riferimento inamovibile e ora anche un ricordo più che affettuoso.

Durante la serata organizzata per celebrarla, tra una poesia e un pezzo musicale, tra una dedica e un aneddoto ho stilato mentalmente i dieci motivi per cui Carmen Pignataro mancherà a questo mondo (motivi che nella serata di martedì 22 agosto 2023 sono stati ricordati tutti):

  1. Ha creato e cavalcato il concetto di “famiglia allargata” molto prima che andasse di moda, instaurando rapporti di interdipendenza e di rispetto che splendevano per sincerità, come esempio non solo per mondo femminista ma per chiunque avesse un minimo di percezione per i temi sociali.
  2. Era un’icona inamovibile e perfetta: capello bianco pettinato all’indietro, bicchiere di vino rosso tra le mani, motocicletta nera di ordinanza e sigaro tra le labbra. Nemmeno lo sceneggiatore più astuto è mai riuscito ad elaborare una figura femminile di riferimento così duratura nel tempo. Solo con il suo aspetto fisico poteva insegnare la forza di essere, senza mai pretendere di essere.
  3. Il modo in cui trattava tutti, senza distinzione, alla pari, dagli attori debuttanti ai professionisti più consumati, non dando certo importanza al blasone ma alla concentrazione utile che voleva infondere e che prendeva dai partecipanti alla sua rassegna. Trasmetteva calma ma pretendeva uno sforzo massimo.
  4. Rappresentava la speranza di poter trovare, così come si vantava le fosse successo, l’amore ancora e di nuovo, sempre e a qualsiasi età, con orgoglio e compostezza, simpatica vanteria e dignità. Le poche parole che le ha dedicato la sua Alessia ne sono l’ulteriore onda di certezza.
  5. A lei si deve la scoperta di attori, drammaturghi e registi che, passando attraverso le tavole del palcoscenico, sono poi arrivati al mondo del cinema, con l’esperienza giusta per potersi immergere nel lavoro con la giusta dose di preparazione. Era capace di intravedere e rivelare la “scintilla” dentro ognuno di noi, con la curiosa abitudine di non farlo troppo notare.
  6. In una nazione che finge, con perseveranza, di amare il teatro, salvo poi trascurarlo in ogni sua manovra politica, Carmen rappresentava la Resistenza di chi, non solo non si arrende, ma sa per certo che arriverà presto un nuovo ciclo creativo che avrà bisogno e necessità di corpo, voce e anima. Con le sue stagioni ha semplicemente creato e voluto creare delle occasioni, spesso
    uniche e irripetibili, certamente preziose.
  7. Ha salvato la vita e recuperato da un suo periodo buio quel genio mai troppo compreso di Patty Pravo, che a lei si affidava e in lei riponeva ogni pensiero positivo.
  8. Era sincera. Oltre ogni limite. Guardava ogni spettacolo da fondo sala, con una serietà invidiabile quanto esperta, scompariva, anche giustamente, durante i ringraziamenti e gli applausi, più per timidezza che per abitudine, salvo poi ricomparire nei camerini per fornire da amica, direttore artistico, esperta e attenta osservatrice con centinaia di spettacoli alle spalle e nel cervello, un suo parere, implacabile, sull’esibizione, la regia, le luci, le scene, il testo, il coinvolgimento, la risposta del pubblico, la preparazione e il risultato complessivo.
    La cosa su cui si poteva contrare era che il suo giudizio non era mai sbagliato e certamente non era mai banale.
  9. Ricordava a tutti noi quanto essere orgogliosi nel fare queste professioni, senza farci demoralizzare dalla percezione esterna, dalla poca considerazione del mondo del lavoro e delle amministrazioni politiche. Grazie a lei qualcuno ha capito che la scelta di vita di dedicarsi all’arte era una necessità non giudicabile.
  10. La dignità che ha avuto, nei suoi ultimi giorni, di scomparire piano piano, lasciando un ottimo ricordo di lei e senza far pesare a nessuno la sua situazione: in questo suo modo composto di andar via mi ha ricordato molto le sue amiche Franca Valeri e Piera Degli Esposti.
  11. Potevi sottoporle qualsiasi richiesta, qualsiasi domanda, qualsiasi dramma, qualsiasi dilemma o qualsiasi lamentela; il suo modo di accoglierle era sempre lo stesso: un sorriso, sardonico, mai troppo esposto ma di certo sentito, poi una pacca sulla spalla e infine il suo mantra celebrativo “non rompe er cazzo e annamose a fa’n’gin tonic”.

    Ce ne fossero di persone così!