The Last of Us ha aperto un varco per la comunità LGBTQIA+ nei videogiochi

La maggior parte dei videogiocatori ha accolto con piacere il personaggio di Ellie, e poi quello di Bill. Ma una piccola percentuale ultraconservatrice continua a polemizzare sull'inclusione di personaggi queer nei videogiochi

Nel mondo dei videogiochi si sta consumando una sanguinosa battaglia culturale. Dallo scoppio del gamergate – scandalo di molestie diffuse nei confronti di sviluppatrici – ad oggi, il virtuale è terreno di scontro tra i progressisti e il peggio del conservatorismo contemporaneo. The Last of Us  – videogioco sviluppato da Naughty Dog – è forse stato il campo di battaglia più famoso: un franchise progressista, che ha portato un’ottima rappresentazione queer nel panorama dei videogiochi, e poi sul piccolo schermo con la serie televisiva (disponibile in Italia su Sky, Now Tv).

Ma sia il videogioco che la serie sono stati osteggiati a più riprese da parte di una fetta di pubblico ultraconservatrice. E sulla protagonista Ellie – nello specifico – si sono susseguite una serie di polemiche: prima tra tutte quella sulla sua sessualità.

Ellie ha fatto il suo ingresso nei videogiochi con il primo capitolo di The Last of Us, nel 2013. Il videogioco scritto da Neil Druckmann era appena uscito su PlayStation 3, e già allora riscosse un incredibile successo. É stato un videogioco acclamatissimo, sia dalla critica che dal pubblico, e ha lasciato una cicatrice profonda nell’animo dei giocatori.

Perché è una storia avvincente e di grande forza tematica, che in quegli anni ha dimostrato come il videogioco potesse essere veicolo di storie mozzafiato, con un comparto grafico all’ultimo grido e una recitazione impeccabile.

Non una semplice storia di zombie

Il suo finale aperto lasciò tutti un po’ con l’amaro in bocca, la stampa e gli appassionati volevano sapere come andava a finire questa storia. Come si poteva evolvere il rapporto tra Joel, un padre distrutto, ed Ellie, una ragazzina che scopre di essere immune al fungo che ha trasformato mezzo mondo in zombie. E inoltre, come può un’adolescente crescere in un mondo post-apocalittico, dove le macerie della giungla urbana sono solo il fantasma di una società in rovina, in cui l’umanità è un concetto tutto da riscoprire?

Quel videogioco non era quindi una semplice storia post-apocalittica. Era una storia di crescita, una sorta di coming of age. Una scoperta, in qualche modo. I giocatori e le giocatrici hanno empatizzato con lei, e il suo look è stato certamente d’aiuto, vista l’incredibile somiglianza a un giovanissimo Elliot Page, nella sua interpretazione incredibile in Juno, il film del 2007 diretto da Jason Reitman.

Dina ed Ellie in The Last of Us Part II

Dina ed Ellie in The Last of Us Part II (Courtesy of Naughty Dog)

Il coming out di Ellie

Sette anni dopo l’uscita del primo capitolo, arriva The Last of US Part II. In quel videogioco avviene una grande scoperta: Ellie è fidanzata. Una notizia che chiunque prenderebbe di buon grado: non è così bello sapere che anche in un mondo distrutto può nascere l’amore, e tornare – anche se per brevi attimi – alla normalità. In una scena, si vede Ellie che bacia la sua ragazza, Dina. E quell’amore – a una certa comunità di videogiocatori – non piacque.

Si scopre quindi che Ellie è lesbica, e questa cosa non è piaciuta a una certa fetta di videogiocatori. Per fortuna la maggioranza ha apprezzato la scelta, e ha adorato la scrittura del loro rapporto, e questo non soltanto durante le sequenza cinematografiche, ma anche nelle fasi di gameplay vero e proprio. Ma il mondo videoludico è un reame piuttosto strano, ci sono ancora diverse risacche di conservatorismo che sono difficili da scrostare. Eppure la sessualità del personaggio era tutto fuorché una novità per il grande pubblico. Che Ellie fosse attratta dalle ragazze lo sapevano anche i muri, e già dal 2014.

Non è la prima volta – infatti – che vediamo Ellie innamorarsi. Nel contenuto aggiuntivo del primo capitolo (chiamati nel gergo DLC, ovvero contenuti scaricabili, ndr), intitolato Left Behind, c’è anche la storia con Riley. Diverso e più adolescenziale come rapporto rispetto a quanto si vede poi nel 2020, ma descritto comunque con grande dolcezza. Una capacità che il team di scrittura di The Last of Us ha sempre avuto, e che ha poi ribadito a gran voce durante la serie televisiva Hbo.

Bill e Frank in una scena della serie The Last of Us

Bill e Frank in una scena della serie The Last of Us (Courtesy of Hbo, Sky)

Dal videogioco alla serie, ma non senza polemiche

Nella serie viene riproposta la storia tra Ellie e Riley, che non è solo un rapporto romantico ma anche una storia di rivoluzione: Riley fa parte delle Luci, un gruppo di rivoltosi che si oppone alla dittatura armata della Fedra. Rivoluzione e romanticismo, niente di più bello. Non si tratta dell’unica storia d’amore queer nella serie, ma viene raccontata anche quella tra Bill e Frank nell’episodio intitolato Molto, molto tempo. Un episodio che fu largamente acclamato dalla critica, ma sempre quella fetta di pubblico proveniente da ambienti di estrema destra, la contestò.

Il motivo è da ricercare nella rappresentazione di una coppia gay, nonché a una sottotrama politica più profonda, una caratterizzazione importante. Bill è un solitario, un paranoico e un complottista. Erge recinzioni attorno alla sua casa, trappole in ogni dove. La sua cantina pullula di armi come a ribadire il secondo emendamento, e su una delle pareti sventola la bandiera di Gadsden con scritto “Don’t Tread on Me”, uno dei simboli dell’estrema destra americana e trumpiana.

E poi arriva Frank, e la sua vita cambia, la loro storia d’amore muove un intero episodio e non è fine a sé stessa, come qualcuno ha cercato di insinuare nelle varie discussioni su internet, qui citando la fantomatica cultura woke. Ma l’evoluzione caratteriale di Bill, grazie a Frank, e l’evoluzione di Frank, grazie a Bill, in realtà permette ai protagonisti, ovvero Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey), di andare avanti. Tutto il deposito di armi e rifornimenti che Bill paranoicamente aveva, diventano risorse per la sopravvivenza dei protagonisti.

Dall’individualismo più assoluto – quello di Bill – fino a generosità, empatia e senso di comunità. Un maturità che la comunità di videogiocatori deve ancora scoprire, purtroppo.