Akira Toriyama, mangaka e creatore di Dragon Ball, è morto il primo marzo, all’età di 68 anni. La notizia è stata comunicata da Bird Studio e Capsule Corp. Tokyo solo nella giornata di oggi, 8 marzo, e dire che il mondo nerd è scosso dalla notizia significa in qualche modo sminuire la portata che le opere dell’autore giapponese hanno avuto su intere generazioni.
Dragon Ball non rappresenta solo un grande fumetto o una grande serie animata. Le avventure di Goku e dei suoi amici sono un momento ben specifico, quando torni a casa da scuola, dopo mangiato, accendi la tv e parte la sigla, cantata in Italia da Giorgio Vanni e che ancora oggi alle fiere del fumetto raccoglie centinaia di appassionati che cantano a squarciagola. E poi i videogiochi basati sul franchise, i vari Budokai Tenkaichi 1, 2 e 3 (la diatriba tra quale sia meglio tra il 2 e il 3 non ha ancora trovato una soluzione dopo 17 anni), in pieni anni d’oro della PlayStation 2, a casa di amici, seduti sul tappeto, dopo aver fatto merenda.
Sfide sentite e concitate, in un gioco di combattimento in cui era naturale premere tasti a caso sul controller fino a rovinarlo, per poi vedere le splendide animazioni delle onde energetiche, le trasformazioni in super sayan, i livelli che si distruggono e le barre della vita degli avversari che si dimezzano.
Alla ricerca delle sfere del drago
Dragon Ball ha lasciato un segno profondo. E questo sin dalla sua prima pubblicazione cartacea sulla rivista Weekly Shonen Jump nel 1984, diventando poi nel 1986 un anime di successo internazionale (arrivato in Italia nel 1989 e poi ritrasmesso su Italia 1 a raffica), nonché il fumetto giapponese più venduto di sempre.
Le avventure del giovane Goku e di Bulma, tra richiami alla letteratura classica cinese come Il viaggio in Occidente, è arrivata nel Bel Paese come da tradizione dei manga, con il senso di lettura originale da destra verso sinistra. Uno shock culturale, e infatti nelle edizioni cosiddette Tankōbon dei fumetti giapponesi pubblicati in Italia, per un largo periodo di tempo, non mancava mai la pagina tutorial su “Come leggere un manga”.
L’obiettivo dei personaggi in quest’ambientazione retro-futuristica è di trovare il potente drago Shenron, recuperando le sette sfere del drago per poter esprimere dei desideri. E tra alieni, poteri e tornei, tutti vogliono queste pietre magiche, e diventa difficile per Goku e i suoi amici cercare di incontrare il potente Shenron.
Altri successi di Toriyama
Nonostante Toriyama abbia cambiato per sempre il fumetto e l’animazione giapponese e internazionale con una singola opera, soprattutto nel genere shonen – i grandi successi dei vari Naruto di Masashi Kishimoto, One Piece di Eiichiro Oda e Fairy Tail di Hiro Mashima si devono al lascito culturale di Dragon Ball – non è stata l’unica ad aver avuto un grande impatto sulla memoria collettiva del pubblico. Dr. Slump & Arale, altra grandiosa serie che porta la firma del sensei, pubblicata precedentemente alle storie di Goku e da cui è possibile notare l’umorismo che ha caratterizzato la scrittura e il disegno di Toriyama.
Uno scienziato che inventa una robot dall’aspetto di una bambina, incredibilmente forte fisicamente ma all’oscuro degli usi del villaggio, combinando casini, e – nel manga – rompendo spesso la “quarta parete” delle tavole. La giovane Arale, che – nella sigla italiana cantata da Cristina D’Avena – è considerata a tutti gli effetti un “pericolo pubblico” incredibilmente sorprendente, e capace di strappare un sorriso per la sua ingenuità.
Dai fumetti, con grande ispirazione all’Astro Boy di Osamu Tezuka (ampiamente apprezzato anche da Stanley Kubrick), fino all’animazione, Toriyama ha lasciato il suo segno anche nei videogiochi, andando oltre all’utilizzo che la decima arte ha fatto dei suoi franchise, bensì lavorando alla realizzazione di una serie di titoli che hanno contribuito a rendere il gioco di ruolo alla giapponese famoso in tutto il mondo.
I cosiddetti JRPG (Japanese Role Play Game, ndr) hanno avuto una gigantesca influenza dalla saga di Final Fantasy di Square Enix, tornata recentemente grazie a Final Fantasy VII Rebirth, ma che a sua volta ha assimilato i canoni e le influenze artistiche e di gameplay dai videogiochi di Dragon Quest (il primo uscito per NES nel 1985), a cui ha lavorato Toriyama insieme a Yūji Horii e Kōichi Sugiyama.
L’influenza di Dragon Quest
L’immaginario fantasy e l’interazione di Dragon Quest sono state in grado, sulla scia del successo della serie Ultima di Richard Garriott, il gioco di ruolo a essere un genere apprezzato in Giappone, con l’utilizzo di alcune caratteristiche più accessibili al pubblico del Sol Levante, e che, dopo il successo, sono diventato un marchio distintivo apprezzato in tutto il mondo, diventando un genere di per sé: al posto che un solo personaggio, i giocatori controllano un gruppo di eroi, la storia principale è più lunga e profonda, e le interconnessioni tra le abilità del gruppo diventa elemento chiave per superare gli scontri.
Uno dei designer di Final Fantasy, Hironobu Sakaguchi, ha infatti successivamente collaborato nel 1995 con Toriyama e Horii nella creazione di un’altra serie fantasy JRPG di grande successo, cioè Chrono Trigger. Un’opera considerata, già da subito, come uno dei titoli più importanti nella storia dei videogiochi. E che annovera – come Dragon Quest – un lungo e longevo franchise.
Akira Toriyama lascia questo e tanto altro, e non è poco. La sua morte è struggente, ma allo stesso tempo lascia riconoscenti, per tanti bei momenti impressi nella memoria collettiva. Viaggi nel tempo, avventure, combattimenti e desideri, Goku dopo essere stato ucciso dal temibile Radish in Dragon Ball Z, percorre nell’aldilà la via del serpente, e ci piace pensare che Toriyama stia compiendo lo stesso viaggio, e se esistono delle sfere del drago sul nostro pianeta terra, è certo che qualcuno le sta cercando per esprimere un ultimo desiderio.
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