La Venere degli stracci brucia. L’opera di Pistoletto nel centro di Napoli è stata distrutta da un incendio

L'installazione dell'artista piemontese, esistente in varie forme, è stata inaugurata il 28 giugno in versione monumentale nel capoluogo partenopeo. Ora ne restano solo alcuni brandelli

La Venere in fiamme. Nella notte tra martedì e mercoledì, l’installazione artistica di Michelangelo Pistoletto La Venere degli Stracci ha preso fuoco a causa di un incendio. L’opera era esposta nel centro di Napoli, in piazza Municipio. Le indagini sono in corso e le cause sono ancora ignote.

Dell’installazione di Pistoletto esistono diverse versioni, esposte alla Fondazione Pistoletto di Biella, al Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli, al Museo d’arte contemporanea di Rivoli e alla Tate Gallery di Liverpool. L’opera dell’artista piemontese è costituita da una riproduzione in acciaio della scultura Venere con mela dell’artista danese neoclassico Bertel Thorvaldsen, affiancata da una montagna di stracci e abiti usati.

La Venere degli Stracci

L’opera gioca sul contrasto tra la canonica bellezza della statua e una montagna di abiti usati: il “bello” sciupato dalla vita reale. All’inaugurazione del monumento, nel cuore del capoluogo partenopeo, Michelangelo Pistoletto aveva dichiarato che “la Venere rappresenta l’umanità di oggi, chiamata a esprimere il suo lato migliore”.

Nel 1967, La Venere degli Stracci diventa una delle opere manifesto di quella che il critico d’arte Germano Celant chiamò “arte povera”. Il 28 giugno di quest’anno una versione più grande è stata esposta proprio in piazza Municipio a Napoli, nella cornice di “Napoli Contemporanea 2023”. Ma alle ore 5:30 di mercoledì, un incendio ha ridotto in cenere l’opera sotto gli sguardi di alcuni passanti, che hanno filmato l’accaduto.

“È finalmente considerata un’icona del nostro tempo”, aveva dichiarato Pistoletto all’inaugurazione. E conclude: “Questi stracci sarebbero solo dei rifiuti se non ci fosse la Venere che viene dalla storia della bellezza, della felicità, che li rigenera e che di colpo diventano opera d’arte, ritornando a vivere”.

Dell’opera ora restano solo alcuni brandelli di tela di vetroresina, nonché la struttura portante in metallo. Gli inquirenti escludono l’autocombustione visto che l’opera non aveva alcun sistema elettrico.