The Apprentice: Donald Trump visto da Ali Abbasi (in concorso a Cannes)

Il film, a quanto si sa, ripercorrerà gli sforzi del tycoon per costruire un impero nel settore immobiliare nel corso degli anni Settanta e Ottanta con particolare attenzione al suo rapporto con l'avvocato Roy Cohn

Di THR ROMA

Se si considera il carattere spesso visionario ed eccentrico degli ultimi film di Ali Abbasi, come Border e Holy Spider, molti si sono chiesti cosa si sarà mai inventato il regista e sceneggiatore iraniano naturalizzato danese per parlare dei primi passi nel mondo degli affari di Donald Trump in The Apprentice, in concorso a Cannes.

Il regista promette che sarà realistico e c’è da credergli vista la storia che racconta, ma c’è chi evidenzia come al centro di tutto ci sarebbe “l’accordo faustiano” tra il futuro presidente degli Stati Uniti e l’avvocato del diavolo Roy Cohn. Per quanto riguarda il cast del film scritto da Gabriel Sherman, l’attore Sebastian Stan (il Bucky Barnes del Marvel Cinematic Universe), vestirà i panni del magnate, mentre Jeremy Strong (Succession) interpreterà l’avvocato Roy Cohn e Maria Bakalova (Guardiani della Galassia Vol. 3) sarà Ivana, la prima moglie, Martin Donovan il padre Fred Trump ed, infine, Emily Mitchel la figlia Ivanka Trump.

The Apprentice, a quanto si sa, ripercorrerà gli sforzi di Trump per costruire un impero nel settore immobiliare nel corso degli anni Settanta e Ottanta con particolare attenzione al suo rapporto con l’avvocato Roy Cohn. Tutto fa pensare insomma che il film metterà mano a quel 1973 che vide il dipartimento di giustizia accusare Trump di aver violato il Fair Housing Act in 39 delle sue proprietà immobiliari. Trump, secondo l’accusa, proponeva agli afroamericani condizioni di affitto diverse o, falsamente, affermava la non disponibilità di appartamenti liberi a Brooklyn, nel Queens e a Staten Island.

Lo spregiudicato avvocato Roy Cohn intentò allora una causa contro il governo per cento milioni di dollari, sostenendo che le accuse mosse fossero “irresponsabili e prive di fondamento”. Nel 1975 Trump risolse poi la controversia in via stragiudiziale. Nel 1978 l’organizzazione Trump venne poi nuovamente citata in tribunale per aver violato i termini dell’accordo del 1975, ma Cohn definì allora le nuove accuse “niente altro che un rimaneggiamento di reclami da parte di un paio di (affittuari) insoddisfatti”.

(ANSA).