Fran Drescher, “la tata che ha protetto gli attori in sciopero”: ritratto della presidente del sindacato hollywoodiano

Non si è adattata alle aspettative e ha dimostrato che il conflitto si può affrontare da diversi punti di vista. E il suo stile di negoziazione eccentrico, non privo di errori, è diventato simbolo dei picchetti

C’è più di un modo per risolvere un conflitto, l’ha dimostrato chiaramente Fran Drescher nei 118 giorni di sciopero in cui è stata a capo delle negoziazioni della SAG-AFTRA, il sindacato degli attori. Sono stati metodi poco ortodossi, i suoi, con l’immancabile peluche a forma di cuore e il rifiuto di quella che ha definito “energia maschile”.

Che un’attrice nota soprattutto per aver interpretato una “trendy tata” di Flushing, nel Queens, sia la persona che ha guidato i 160 mila membri del sindacato degli attori in uno storico momento di agitazione è un fatto abbastanza imprevedibile. Quello che è chiaro è che Drescher si è dimostrata più eccentrica e più intelligente di quanto si aspettassero gli Studios che l’hanno osteggiata.

Una leader da non sottovalutare

“Sono certo che la gente l’abbia sottovalutata per tutta la vita”, afferma su di lei il direttore esecutivo nazionale della SAG-AFTRA e capo negoziatore Duncan Crabtree-Ireland. “Fran è incredibilmente intelligente, è tenace, è impegnata. La rispetto profondamente. E anche gli operatori del settore, se prima non lo facevano, hanno sicuramente imparato a farlo”.

Molti a Hollywood si aspettavano che lo sciopero degli attori si risolvesse rapidamente dopo che la Writers Guild of America (il sindacato degli autori) aveva chiuso l’accordo con l’AMPTP (l’associazione degli Studios) lo scorso 24 settembre. Dopo aver ripreso il 2 ottobre, le trattative della SAG-AFTRA si sono però protratte per altre cinque settimane e sono diventate sempre più aspre. Il ritardo ha messo a rischio i programmi cinematografici e televisivi degli Studios per il 2024 e ha contribuito ad almeno 6 miliardi di dollari di perdite per il solo Stato della California, secondo una stima del Milken Institute, dato che molti lavoratori della produzione del sindacato gemello della SAG, lo IATSE, sono rimasti disoccupati o cassaintegrati per metà anno durante le interruzioni del lavoro.

Per 118 giorni gli Studios non hanno compreso fino in fondo Drescher, considerandola astuta per quanto riguarda il suo personaggio pubblico, ma incapace di concludere un accordo con il suo stesso comitato di negoziazione.

Ricerca del consenso

Presiedendo un sindacato vasto che in passato è stato lacerato da divisioni politiche, Drescher ha adottato un modus operandi incentrato sulla ricerca del consenso. La presidente della SAG-AFTRA ha fatto riferimento alla pazienza e all’ascolto come alla sua “salsa segreta”, un approccio che ha contribuito a unificare il gruppo eterogeneo dei membri.

“Il suo stile di leadership consiste nell’assicurarsi che tutti abbiano la possibilità di parlare” ha affermato Shaan Sharma, membro del comitato di negoziazione . “È stata incredibilmente efficace nel far sentire tutti importanti”. Nelle riunioni “non usava il tempo limite”, ha aggiunto Shari Belafonte. “Diceva: ‘Se hai bisogno di 15 minuti, ti ascolterò’. Siamo stati lì anche per nove ore”. Nonostante il processo di negoziazione della leader abbia frustrato a lungo le controparti degli Studios.

Parte di questo ritmo “lento” è stato dovuto alla complessità del lavoro di Drescher, impegnata a mediare un accordo per conto di tutti, dai premi Oscar più pagati agli stuntman che hanno voce e voti uguali a quelli di Meryl Streep o Brad Pitt. Questo ha creato un’atmosfera tesa e ha reso difficile guidare il gruppo in modo pragmatico, affermano i colleghi del comitato di negoziazione.

Drescher ha avuto il potere di stimolare il processo, ma solo fino a un certo punto, arrivando spesso a scontrarsi con le posizioni di altri celebri colleghi, da George Clooney a Ryan Reynolds. E allo stesso tempo, da leader del gruppo, la sua è stata solo una voce tra le tante. Il comitato di negoziazione, infatti, è composto da 17 membri votanti e 17 supplenti e ha votato su tutte le questioni di maggiore rilevanza.

Drescher: fare della propria personalità una carriera

Come attrice, Fran Drescher è nota per la sua etica del lavoro e la sua tenacia. Ha conquistato il grande pubblico con La tata (1993-1999) che ha co-creato con il suo primo marito, Peter Marc Jacobson. I millennials, in particolare, sono ancora affezionati a quello stesso personaggio che Drescher ha portato fin dentro le riunioni di negoziazione. “È la tata”, afferma Belafonte. “È quella che protegge tutti noi. E se qualcuno si lamenta alle riunioni lei, con il suo immancabile accento del Queens dice solo: prendi uno spuntino e siediti”.

Drescher è stata anche plasmata da importanti traumi ed eventi della vita, tra cui un’aggressione sessuale a mano armata a vent’anni e una diagnosi di cancro all’utero a quarant’anni che ha portato a un’isterectomia d’emergenza. Quando Drescher e Jacobson, che aveva conosciuto all’età di 15 anni, divorziarono nel 1999, lui fece coming out e lei si impegnò in associazioni di beneficenza Lgbtqia+.

Secondo i membri del suo team, tutto ciò che Drescher ha vissuto è stato un fondamentale riferimento umano ed emotivo nella contrattazione. E sebbene i metodi della presidente non abbiano esattamente accelerato le trattative, hanno anche consentito agli attori di ottenere tutele uniche nel loro genere, sostengono i suoi sostenitori. “Lei è sinonimo del non adattarsi e di affrontare le cose da un punto di vista diverso”, ha affermato Kate Fortmueller, professoressa della Georgia State University specializzata nel lavoro a Hollywood. “Forse è la giusta dose di errore per portare a termine il lavoro”.

Traduzione di Pietro Cecioni