Gli autori: “Non siamo stati ascoltati riguardo gli obblighi di investimento delle piattaforme in Italia”

I big dello streaming spingono per abbassare la percentuale da investire nei prodotti indipendenti, il governo Meloni è diviso. "Se ciò dovesse avvenire, gli autori sono decisi a compiere tutti i passi necessari per opporsi e far sentire la loro voce"

Di THR ROMA

Le associazioni degli autori Anac, 100autori, WGI hanno diffuso una nota in cui esprimono la massima preoccupazione per l’andamento della discussione in sede parlamentare sulla normativa riguardante gli obblighi di investimento delle piattaforme di streaming. I colossi dell’intrattenimento infatti, tra cui Netflix, Prime Video, Paramount, Disney+ e Warner Bros. Discovery, hanno chiesto di rivedere i tassi di investimento previsti dalla legge europea, secondo loro troppo alti.

Gli autori e autrici, cioè sceneggiatori, sceneggiatrici, registe e registi, denunciano di non essere “mai stati convocati e ascoltati dalle commissioni, nonostante i contenuti della produzione audiovisiva nascano e prendano vita innanzitutto grazie al loro lavoro e qualsiasi cambiamento venga apportato nel sistema ricada inevitabilmente sulle loro vite professionali”.

In questi anni l’obbligo di investimento da parte delle piattaforme, come previsto dal Tusma, il testo unico dell’audiovisivo in Italia, derivato dalla legge europea, prevede che i fornitori di servizi di streaming investano il 20% dei loro ricavi (12,5% nel caso di Broadcaster), in prodotti indipendenti italiani. Nel comunicato di 100 autori si scrive inoltre che la percentuale dovrebbe salire al 25% dal 2025. Questo, proseguono gli autori, “ha creato occupazione, ma anche una ricchezza importante di occasioni di racconto di storie, temi e luoghi del nostro paese e, in linea con quanto avviene in altre realtà europee, non deve essere né ridotto, né messo in discussione”.

L’iniziativa, gradita ai giganti dell’audiovisivo, è già partita con una piccola modifica al Tusma, in esame alla Camera. Con la cancellazione di un comma Netflix, Sky, Disney e le altre piattaforme (o broadcaster) potranno godere di un forza in pratica illimitata in fase di negoziazione.

“Se ciò dovesse avvenire, gli autori sono decisi a compiere tutti i passi necessari per opporsi e far sentire la loro voce”, si conclude il comunicato.

Finora il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e Fratelli d’Italia hanno spinto per mantenere la quota al 20% per tutelare “la cultura nazionale”, mentre la Lega sembrava offire una sponda alle piattaforme proponendo di abbassare la soglia degli investimenti obbligatori.