Salman Rushdie pubblicherà Knife, un memoir sull’accoltellamento subito nel 2022

Lo scrittore e saggista è stato aggredito circa un anno fa a New York da un uomo intenzionato a ucciderlo. L'ultimo di numerosi tentati omicidi dopo la condanna a morte per blasfemia ordinata dall'ayatollah Khomeini nel 1989

Di THR ROMA

Salman Rushdie pubblicherà un memoir sul terribile attacco che lo ha reso cieco dall’occhio destro e che gli ha danneggiato la mano sinistra. Knife: Meditations After an Attempted Murder uscirà il 16 aprile 2024.

“Per me era necessario scrivere questo libro: un modo per prendere il controllo di ciò che è successo e per rispondere alla violenza con l’arte”, ha affermato Rushdie in una dichiarazione rilasciata mercoledì 11 ottobre a Penguin Random House.

Ad agosto 2022, Rushdie è stato pugnalato ripetutamente al collo e all’addome da un uomo che si è precipitato sul palco mentre l’autore stava per tenere una conferenza a New York. L’aggressore, Hadi Matar, si è dichiarato non colpevole delle accuse di aggressione e tentato omicidio.

Per qualche tempo, dopo che l’ayatollah iraniano Ruhollah Khomeini aveva emesso nel 1989 una fatwa (condanna a morte per blasfemia) a causa del suo romanzo I versetti satanici, lo scrittore aveva vissuto in isolamento e con una sorveglianza continua. Ma col passare degli anni, però, aveva ricominciato a spostarsi, con alcune restrizioni, fino all’accoltellamento alla Chautauqua Institution.

Knife sarà pubblicato negli Stati Uniti da Random House, la casa editrice che all’inizio dell’anno ha pubblicato il suo romanzo La città della vittoria, completato prima dell’attentato. Tra le altre sue opere si ricordano anche I figli della mezzanotte, vincitore del Booker Prize, La vergogna e L’ultimo sospiro del moro.

Rushdie è anche un importante sostenitore della libertà di espressione ed ex-presidente di Pen America. “Knife è un libro che scuote e che ci ricorda il potere delle parole di dare un senso all’impensabile”, ha dichiarato Nihar Malaviya, amministratore delegato di Penguin Random House, in un comunicato. “Siamo onorati di pubblicarlo e ammiriamo la determinazione di Salman nel raccontare la sua storia e tornare al lavoro che ama”.

Una storia da raccontare in prima persona

Rushdie, 76 anni, aveva parlato con il New Yorker del suo difficile percorso in un numero uscito a febbraio, raccontando all’intervistatore David Remnick che aveva lavorato duramente per evitare “recriminazioni e amarezze” e che era determinato a “guardare avanti e non indietro”.

Aveva anche detto che aveva difficoltà a scrivere narrativa, come aveva fatto negli anni immediatamente successivi alla fatwa, e che avrebbe potuto invece scrivere un memoir. Rushdie ha scritto a lungo, e in terza persona, della fatwa nel suo memoir Joseph Anton del 2012.

“Questa non mi sembra una cosa da terza persona”, aveva affermato Rushdie dell’attacco del 2022 nell’intervista alla rivista. “Penso che, quando qualcuno ti pianta un coltello nella carne, quella è una storia da prima persona. È una storia da ‘io'”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga