Toronto, il “vuoto” lasciato da Hollywood e la corsa a riempirlo: favoriti britannici, canadesi ed australiani

Sarebbero i paesi anglofoni i più avvantaggiati per "sostituire" i prodotti americani bloccati o rallentati dallo sciopero. Ma danesi, tedeschi e italiani si dicono pronti. Per Louise Vesth, della danese Zentropa: "Siamo in grado di realizzare film, anche grandi"

Intervenendo al Toronto Film Festival venerdì 8 settembre, il direttore del sindacato degli attori SAG-AFTRA, Duncan Crabtree-Ireland, ha detto di non vedere “alcun segnale” che indichi che i grandi studios e le case di produzione siano disposti a tornare al tavolo delle trattative.

Con il doppio sciopero ancora senza un termine preciso all’orizzonte, l’industria cinematografica indipendente sta iniziando ad abituarsi all’eventualità che la protesta di attori e sceneggiatori prosegua per mesi – forse fino al prossimo anno. Che impatto abbia questa possibilità sul business della produzione e della vendita dei film indipendenti è l’oggetto della maggior parte delle conversazioni ascoltate prima delle proiezioni tra i dirigenti del settore al TIFF.

Un rallentamento della produzione è inevitabile. E in effetti è già in corso, visto che molte produzioni pronte a partire stanno valutando se richiedere ai sindacati accordi provvisori che gli permetterebbero di procedere con le riprese, ma li vincolerebbero alle condizioni richieste il 12 luglio scorso dalla SAG all’AMPTP, l’associazione dei produttori. Condizioni tra cui quella – rifiutata dagli studios e dalle piattaforme – di dotarsi di parametri specifici per il calcolo dei diritti residuali dello streaming.

Lo sciopero degli sceneggiatori in corso – da più di 130 giorni – implica che non vengano scritte nuove sceneggiature. Un distributore europeo ha espresso frustrazione per la mancanza di progetti commerciali in prevendita a Toronto quest’anno. “Le agenzie stanno rispolverando sceneggiature di 6-7 anni fa che non sono riuscite a vendere, nella speranza che abbocchiamo”, ha detto.

I produttori internazionali, che non sono vincolati alle linee guida della SAG e che hanno più facilmente accesso a fondi sotto forma di sussidi governativi e crediti d’imposta, si sentono ben posizionati per colmare il vuoto produttivo. “Siamo in grado di realizzare film, anche grandi”, ha dichiarato Louise Vesth della danese Zentropa, produttrice di Bastarden di Nicolaj Arcel con Mads Mikkelsen, presentato in anteprima a Venezia e in programma al Toronto Film Festival (il film è stato venduto, prima dello sciopero, a Magnolia Pictures per gli Stati Uniti). “Sembra che la maggior parte degli acquirenti abbia film a sufficienza per reggere fino alla fine dell’anno, ma dopo potrebbe aprirsi per noi un’opportunità”.

La proposta del mercato internazionale

“Se l’offerta diminuisce, con Hollywood in sciopero, dobbiamo essere pronti con i nostri prodotti anche per il mercato internazionale”, ha detto Francesco Rutelli, presidente dell’Anica, l’associazione nazionale italiana dell’audiovisivo, intervenendo a un panel alla Mostra del Cinema di Venezia la scorsa settimana. Nicola Maccanico, amministratore delegato degli storici studi di Cinecittà, ha affermato che è giunto il momento per i registi internazionali di “conquistare il mercato mondiale”.

Parlando con The Hollywood Reporter, diversi distributori internazionali hanno dichiarato che stanno già guardando a titoli non statunitensi per completare i loro programmi per il 2024 e il 2025. “Tutti puntano ai film britannici, australiani e canadesi con grandi star”, ha detto un produttore londinese, affermando che i film in lingua inglese possono “dare l’impressione di Hollywood” nei mercati stranieri. Il che li rende ottimi sostituti dei film statunitensi.

Ma Fabien Westerhoff, del gruppo britannico di produzione e vendita Film Constellation, dice di conoscere diversi progetti che “stanno esplorando la possibilità di spostare in Europa le location” per effettuare le riprese durante gli scioperi. Tuttavia non crede che i film non-statunitensi possano sostituire a lungo termine le produzioni nord americane assenti sul mercato.

“Le produzioni statunitensi si rivolgono a un settore specifico di mercato. L’opportunità per i film non statunitensi è limitata dal punto di vista della distribuzione”.

Alex Ritman ha contribuito a questo articolo.

Traduzione di Nadia Cazzaniga