Sorry/Not Sorry: il doc su Louis C.K vorrebbe svelare il cuore nero della comicità Usa. Ma non ce la fa

Il lavoro di Caroline Suh e Cara Mones, basato su un articolo del New York Times, racconta la caduta e il ritorno sulle scene del comico, sulla scia delle accuse di molestie sessuali. In anteprima mondiale al Toronto International Film Festival

A un certo punto della nostra evoluzione culturale abbiamo iniziato a vedere i comici maschi come filosofi. Invocando l’eredità di George Carlin, Richard Pryor e Bill Hicks, gli appassionati di comicità hanno etichettato gli uomini divertenti come paternalistici portatori di verità che tutti dobbiamo venerare. Senza considerare il fatto che questi uomini non sono più in vita e quindi non hanno la possibilità di mettere in discussione il modo in cui il loro lavoro è stato inquadrato, e i comici viventi a cui vengono paragonati.

Louis C.K. è uno dei comici che spesso è stato accomunato a questi uomini, nonostante gli manchi il taglio politico del loro lavoro. C.K. e comici come Chris Rock e Dave Chappelle sono i campioni confermati del settore, stanno in cima alla montagna a guardare il resto di noi. Non si può negare il loro talento e la loro perspicacia, ma rimangono pur sempre umani, nonostante il desiderio prevalente di considerarli ultraterreni e irreprensibili solo perché ci hanno fatto ridere.

Ma come mai ci ritroviamo, ancora e ancora, a dare la priorità agli uomini di potere? Questa è la domanda che dovrebbe essere al centro del documentario Sorry/Not Sorry, che racconta l’ascesa e la caduta di C.K., con particolare attenzione alle molestie sessuali che ha perpetrato nei confronti di alcune colleghe nel corso della sua carriera. Il film, diretto da Caroline Suh e Cara Mones, è basato su un articolo del New York Times di Melena Ryzik, Cara Buckley e Jodi Kantor.

Combinando interviste a personaggi televisivi con filmati comici, estratti di articoli e tweet, il documentario cerca di creare una chiara cronologia del comportamento di C.K. che è stato lentamente esposto al pubblico. Dalle voci di corridoio agli articoli che svelavano i fatti senza fare nomi fino al New York Times, la crescente fama di Louis C.K. rispecchia l’interesse crescente dei media nel denunciare i comportamenti di abuso sul posto di lavoro.

Sorry/Not Sorry

Commento breve Louis C.K. è "solo" il capobranco dei lupi cattivi
Data di uscita:
Cast:
Regista: Caroline Suh, Cara Mones
Sceneggiatori:
Durata: 90 minuti

Il club maschile della comicità

Inevitabilmente, ci sono echi di Anche io dell’anno scorso, la drammatizzazione di Maria Schrader degli sforzi di Kantor e della collega Megan Twohey, reporter del Times, per far emergere la storia delle violenze sessuali di Harvey Weinstein. Ma qui c’è un senso più chiaro di rimozione giornalistica sugli aspetti più emotivi della narrazione.

Piuttosto che approfondire l’indagine sul comico stesso, Sorry/Not Sorry usa l’articolo di partenza come pretesto per una discussione un po’ sommessa sulla comicità, sul genere e sul culto della personalità che ha permesso a C.K. di approfittare delle sue colleghe. Con interviste a figure della comicità come Mike Schur e Michael Ian Black e a scrittori come il giornalista Sean L. McCarthy e il critico del Times Wesley Morris, il film fatica a creare un’idea coesa di Louis C.K. e delle sue azioni.

Gran parte dell’attenzione del film è rivolta alla comica Jen Kirkman, divenuta famosa per essere stata una delle prime comiche a dire pubblicamente qualcosa di negativo su C.K.. Come la maggior parte delle persone nella comunità dei comici, Kirkman non aveva intenzione di fare scalpore, ma è stato esattamente quello che ha fatto.

Il suo commento, insieme ai contributi dell’artista e collega Abby Schachner e della comica e scrittrice Megan Koester, serve ad articolare la difficoltà di navigare nell’intricato club maschile della comicità. Fortunatamente il film non si sofferma sulla sciocca questione se le donne siano o meno divertenti, ma rivela i meccanismi che impediscono loro di fare ciò che amano.

Sorry/Not Sorry, una bozza incompiuta

Purtroppo, queste donne sono intrappolate in un documentario che sembra incompiuto. Diviso in sette parti narrativamente poco definite, Sorry/Not Sorry si muove come la prima bozza di un articolo che ha tutte le sue fonti, ma non ha ancora una tesi.

Invece che soffermarsi sulle sfumature dell’ascesa e della caduta di C.K., è semplicemente un pezzo informativo, che aggiunge note a piè di pagina alla storia che già conosciamo. Sappiamo che è stato popolare per molti anni. Sappiamo che le voci circolavano, forse fin dall’inizio. Sappiamo che Louis C.K. ha fatto ciò di cui è stato accusato perché lo ha ammesso.
Al centro del discorso non c’è il fatto che sia stato lui o meno, ma piuttosto se a noi, come società, debba importare qualcosa.

Chapelle sulla questione Louis C.K.

Perverso quanti le molestie sessuali in sé è il modo in cui le persone hanno valutato pubblicamente se queste donne dovessero o meno preoccuparsi di ciò che era accaduto loro. Personalità comiche come Bill Maher e Joe Rogan sono intervenute, aprendo le porte a tutti, dentro e fuori la comunità dei comici, per condividere la loro opinione su una situazione con cui non avevano nulla a che fare.

In una clip tratta dal suo speciale Netflix del 2020 The Bird Revelation, Chappelle accusa Abby Schachner di avere uno “spirito fragile” per aver presumibilmente permesso alle azioni di C.K. di scoraggiare le sue ambizioni di carriera. Senza considerare il fatto che la comicità è, di fatto, un lavoro e la comunità è apparentemente un luogo di lavoro, il che significa che teoricamente dovrebbe essere sicuro per tutti. Più di Rock o C.K., Chappelle si è presentato come il patriarca della comicità americana e la sua accettazione acritica delle azioni di C.K. rafforza l’idea che la partecipazione delle donne alla comunità comica sia di scarsa importanza. E, cosa ancora peggiore, ci si aspetta che continuino a sapere che le cose stanno così.

L’aria di inutilità di Sorry/Not Sorry

Nelle scene finali del film, l’attenzione si concentra sulla cancel culture. Ma a questo punto dovrebbe essere chiaro che la cancel culture per gli esseri umani non esiste. Il pubblico ha sempre scelto le opere da seguire e sostenere in base al proprio sistema di valori.

Dopo decenni di social media, le persone sono diventate iper-concentrate sulle abitudini di consumo non solo di chi le circonda, ma di tutti gli altri nel mondo. È semplicemente impossibile che ci sia un accordo totale, quindi il ritorno di Louis C.K. era inevitabile.

Considerando la sua materia confusa, non sorprende che Sorry/Not Sorry non fornisca risposte soddisfacenti alla domanda su quale direzione si dovrebbe prendere in futuro. E sebbene quest’incertezza rispecchi la vita stessa, il film emana un’aria di inutilità. Perché alla fine, ci ritroviamo qui a parlare di nuovo di quest’uomo, chiedendoci se cambierà qualcosa.

Traduzione di Nadia Cazzaniga