Un falò delle vanità

Il mega-flop di Francis Ford Coppola arriva a Roma, assieme al suo padrino. Il regista viene festeggiato. Ma Megalopolis è un film difficile, molto difficile

È un film molto difficile, Megalopolis di Francis Ford Coppola, il suo sogno lungo non un giorno, ma ventiquattro anni. Tanti ne sono passati da quando l’ultimo gigante del cinema ha iniziato a lavorare a questo film, presentato ieri in preapertura alla Festa del cinema di Roma. È un film difficile, narrativamente complesso come un film di Nolan; barocco e dorato come un musical di Baz Luhrmann, affollato di gente che parla come un film di Fellini. 

È tante cose insieme, Megalopolis, è denso di citazioni cinematografiche, da Fritz Lang alla foto di Charles Ebbets con gli operai sulla trave sospesa nel vuoto durante la pausa pranzo, da Cicerone a Shakespeare, da Catullo a De Chirico. Ma proprio questo strano pot-pourri creato da Coppola rischia di essere più confuso che appagante, come un grande labirinto in cui lo spettatore si ritrova sempre in mezzo, senza saper come uscire. 

È più chiaro, ora, perché nessuno studio di Hollywood volesse distribuire Megalopolis. Spingendo il regista a tirar fuori 120 milioni di dollari dal suo conto personale. Soldi persi, ahimé, perché al botteghino il film ha aperto con meno di 7 milioni di dollari, fra Stati Uniti e resto del mondo dove è già uscito.

Presentato in concorso a Cannes, uscito la settimana scorsa negli Stati Uniti, in uscita in Italia il 16 ottobre, Megalopolis è stato proiettato lunedi sera a Cinecittà, alla presenza di Francis Ford Coppola. “Volevo fare un film come un’epopea romana, ma ambientato in America, che è la nuova Roma,” ha dichiarato il regista. 

Coppola è stato molto festeggiato a Roma.  Tutti in fila. Lui, contento. Ha fatto una intervista a Mara Venier, durante una puntata di  Domenica In su Rai Uno, e poi si è reso indisponibile per molte testate di cinema presenti per la Roma Film Fest. 

A Cinecittà lunedi mattina è stata intitolata a Francis Ford Coppola una strada. Coppola ha sorriso con piacere.  “Mi auguro,” ha dichiarato, “che questa strada dedicata a me possa essere attraversata da tanti registi del futuro”. 

Il regista italo-americano aveva girato, negli studi di Cinecittà, alcune scene de Il Padrino parte III. “Per me tutto questo è un sogno che si avvera”, ha detto il regista, due volte premio Oscar, durante la cerimonia nella quale è nato il “viale Francis Ford Coppola”. Poi gli è stata affidata la chiave onoraria degli Studi cinematografici romani. 

“Ho da sempre una fascinazione per Cinecittà,” ha dichiarato Coppola. “Quando ero giovane non avevo un centesimo, ma sognavo di studiare nel prestigioso Centro sperimentale di Cinematografia, che per me rappresentava la porta di ingresso per Cinecittà, che rappresentava la vera Hollywood”. 

Parlando con la stampa, Coppola ha criticato il governo italiano. “E’ un paese fantastico che eccelle in tutto, dalla medicina ai telescopi, ma necessiterebbe di un governo migliore”, ha detto. E sugli Stati Uniti, ha dichiarato: “Penso che oggi la Repubblica americana sia esposta a un grandissimo rischio”. 

Infine ha scherzato: “Non chiamatemi Maestro, chiamatemi semplicemente Zio Ciccio”, ha detto il regista, che ad ottantacinque anni si è concesso una riflessione sulla fine, e un sorriso di speranza: “Sono vicino alla morte, ma voglio realizzare altri due film. Uno piccolo e semplice, che girerò in gran parte in Italia, e uno grande”. 

Intanto, quello che esiste – Megalopolisarriverà nelle sale italiane il 16 ottobre con Eagle Pictures.  Un film difficile, purtroppo. Davvero difficile.

È probabile che Megalopolis faccia fatica a trovare il contatto, l’amore, la comunicazione con il pubblico italiano, così come non è riuscito a trovarlo – per il momento – con quello statunitense, dove è già una mega-flop.

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