Francesca Marciano: “Vi racconto L’arte della gioia, la mia serie-romanzo con Valeria Golino”

La presidente di giuria della XVII edizione del Salina Doc Festival (e regista, scrittrice e sceneggiatrice), rassegna internazionale dedicata al documentario narrativo che si terrà alle Isole Eolie dal 14 al 17 settembre, apre il taccuino del lavoro fatto per la serie tv di Valeria Golino L'arte della gioia, tratta dal capolavoro di Goliarda Sapienza. THR Roma ve ne svela una parte in esclusiva

“Sono felice che il Salina Doc Fest renda omaggio a Goliarda Sapienza, perché Goliarda è a tutti gli effetti una “Donna Oltre Confini”. Così come Modesta, la protagonista de L’arte della gioia, che abbiamo trasposto per lo schermo nella nuova serie TV prodotta da Sky Studios e da Viola Prestieri per HT Film per la regia di Valeria Golino”. Ecco le prime parole con cui la presidente di giuria della XVII edizione del Salina Doc Festival, storica rassegna diretta da Giovanna Taviani che da anni individua sempre le ultime tendenze del documentario nella sua tradizionale collocazione temporale post veneziana, racconta il suo ultimo lavoro nel catalogo inedito dell’evento. Donna oltre confini è il tema scelto dal festival per l’anno in corso, partendo dalla rivolta femminile e femminista che dall’Iran si è propagata in tutto il mondo fino, appunto, a Goliarda Sapienza, simbolo e icona di un modo rivoluzionario di fare cultura. Passando per la regista Agnes Varda e la cantante Rosa Balistreri, a cui Isabella Ragonese ha dedicato la sua splendida opera prima da regista.

Goliarda Sapienza, un genio unico

Goliarda Sapienza, autrice de L'arte della gioia

Goliarda Sapienza, autrice de L’arte della gioia

“Era da anni che Valeria mi parlava di questo libro. All’inizio volevamo farne un film, avevamo sviluppato le prime 150 pagine dell’opera, la parte più criminale della vita di Modesta, quella dei suoi primi 18 anni. Ma a metà strada ci siamo rese conto che era impossibile contenere tutto in un film e così alla fine abbiamo optato per una forma diversa, abbiamo ceduto alla serie. Però credo che la scommessa di Valeria sia stata fare una serie di autore, con un linguaggio nuovo, uno sguardo inedito. Una serie-romanzo, direi, che andrebbe vista al cinema”.

C’erano tanti ostacoli, difficoltà, su un sentiero impervio come quello per l’adattamento per il piccolo schermo pone, soprattutto di fronte a una vita come questa. “Il nostro problema era evitare il feuilleton convenzionale con tutti i luoghi frequentati dalla letteratura dell’800 (la villa con la principessa, il convento sono tutti topoi del feuilleton tradizionale che Goliarda Sapienza distruggeva con la sua “voce” letteraria), pur facendo una serie, che doveva avere un tono più semplice del cinema d’autore. E per fare questo dovevamo trovare una interprete che potesse comunicare la potenza di Modesta, che sa essere selvaggia, animalesca e amabile al tempo stesso. Abbiamo cercato molto, fino a che non abbiamo trovato una interprete strepitosa, che ha dato il massimo nella serie”.

L’arte della gioia, la protagonista

Una classe 2004, che ha recitato in tv fin dai suoi 14 anni, una cantante che ha vinto la seconda edizione di Sanremo Young gareggiando a 16 tra le nuove proposte e che ora fa il grande salto come attrice. “Tecla Insolia, una siciliana di una bellezza cupa, di una forza interiore sorprendente. Valeria si è dimostrata ancora una volta una grandissima regista nel dirigere gli attori e nella messa in scena, il suo modo di concepire la singola inquadratura tradisce un grande talento visivo e visionario.

Modesta è una donna oltre confini. Una bambina che cresce nei primi del Novecento, capace di tutto, pervasa da una sessualità dirompente di cui neanche lei ha piena consapevolezza, un personaggio femminile nuovo rispetto agli anni in cui si svolge la storia, ma anche rispetto agli anni in cui Goliarda scrisse il libro (anni 60 e 70), che poi venne pubblicato postumo. Sfrontata, selvatica, animalesca, Modesta non si ferma di fronte a nulla pur di vivere la sua vita. Vive in un convento senza avere nessuna fede religiosa, proviene da una famiglia poverissima, in un’epoca in cui sono tutte nobili. Eppure non si ferma, è una donna libera, ha una ingordigia di emozioni e una passione di vivere che la spingono ad andare avanti sempre e comunque, non giudica e non si giudica, ama gli uomini e le donne, è un’assassina ma anche un’eroina”.

Una lavorazione complessa, quella de L’arte della gioia. Fin dalla scrittura in cui Francesca Marciano, Valia Santella e Valeria Golino hanno dovuto fronteggiare condizioni molto complesse. “Sono sei episodi, un lavoro lunghissimo che è cominciato nel 2019, da prima del Covid. All’inizio eravamo solo io e Valeria, lei stava facendo una serie in America, avevamo 9 ore di fuso orario, quando per lei era mattina per me era sera, ci siamo viste su zoom centinaia di volte. Poi dopo un anno e mezzo di scrittura, quando abbiamo capito che non sarebbe stato un film, si sono aggiunti Luca Infascelli e Stefano Sardo, che ha scritto con Valeria uno degli episodi, mentre noi abbiamo scritto e firmato tutti e sei. Ora Valeria sta girando le ultime scene del film. E ancora si consulta con noi, ha sempre bisogno di confrontarsi con gli sceneggiatori.

Valeria, come Bertolucci, è una regista armonica, sono due registi che secondo me hanno questo in comune, riescono a creare intorno a loro un’atmosfera magica, una sorta di armonia e felicità nonostante lo stress del set”.

L’ambientazione, fin dal lavoro di sceneggiatura, è stata determinante per L’arte della gioia. “La Sicilia è l’altra protagonista di questa storia. Abbiamo girato nella campagna sotto l’Etna, dove Modesta è nata, e da cui fugge lasciandosi dietro un incendio rovinoso che distruggerà la sua casa causando la morte della madre e delle sorelle. Poi in convento. E infine in diverse nobili di Bagheria, tra cui la villa abitata dalla principessa Gaia, dove lei arriva come una novizia e ne esce con il titolo di principessa.
Poi Modesta arriva a Catania. E lì noi ci fermiamo.”