Chen Xiang VR: divinità cinesi d’Oltretomba, più epiche (e virtuali) che mai. Ma troppo ambiziose

L'esperienza di Yuejun Liu riesce a raggiungere ottimi gradi di spettacolarità, ispirata al folklore e al racconto popolare The Magic Lotus Lantern. Ma l'esperienza è ancora troppo acerba

Al Lazzaretto Vecchio c’è anche la mitologia cinese. Chen Xiang VR è un’esperienza che strizza l’occhio al mondo dei videogame, ma in realtà punta più al raccontare una storia in cui gli utenti sono osservatori invisibili: un mediometraggio “immersivo”, per così dire. “Lo abbiamo scelto per i suoi elementi spettacolari”, ci ha raccontato Michel Reilhac, che assieme a Liz Rosenthal è curatore della sezione Venice Immersive.

Una produzione durata un anno e mezzo, con 15 persone nel team, come ci ha confermato il regista Yuejun Liu, che assieme a Nanni Wu, Tao Shi e Jingqiu Xu ha dato forma a questa esperienza, ispirata al racconto popolare The Magic Lotus Lantern, e con protagonista il giovane semidio Liu Chenxiang.

Gli spettatori e le spettatrici vestono i panni di una divinità dell’Oltretomba che scopre l’epica storia di questo giovane combattente, e della sua missione: salvare sua madre dal mondo degli Dei.

Come mai il piccolo Chen è nell’aldilà? Quali peripezia ha incontrato questo coraggioso guerriero? Domande che trovano risposte in questa esperienza ora nel concorso ufficiale della sezione Venice Immersive della Mostra del Cinema di Venezia.

Chen Xiang VR, in diversi punti riesce a catturare l’occhio e l’attenzione di spettatori e spettatrici, ma la sua magia – purtroppo – si esaurisce abbastanza in fretta. Il progetto, chiaramente, è ancora in fase di sviluppo, e sicuramente nella cornice del vecchio lazzaretto ha trovato un caldo benvenuto, ma il risultato è ancora acerbo: la strada da fare per un’esperienza più bilanciata e meno invasiva è ancora lunga.

Chen Xiang VR e l’epica cinese

Mentre la storia di Chen coinvolge in un classico viaggio dell’eroe, alla veste grafica il ruolo del leone, con una ricerca del fotorealismo che si manifesta in tutta la sua bellezza in alcune sequenze puramente di paesaggio.

Osservare le montagne e i petali dei ciliegi lasciarsi cadere – con una colonna sonora folkloristica – regala momenti di grande relax e introspezione. E le statue immense, ma anche le creature che affronta il piccolo Chen sono rifinite sino al più minimo dettaglio, e fanno anche una certa impressione.

In una scena, mentre il giovane guerriero riposa al fianco di un piccolo falò, un serpente di proporzioni mastodontiche si avvicina impetuoso ad osservare Chen. L’inquadratura, che in quel momento era in perfetta traiettoria con le fauci della bestia portano automaticamente gli utenti a muovere il corpo per cercare di scansare la carica. Ma l’esperienza di Chen Xiang VR, differentemente da altre presenti nell’esposizione di Venice Immersive, non permette grande margine di movimento. E anche la posizione della telecamera è meno libera.

Una scelta che in diverse sequenze si rivela vincente, conducendo quindi il punto di vista verso i punti di pregio della produzione cinese, ma in altri casi risulta abbastanza frustrante, soprattutto quando molto vicina ai combattimenti, in cui gli effetti visivi e particellari invadono il campo visivo e confondono incredibilmente, lasciando abbastanza spaesati alla fine dei 45 minuti di “gioco”.

Chen Xiang VR è forse l’esperienza più adrenalinica di quest’anno dalla sezione Venice Immersive, ma cade un po’ vittima delle sue stesse ambizioni in termini visivi, mentre la storia del piccolo Chen e le intenzioni del team sono ben chiare, e gli elementi del folklore cinese catturano l’attenzione e la curiosità senza sforzo alcuno. Il risultato è incredibile, ma anche abbastanza kitsch.