“Mi porto dietro un mondo di fantasmi”: perché riscoprire la poesia anglofona dell’Africa occidentale

A Roma un incontro con Stefano Daffra porta l'attenzione su una corrente artistica ignorata in Italia e poco tradotta, nella speranza di pubblicazione di opere di grandi artisti, da Patricia J.B.Wesley a Wole Soyinka

Quando Picasso e Modigliani guardavano all’Africa traendo ispirazione per le loro maschere, c’era una parte di Africa che ricambiava lo sguardo, rielaborando l’arte e la letteratura alle sue condizioni e dal suo punto di vista. Questo è ciò che Stefano Daffra, poeta e traduttore per diletto (per sua stessa definizione), racconta in un pomeriggio come tanti a Roma, in un incontro che si trasforma in una finestra su un mondo quasi sconosciuto in Italia, quello della poesia anglofona dell’Africa occidentale.

Il punto di ritrovo è la libreria Griot, da quasi vent’anni riferimento in città per le letterature africane, mediorientali e delle diaspore. Daffra da Firenze scrive soltanto un’email, chiedendo uno spazio e un’ora di tempo per un “viaggio” attraverso le parole di grandi poeti, da Wole Soyinka (premio Nobel nel 1986) a Chinua Achebe.

Una poesia immaginifica da scoprire (e tradurre)

“Parole poetiche” afferma Daffra, “intese come opere che esprimono una forte fiducia nell’arte come atto politico e collettivo”. In Italia, dove sono per lo più la poesia araba e la poesia africana francofona a essere tradotte, non esiste alcuna tradizione letteraria in merito a quella anglofona dell’Africa occidentale. Eppure si tratta di una grande corrente artistica, portata avanti parallelamente da diversi poeti, che racconta la seconda metà del Novecento dal Niger al Ghana e dalla Liberia alla guerra del Biafra tra gli anni Sessanta e Settanta.

Le poesie scelte da Daffra sono il risultato di anni di viaggi e di una lunga ricerca di testi, alcuni anche introvabili, se non nelle piccole librerie di alcune capitali africane. Non è un africanistica, ci tiene a specificare, ma attraverso la lettura e la sistematica scoperta di nuovi nomi e nuovi autori fra gli scaffali delle librerie ha scoperto un mondo da condividere.

Chinua Achebe

Chinua Achebe. Creative Commons

Un’arte fatta di immagini, di testi visionari e modernisti che assorbono la poetica radicalmente trasformativa di William Butler Yeats, T.S. Eliot ed Ezra Pound (filtrandone la visione conservatrice) e creano un modello formale autonomo.

La nicchia editoriale della poesia africana anglofona

La ragione per cui sono ancora introvabili o quasi – qualche rara eccezione sono i testi del Nobel Soyinka – è che si tratta di testi realizzati per una nicchia editoriale statunitense e soprattutto britannica, grazie alle collane Penguin. È un circuito che si autoalimenta, quello delle grandi università britanniche in Africa, come quella a Kampala in Uganda, che forma una classe di intellettuali conosciuta fuori dai confini nazionali per lo più solo nel Regno Unito.

Ciò che stupisce, tuttavia, è come la poesia nigeriana, e non solo, riesca a raccontare anche il mondo presente attraverso le sue immagini, afferma Daffra. Si pensi alle parole dell’artista liberiana Patricia J.B.Wesley, citate dallo stesso Daffra, per Poetry Foundation: “Camminammo in mezzo ai morti e a gente appena uccisa. Eravamo costretti a stare in pozze fangose a vedere i ribelli uccidere. E per questo voglio raccontare la guerra. Perché molte di quelle persone non sono mai state punite per aver sventrato davanti a noi donne incinta, per aver distrutto feti. (…) Mi porto dietro un mondo di fantasmi. I fantasmi di coloro che sono stati massacrati nel mio paese. E i fantasmi di tutti. I massacrati in guerre insensate. Ciò non mi ostacola. Mi ispira e dà energia. Quel che mi spinge è dare voce a chi non è sopravvissuto”.

Sembra di guardare le stesse immagini dei notiziari degli ultimi due anni. E al tempo stesso guardare qualcosa di nuovo che apre gli occhi e i sensi ben oltre il pregiudizio occidentale.

Sono ormai sette anni, dal 2017, che Stefano Daffra lavora al progetto di riscoperta della poesia anglofona dell’Africa occidentale e tutto il materiale che ha raccolto in questo tempo ha già un titolo, ma non può diventare un progetto editoriale autonomo e indipendente, senza l’interesse di una nicchia editoriale di riferimento. Iniziare a fare risuonare i versi e i nomi di grandi poeti sconosciuti in questo angolo di mondo, però, è già un primo passo per creare curiosità. Per accendere la scintilla.