I “tre amigos” Del Toro, Iñárritu e Cuarón: non c’è differenza tra i nostri film e le nostre vite

Il trio di registi premi Oscar ha partecipato a Los Angeles a una scherzosa e sincera chiacchierata sulle loro carriere intrecciate

I Three Amigos – soprannome del trio di registi messicani vincitori dell’Oscar Alejandro G. Iñárritu, Guillermo del Toro e Alfonso Cuarón – hanno partecipato all’evento di Netflix all’Academy Museum of Motion Pictures il 06 gennaio 2023 a Los Angeles. Hanno chiacchierato per ben 90 minuti. Non è la prima volta che scherzano e si confidano parlando dei loro film, i tre amici si conoscono da tanto tempo. Iñárritu (con Bardo, la cronaca falsa di alcune verità) e del Toro (con Pinocchio) quest’anno avevano i loro progetti Netflix in concorso agli Oscar. Dopo un’introduzione di Ted Sarandos, l’amministratore delegato di Netflix, Cuarón ha fatto da moderatore nella conversazione.

Iñárritu, del Toro, Cuarón: amici da sedici anni

“Una cosa che abbiamo in comune noi tre è che non c’è differenza tra filmografia e biografia”, ha detto subito del Toro. “Facciamo film che riflettono le nostre vite, dall’inizio, e penso che sia molto bello parlare di dove eravamo 16 anni fa. Era un periodo interessante, stavamo aprendo un varco”. Nel 2007 del Toro ha ricevuto la nomination all’Oscar per Il labirinto del Fauno, lo stesso anno in cui Iñárritu è stato nominato per Babel e Cuarón per I figli degli uomini.

“Ero al mio primo matrimonio e il mio obiettivo per l’anno nuovo era quello di perdere 9 chili. Conclusione: ne ho presi 90 e sono al mio secondo matrimonio”, ha continuato scherzando. “Che cosa è successo in questi 16 anni?”. Iñárritu ha rivelato come, durante la premiazione di Babel, “sapevo che era un buon momento per concludere qualcosa che avevo esplorato fino al midollo. È stato un momento paradossale in cui il film ha ottenuto sia attenzione sia una nomination, dentro di me però sapevo che era la fine di una storia”.

La ricerca della morte nei film dei tre registi

Dopo una clip che ha mostrato alcuni momenti cult dei film di Iñárritu, Cuarón ha portato la conversazione sul tema della morte. La sua continua ricerca della morte figurativa e letterale, ha detto Iñárritu, “deriva da una paura primordiale e dalla consapevolezza che tutti noi condividiamo, e cioè che, indipendentemente dalla nazionalità o da qualsiasi credo politico, tutti moriremo”, e i suoi film sono un modo per immaginare la morte con profondità.

Iñárritu ha anche ammesso di avere difficoltà a guardare le scene dei suoi film passati, “hanno un’intensità che a volte non riconosco”. Del Toro ha subito risposto: “La conosco bene questa intensità, tutto quello che dice lui è intenso”. “Stai zitto!”, ha ribattuto Iñárritu. “Quando fa il guacamole, dice: ‘E poi prendi l’avocado e lo affetti! E poi il limone ti dà la vita! E poi tagli le cipolle e nasce il guacamole!”, ha scherzato ancora del Toro, mentre Iñárritu ha risposto: “E prima che io finisco di preparare, lui se l’è già mangiato”.

Del Toro e il desiderio dell’ultimo film

Del Toro ha proseguito spiegando che dopo La forma dell’acqua e Il labirinto del Fauno pensava che sarebbero stati i suoi ultimi film per l’impegno che ci aveva messo. “Lo dici sempre: ‘Ne farò solo un altro e basta’ e all’improvviso, ne stai preparando uno nuovo”, ha commentato Cuarón, e Iñárritu ha aggiunto: “Guillermo ha sempre detto che questo è l’ultimo film, e oggi mi parlava già di tre progetti. Come per i messicani, noi diciamo ‘Ok, è l’ultimo drink’. Ma quando il tuo amico si siede, sai che berrà per primo almeno due bottiglie”.

Dopo aver raccontato i momenti principali della sua carriera, del Toro ha spiegato che ricorrono due temi in tutto il suo lavoro: “Uno di questi è disobbedienza, che credo sia una virtù vitale. Essere disobbedienti significa essere persone pensanti. Il secondo è il diritto assoluto e inalienabile di essere incasinati, di essere imperfetti”. Anche lui, come Iñárritu, ha da sempre un’ossessione per la morte e si è definito addirittura “un fan della morte”. Come se “tutti aspettassero che David Bowie arrivi in città, io sto aspettando la morte”, ha scherzato. “Rende la vita sensata, ci credo davvero”. Ha ricordato che Cuarón una volta gli aveva detto di essere molto cattolico perché ogni personaggio dei suoi film muore felice, e ha commentato il suo fascino per i mostri: “Mi identifico completamente con loro… Ho visto Frankenstein e ho detto che quello è il mio Gesù, quello in cui credo, quello è il mio santo”.

Il film Bardo di Alejandro G. Iñárritu

Parlando del film Bardo – un famoso giornalista e documentarista messicano fa ritorno a casa – Iñárritu ha detto che si tratta di un progetto introspettivo, che non sarebbe stato pronto a realizzare cinque o dieci anni fa. “Questo film è come lo snorkeling, in altri film mettevo sempre le persone al buio, in una specie di immersione profonda”, ha spiegato. “Penso che in questo film volessi fare invece proprio snorkeling: si può vedere la profondità ma dalla superficie, dalla luce, e in alto, dall’acqua, si vede il sole e poi la grazia, poi di nuovo il buio guardando giù, ma sempre da quella prospettiva. Penso che la vita sia così. Possiamo navigare attraverso il dolore, ma c’è sempre la luce”.

Del Toro ha poi sottolineato le somiglianze tra Bardo e Pinocchio, che riflettono entrambi sull’essere padri e figli, la priorità principale della sua rivisitazione del racconto classico. “Questo è l’unico film su Pinocchio che conosco in cui l’unico a imparare qualcosa è Geppetto”, ha detto. “Non è Pinocchio che impara a essere un vero ragazzo ma Geppetto che impara a essere un vero padre”.

Il film Pinocchio di Guillermo del Toro

Dopo aver più volte cercato – fallendo – di reindirizzare la conversazione in modo che anche Cuarón si tuffasse nella sua carriera, del Toro ha anche parlato dello stato attuale del mondo dei film d’animazione: “È radicato nelle menti di molte persone che lavorano nel cinema che l’animazione sia un genere per bambini e non è un mezzo per la creazione di bellezza, film e arte. Penso che sia una battaglia che richiederà anni ma quando vedi cose perfette come qualsiasi film di Miyazaki o The Red Turtle, capolavoro assoluto, o I Lost My Body, capisci che questo mezzo non viene ancora usato in tutto il suo potenziale”.

Il regista ha riflettuto su come la sua idea di Pinocchio sia stata rifiutata da tutti gli studio per 10 anni, scherzando sul fatto che era un pessimo venditore: “Non sto facendo un film per bambini ma i bambini possono vederlo”. Iñárritu ha raccontato di aver ricevuto gli stessi “no” per due anni nel tentativo di realizzare Bardo, spiegando di essersi “rivolto alle solite persone e di aver pensato che, avendo ottenuto qualche premio e qualche Oscar, avrebbe avuto il via libera: la cattiva notizia è che non funziona così”. Del Toro ha aggiunto: “Se volete saperlo, questa mattina uno dei miei film è stato rifiutato. Non si smette mai di essere rifiutati”.

Iñárritu, del Toro, Cuarón: un’amicizia tra ammirazione e stima

Per concludere l’evento – che del Toro ha ribattezzato “Two Amigos” dopo l’insistenza di Cuarón di voler mantenere l’attenzione sui suoi amici – il regista di Pinocchio ha detto ai suoi colleghi: “Vi ammiro da morire, tutti e due. Quando mi dicono: ‘Beh, di cosa si tratta?’, penso che si tratti di amore, perché vi amo, e di ammirazione, perché vi ammiro. Mi ispirate ogni anno della mia vita. Siamo stati insieme dall’inizio delle nostre carriere e siete sempre stati compagni, maestri e fratelli”.

Iñárritu ha rivolto un particolare apprezzamento a Cuarón per il suo aiuto e i suoi consigli all’inizio della sua carriera, che “da allora è stato per me il mecenate e la benedizione nella mia vita in un lavoro così privilegiato, ma così duro e a volte così solitario nel suo cammino da percorrere”. E ha continuato: “Non ci si sente mai soli nella vita, sempre con due amici che possono sostenerti negli insuccessi e festeggiare con te i successi. Senza di loro, non esisterei”.