Billy Porter critica il Ceo di Disney Bob Iger: “Ho dovuto vendere la mia casa a causa dello sciopero”

"La vita di un artista, fino a quando non si fanno soldi a palate - e io non li ho ancora fatti - è ancora una vita precaria", ha spiegato l'attore in un'intervista all'Evening Standard. "Quando torno da Londra mi unirò ai picchetti"

In questo periodo di scioperi che hanno messo in ginocchio Hollywood, Billy Porter ha parlato del peso finanziario dell’interruzione del lavoro. In una recente intervista con l’Evening Standard, la star di Pose ha ammesso di aver dovuto stringere la cinghia dopo che alcuni dei suoi progetti imminenti sono stati messi in pausa dagli scioperi di sceneggiatori e attori.

“Ho dovuto vendere casa mia”, ha affermato l’attore. “Perché siamo in sciopero. E non so quando torneremo a lavorare. La vita di un artista, fino a quando non fai soldi a palate – e io non li ho ancora fatti -, è sempre precaria. Avrei dovuto partecipare a un nuovo film e a un nuovo show televisivo a settembre. Non succederà nulla di tutto ciò”.

L’attore ha anche citato un articolo pubblicato sulle pagine di Deadline il mese scorso, e che riportava le parole di un anonimo dirigente di uno studio cinematografico, secondo il quale gli Studios non torneranno a discutere con la Writers Guild finché “i membri del sindacato non inizieranno a perdere i loro appartamenti e le loro case”.

“Alla persona che ha detto: li faremo morire di fame finché non dovranno vendere i loro appartamenti – risponde Porter – mi hai già fatto morire di fame”.

Lo streaming ha cambiato tutto

Nel corso dell’intervista, Porter ha sottolineato come l’industria sia cambiata rispetto a com’era decenni fa, soprattutto con l’avvento dello streaming. “Alla fine degli anni Cinquanta e all’inizio degli anni Sessanta, quando hanno strutturato un modo per compensare adeguatamente gli artisti attraverso i pagamenti residuali, hanno permesso a quel 2% di attori che lavorano – e nel nostro sindacato ci sono 150mila persone – di lavorare in modo costante”, ha spiegato al quotidiano britannico.

“Poi è arrivato lo streaming. Non c’è un contratto che lo preveda e non devono essere trasparenti con i numeri. Non si tratta più degli ascolti Nielsen, le società di streaming sono notoriamente poco trasparenti con i loro dati di ascolto – continua l’attore di Pose – il business si è evoluto. Quindi il contratto deve evolversi e cambiare, punto”.

In risposta a Bob Iger

L’attore di Our Son ha anche rivolto alcune parole al capo della Disney Bob Iger, che ha ricevuto un’ondata di critiche in seguito a un’intervista rilasciata alla CNBC il mese scorso, in cui ha dichiarato che gli scioperi sono “molto preoccupanti” e avranno un “effetto molto, molto dannoso sull’intero business”.

Iger ha dichiarato: “Questo è il momento peggiore del mondo per aggravare il dissesto”, aggiungendo di rispettare “il loro diritto e il loro desiderio” di essere compensati in modo equo, ma anche che i sindacati “devono essere realistici riguardo all’ambiente commerciale e a ciò che questa azienda può offrire” e che gli scioperi causeranno “enormi danni collaterali”.

In risposta, Billy Porter ha dichiarato: “Sentire Bob Iger dire che le nostre richieste di un salario di sussistenza sono irrealistiche? Non ho parole adatte, se non: vaffanculo. È inutile, quindi ho tenuto la bocca chiusa. La rabbia mi ha impedito di intervenire”. E conclude: “Sono contento di essere stato qui a Londra. Ma quando tornerò, mi unirò ai picchetti”.

Traduzione di Pietro Cecioni