Carolina Crescentini: “Sabato sarò in piazza, come cittadina: è il momento di fare rumore”

Durante la conferenza stampa del suo nuovo progetto, Il cercasuoni, l'attrice interviene sulla manifestazione prevista a Roma per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne: "Non basta più denunciare"

Di THR ROMA

“Il 25 novembre? Vado in piazza, perché mi sono stufata”. Non esita un secondo Carolina Crescentini: sabato 25, per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, lei sarà in prima linea. “Non come attrice o personaggio pubblico, ma come cittadina”, afferma, nel corso della presentazione de Il cercasuoni, nuova serie d’animazione dal 23 novembre su Rai Yoyo e RaiPlay, che ha doppiato come voce narrante.

“Sono stufa – spiega l’attrice – perché sono anni che mi espongo per campagne di sensibilizzazione. Sono anni che dico ‘denunciate’. Ma non basta più denunciare. Ne vediamo in continuazione di persone che lo hanno fatto e poi si ritrovano con la persona che hanno denunciato sotto casa. Di recente una donna è stata sfregiata con l’acido. E quindi non basta. E quindi è arrivato il momento di fare rumore, veramente”.

Fare la differenza, con l’educazione dei bambini

Ma come si fa a cambiare la cultura che ha portato a questa escalation di violenze e soprusi? – le viene chiesto in conferenza. “Penso sia necessario partire dei bambini perché gli adolescenti sono già compromessi e contaminati. Penso che i temi siano innanzitutto la parità, il rispetto, la libertà e l’indipendenza. Se avessi un figlio, questo gli insegnerei come prima cosa. Parità – spiega – perché, se guardiamo a tutta la letteratura mondiale, partendo dalla Bibbia, la donna è sempre subordinata all’uomo. È colpa di Eva se Adamo ha mangiato quella mela. Ma chi l’ha detto? – si domanda – È tutto in funzione di una donna che deve stare sempre un passo indietro, sempre subordinata”.

Di quella cultura, afferma, è figlia anche “la dinamica che ora sta circolando tantissimo su TikTok della gelosia e del possesso come simboli dell’amore: lei non può uscire perché mi manca di rispetto. Se partissimo invece da una base di parità, in cui tu non puoi decidere nulla della mia vita perché sono un essere pari a te e indipendente, tutto ciò non avverrebbe”. Nel frattempo cosa possiamo fare? “Si devono inasprire le pene, parecchio, e cambiare totalmente linguaggio in tutti gli ambienti, soprattutto nella comunicazione perché è quella che entra nelle case, nelle orecchie e negli occhi delle persone. Io sono molto preoccupata. Il 25 novembre vado a manifestare a prescindere da quello che porterà, perché come donna non ne posso più”.

Un tema che tocca tutte (e tutti)

Un tema, quello della disparità che conosce bene. “Come donna – confessa Crescentini – anch’io ho avuto i miei momenti in cui ho ricevuto non violenza fisica ma psicologica, infinite volte. Anche io sono stata messa al confino. Sono una delle tante a cui è stato detto ‘no, non ce la fai’. Ci scoraggiano perché una donna indipendente fa paura. Oggi vado a manifestare perché da anni mi batto per condannare la violenza sulle donne e dico ‘denunciate’. Adesso mi sento cretina: ovviamente va fatto, ma non ha portato niente. La maggior parte delle vittime sono state riaggredite dopo la denuncia.

Recentemente ho letto di una persona che è stata al funerale della zia che è stata ammazzata di botte dallo zio e dentro la chiesa si diceva: vabbè ma lui a suo modo le ha voluto bene. Questa è la mentalità. È arrivato il momento di fare un po’ di chiasso. Non sono un’adolescente, non occupo licei, ma è il momento di farsi sentire, perché l’educazione, il garbo non hanno portato a niente. Non so come si possano tradurre le parole in azioni concrete. Non faccio politica. Però non voglio più stare a casa ad assistere o a dire ‘porca miseria, un’altra anche oggi'”.

(Ansa)