Issa Rae: “Per gli Studios le serie black non hanno priorità”

In un'intervista su Porter, l’artista dai molti talenti ha anche affermato di essere in sintonia con il messaggio di American Fiction, che mette in evidenza le ristrette preferenze dei media nelle narrazioni sulle minoranze

Nella carriera di Issa Rae come sceneggiatrice e produttrice hollywoodiana ci sono state quattro serie sviluppate attraverso il sistema degli Studios, ma le recenti turbolenze del settore le hanno fatto prendere in considerazione strade alternative come creatrice per il futuro.

“Stiamo assistendo alla cancellazione di così tante serie realizzate da neri e al licenziamento di così tanti dirigenti, soprattutto quelli che si occupano di diversità e inclusione. Ora si vede chiaramente che le nostre storie sono considerate meno prioritarie”, ha spiegato in un’intervista per Porter, la pubblicazione digitale di Net-a-Porter. “Questo ha spinto a compiere ulteriori passi per cercare di essere indipendente, se necessario”.

Rae ha attualmente un contratto quinquennale con il conglomerato precedentemente noto come WarnerMedia, ed ha firmato nel 2021 un’estensione di un rapporto con Hbo iniziato nel 2016, poco prima della prima della sua serie comica Insecure, candidata agli Emmy. All’inizio di questo mese, Max ha cancellato il suo show Rap Sh!t dopo due stagioni. La prolifica creatrice televisiva, che con la sua casa di produzione Hoorae ha realizzato anche il programma candidato agli Emmy A Black Lady Sketch Show, cancellato in estate, sta vivendo anche una fiorente carriera come attrice nel cinema.

L’esperienza di Issa Rae al cinema

Rae vanta la partecipazione a tre film dello scorso anno candidati all’Oscar: American Fiction, Barbie e Spider-Man: Across the Spider-Verse. Nel film satirico American Fiction, l’attrice interpreta la scrittrice Sintara Golden, il cui best-seller pieno di stereotipi spinge il protagonista Monk a inventare un memoir simile per far valere le proprie ragioni.

È un ruolo ironico per questa artista poliedrica, il cui lavoro ha portato a molte rappresentazioni diversificate e multidimensionali delle donne nere sullo schermo. “Quando è uscito Insecure, sono stata molto chiara: ‘Questa non è una storia su tutte le donne nere. Questa è una storia molto specifica’”.

E continua: “Sono stata anch’io nella situazione di Monk. Ricordo che ai tempi di Awkward Black Girl, la webserie prima di Insecure, mi sentivo così arrabbiata per quello che non veniva fatto. Mi arrabbiavo con chi era sotto i riflettori in quel momento perché pensavo: ‘So che siamo molto di più di quello che si presenta qui’. Riconosco quella fame, quando vuoi semplicemente che il tuo lavoro venga visto e finisci per attaccare i bersagli sbagliati”.

Una donna che non si arrende

Ha spiegato Issa Rae: “Sono d’accordo con Sintara sul fatto che l’ira di Monk dovrebbe essere diretta verso il pubblico bianco che mette su questo piedistallo opere molto specifiche sui neri, in contrapposizione a rappresentazioni più diversificate della blackness”.

Troppo spesso, concordano Rae e l’autrice della storia di copertina Otegha Uwagba, quel lavoro molto specifico si concentra sulla sofferenza dei neri. “Non credo sia un segreto che molti spettatori e critici bianchi tendano a premiare le rappresentazioni traumatizzanti o le loro percezioni distorte di ciò che è la blackness“, dice Rae.

Ma lei è ben lungi dall’arrendersi: “Sto scrivendo un paio di progetti diversi – uno per me e uno da produrre e creare con altri – e mi sento così ispirata ed entusiasta di riprendere il lavoro”, racconta. “L’industria è in continua evoluzione e questo mi ha spinta a concentrarmi sulle storie che voglio raccontare”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga