Kevin Bacon e la fama del film cult Footlose: “Non volevo essere una popstar”

"Tutto ciò che avevo sognato mi ha provocato un'enorme quantità di dubbi e di ansia", ha ricordato l'attore parlando dell'opera che ha segnato l'immaginario anni Ottanta

Kevin Bacon ha parlato di Footloose, la pellicola che ha lanciato la sua carriera, e di come ha lottato con la fama dopo il successo del film. Durante un recente episodio di Podcrushed, l’attore ha raccontato ai conduttori Penn Badgley, Nava Kavelin e Sophie Ansari che si vedeva più come un attore serio e non voleva essere conosciuto solo per il suo ruolo di Ren McCormack nel musical del 1984.

“Non volevo diventare una popstar”, ha spiegato. “Ero già passato a ‘Voglio essere Dustin Hoffman o Meryl Streep o John Cazale o Robert De Niro. Voglio lavorare con Martin Scorsese. Voglio fare Cechov’. Capite cosa intendo?”. Bacon ha continuato: “Ero così preso da quella che era la mia idea di attore serio, e all’improvviso mi è stato proposto Footlose che non lo era assolutamente. Così ho rifiutato. E in realtà, credo che in un certo senso, ho cercato di auto-sabotare quella parte di me stesso e della mia popolarità”.

Footloose, interpretato anche da Lori Singer, segue il personaggio di Bacon, Ren, un adolescente di città che si trasferisce in una piccola località dove la musica rock e il ballo sono stati banditi. Con il suo spirito ribelle, cerca di scuotere il paese e di convincere il consiglio comunale a revocare il divieto di ballare. L’attore ha raccontato che da bambino sognava di fare servizi fotografici e interviste per le riviste, ma una volta arrivato sotto i riflettori si è sentito “molto, molto a disagio. Tutto ciò che avevo sognato mi procurava un’enorme quantità di dubbi su me stesso, oltre a tanta ansia”, ha ricordato Bacon.

L’ansia e Six grades of Kevin Bacon

Nello stesso periodo è diventato virale un party game nel quale si assumeva la tesi che ogni attore di Hollywood fosse collegato a Bacon da non più di sei intermediari, chiamato “Six grades of Kevin Bacon”. Il tutto non ha fatto altro che accrescere la sensazione di disagio dell’attore.

“Ho la sindrome dell’impostore” ha spiegato Bacon. “Ho pensato che lo scherzo fosse che i grandi attori potessero essere collegati ad un perdente come me. Dicevano: ‘Guarda, ci credi che può essere collegato a Meryl Streep?'”.

Bacon ha spiegato che solo col tempo ha capito che il gioco non era un attacco personale a lui e alla sua carriera. “Alla fine ho imparato ad accettarlo e ho capito che non sarebbe mai scomparso”, ha dichiarato. “Non è qualcosa che puoi bloccare. È solo un’idea”. L’attore ha abbracciato il gioco a tal punto da fondare un’associazione no-profit, Six Degrees, e un podcast appena lanciato, chiamato Six Degrees with Kevin Bacon.