Sylvester Stallone: “Ho imparato a scrivere di ciò che conosco. E pensare che Rocky non voleva produrlo nessuno”

La star della saga sul pugile è uno degli ospiti speciali del Toronto International Film Festival, dove l'attore ha tenuto un incontro e in cui sarà presentato in anteprima il documentario sulla sua carriera Sly, opera originale Netflix

Sylvester Stallone dice che la visione del film fantasy d’avventura hollywoodiano Hercules del 1958 con Steve Reeves gli ha cambiato la vita quando aveva 12 anni. “Sono stato molto fortunato, sono cresciuto nell’epoca d’oro dei film, quando i dialoghi erano importanti. Ma il dialogo non mi emozionava quanto la rappresentazione fisica del superamento delle avversità”, ha affermato l’attore a proposito delle pellicole che prendono ispirazione dalla mitologia antica, durante una conversazione tenutasi al Toronto Film Festival.

Stallone è stato anche influenzato dai fumetti, che gli hanno permesso di evocare nella sua mente storie di eroi nel bel mezzo dell’azione. “Persone impegnate ad aiutare la gente, non tanto perché si è dei supereroi, ma perché si è obbligati a farlo”, ha spiegato a proposito delle sue prime ispirazioni artistiche. Ha anche raccontato di aver trovato lavoro come usciere in un cinema dopo il college. È così che ha ricevuto un’educazione cinematografica: “Guardando quei film più e più volte, puoi coglierne la magia. A un certo punto mi sono detto: ‘Posso fare di meglio'”.

La star ha utilizzato il suo mestiere da usciere come base per la scrittura. “Scrivevo solo di quello che conoscevo. Scrivevo di questo ragazzo con problemi di testa che però aveva un gran cuore”, ha detto Stallone a proposito del suo primo personaggio, Rocky Balboa, che ha preso forma prima nella sua mente, poi sulla pagina.

Sylvester Stallone e l’omaggio del TIFF

Il TIFF ha programmato una proiezione del film originale Rocky all’aperto vicino alla Roy Thomson Hall su King Street. “Volevo scrivere un film su un ragazzo che dice: ‘Non sono affatto un grande, non lo sarò mai. Voglio solo avere l’opportunità di fare qualcosa della mia vita’”, ha affermato Stallone a proposito del personaggio. Ha aggiunto che Rocky e il protagonista hanno rappresentato l’apice della sua carriera, perché all’inizio nessuno a Hollywood voleva fare il film.

La star, nota soprattutto per le serie di film Rocky e Rambo, ha parlato anche dei suoi primi giorni da attore: “Non avevo la stoffa dell’attore shakespeariano. È importante, come artista, sapere quali sono i propri punti di forza, ma è ancor più importante conoscere le proprie debolezze”. La sua longevità come interprete, sceneggiatore e produttore a Hollywood inizia nel 1976 e conta più di cinquanta film, che hanno incassato complessivamente circa 3 miliardi di dollari al botteghino.

La discussione sulla sua carriera hollywoodiana coincide con la presentazione di Sly, il documentario sulla carriera di Stallone realizzato dal regista Thom Zimny per Netflix, che chiuderà il TIFF il 16 settembre con una sfarzosa prima mondiale alla Roy Thomson Hall. Tra gli altri titoli noti di Sylvester Stallone compaiono gli spinoff di Creed, I mercenari, Demolition Man, Cliffhanger e Cop Land. Si è inoltre avventurato da poco sul piccolo schermo interpretando Dwight Manfredi nella dramedy di Paramount+ Tulsa King, l’ultima serie ambientata nell’entroterra di Taylor Sheridan, co-creatore di Yellowstone.

Sly, il documentario Netflix sulla star di Rocky

Pur essendo un titolo Netflix, Sly è un film documentario non coperto dagli accordi SAG-AFTRA per la TV e le sale cinematografiche, quindi la star hollywoodiana può calcare il tappeto rosso di Toronto per entrare al Bell Lightbox per il suo discorso di apertura. Sly ci guida attraverso il percorso hollywoodiano che ha catapultato Sylvester Stallone alla fama dopo la sua interpretazione da protagonista nel film Rocky.

“Gli eroi d’azione dovrebbero tacere. Gli uomini d’azione che compiono azioni eroiche non ne parlano. Lo fanno e basta. È semplice”, ha detto Stallone a proposito dei suoi film d’azione, tra cui First Blood del 1982 . “È questo il genere di cose per cui devi essere davvero spietato e non preoccuparti di quanto sembri ridicolo. È stato allora che ho capito cosa significa perdere se stessi nella recitazione. Non mi importava. In quel momento ero letteralmente quel ragazzo”, ha ricordato Stallone.

Stallone ha anche detto che gli odierni film hollywoodiani girati davanti al green screen non sono il suo stile. Gli piace girare sul posto, piuttosto che negli studios. “Mi piace essere là fuori, dove c’è più sfida e più realtà”, ha insistito. La sua attuale rinascita professionale in TV comprende anche un ruolo da protagonista nel reality Paramount+ sulla sua famiglia, che ne racconta la vita domestica. The Family Stallone è stato rinnovato per una seconda stagione.

Traduzione di Pietro Cecioni