Paul Haggis, la procura di Brindisi ha chiesto l’archiviazione del caso per violenza sessuale

Il regista e sceneggiatore premio Oscar era stato arrestato in Puglia nel 2022 con l'accusa di ripetuti abusi ai danni di una trentenne inglese, ospite insieme a lui di un festival cinematografico di Ostuni

Si avvia a conclusione il 5 marzo 2024, dopo circa due anni, il “caso Paul Haggis” in Italia, accusato e indagato per violenza sessuale a Ostuni, provincia di Brindisi. I fatti risalgono infatti a giugno del 2022, quando il regista e sceneggiatore (premio Oscar per Million Dollar Baby come sceneggiatore e Crash – Contatto fisico come miglior sceneggiatore e miglior film) è stato arrestato e mandato ai domiciliari in seguito alla denuncia di una donna inglese, sua accompagnatrice nel comune pugliese in occasione della prima edizione del festival cinematografico Allora Fest.

Secondo le accuse, Haggis avrebbe abusato della donna per tre giorni (dal 12 al 15 giugno 2022), nell’alloggio condiviso dai due. In seguito alla denuncia il regista è stato ai domiciliari in forma preventiva dal 19 giugno al 4 luglio, poi revocati per decisione del giudice delle indagini preliminari, Vilma Gilli, una volta accertata l’assenza di rischio di reiterazione.

Al di là della revoca, le indagini sono andate avanti regolarmente fino alla decisione della procura di Brindisi comunicata il 5 marzo, quella appunto della richiesta di archiviazione del caso. Una decisione con pochissimo ritardo rispetto a quanto già dichiarato lo scorso gennaio a THR Roma dal procuratore Antonio Negro, che aveva affermato: “A metà febbraio presenteremo o la richiesta di archiviazione del caso o l’avviso di conclusione delle indagini preliminari”, con cui cioè si dà inizio al processo.

Con il codice di procedura penale alla mano (art. 408, co.1) per archiviazione si intende una richiesta del pubblico ministero al giudice “quando gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”.

Così il processo a Paul Haggis, che ha sempre respinto le accuse nei suoi confronti, di fatto non può prendere il via.

Caso archiviato, un dejà-vu

Quello in Italia non è il primo caso di accuse per violenza sessuale per Paul Haggis. Negli Stati Uniti è stato già giudicato responsabile in sede civile dello stupro della sua ex collaboratrice Haleigh Breest. Breest aveva denunciato Haggis nel 2017, nei primi mesi del movimento #MeToo, per una violenza avvenuta nell’appartamento del regista nel 2013.

Come accaduto in Italia, il processo penale è stato archiviato, tuttavia nel novembre 2022 nell’ambito del processo civile, il tribunale di New York lo ha ritenuto appunto responsabile dello stupro obbligandolo a pagare 7,5 milioni di dollari di danni compensativi, a cui ne ha successivamente aggiunti altri 2,5 di danni punitivi, per un totale di 10 milioni di dollari.

Paul Haggis in Italia, un legame mai interrotto

Lo scorso gennaio, con indagini ancora in corso nei suoi confronti (e una chiara sentenza del tribunale di New York), Paul Haggis è tornato in Italia e non da semplice turista. Dal 26 al 28 gennaio ha organizzato un workshop privato, aperto a un massimo di venti attori e attrici e  “focalizzato sul processo di realizzazione del provino: dal lavoro sulla scena alla ripresa video”, come descritto in un post Instagram dell’associazione Artisti7607, che ne ha dato comunicazione pubblica tramite i social pochi giorni prima, l’8 gennaio.

Di fronte all’interesse di THR Roma per il workshop tenuto in città dal premio Oscar, l’associazione ha preso tempestivamente le distanze dall’evento, con la presidente Cinzia Mascoli che ha affermato: “Artisti 7607 non è coinvolta in questo seminario”, rimandando qualsiasi altra comunicazione e richiesta all’assistente personale di Paul Haggis.

Attraverso la comunicazione con l’assistente, tuttavia, non è stato possibile ottenere un incontro con Paul Haggis né è stata condivisa con THR Roma, nonostante ripetute richieste, la sede in cui il workshop si è tenuto. “Paul ringrazia per l’interesse, tuttavia mi ha riferito di comunicare che le sue classi non sono aperte a giornalisti e/o esclusive giornalistiche perché ciò potrebbe violare la privacy degli artisti che hanno bisogno di intimità e di protezione per esplorare i loro personaggi nel lavoro che Paul offre”, questa la risposta ricevuta dalla testata, come riportato anche nell’inchiesta di THR Roma in dettaglio.