Cannes 77 riaccoglie la Cina in selezione ufficiale dopo una lunga assenza dovuta alla pandemia, e un parziale ritorno nel 2023. Fino al gennaio dello scorso anno, infatti, non solo la produzione si è drasticamente ridotta, ma i distributori cinesi hanno avuto diverse difficoltà nell’ottenere il permesso di importare e distribuire film occidentali di qualsiasi categoria.
Alcuni esponenti dell’industria cinese temevano inoltre che la decisione del Festival di Cannes del 2021 di proiettare a sorpresa il documentario indipendente Revolution of Our Times – un’avvincente cronaca della brutale repressione cinese del movimento di protesta pro-democrazia di Hong Kong – avrebbe reso la partecipazione alle future edizioni del festival una prospettiva politicamente rischiosa.
Il primo passo nel 2023
Il cinema cinese ha iniziato a riavvicinarsi ufficialmente a Cannes l’anno scorso, con l’inclusione di titoli indie come The Breaking Ice del regista di Singapore Anthony Chen e Only the River Flows di Wei Shujun nella sezione Un certain regard, insieme a A Song Sung Blue di Geng Zihan nella Quinzaine des Cinéastes (anche il documentarista cinese Wang Bing ha avuto due film nella selezione, sebbene il regista risieda fuori dalla Cina e i suoi lavori recenti siano coprodotti da paesi europei).
La selezione cinese a Cannes 77
Nel 2024 i titoli cinesi della selezione ufficiale sono cinque e spaziano tra opere d’autore, film di genere e un grande film commerciale. Jia Zhangke torna nel concorso principale con Caught by the Tides, “una narrazione molto fluida”, secondo le parole di Frémaux, composta da filmati che Jia ha girato in Cina negli ultimi 25 anni.
Il thriller drammatico She’s Got No Name di Peter Chan ricostruisce una storia tristemente nota del nascente movimento per i diritti delle donne in Cina, si preannuncia come uno dei maggiori blockbuster dell’estate e sarà presentato a Cannes in anteprima fuori concorso.
Le altre selezioni includono Black Dog di Guan Hu in Un certain regard, An Unfinished Film di Lou Ye nella sezione Proiezioni speciali e il film d’azione Twilight of the Warriors di Soi Cheang e Walled In nella sezione Midnight screenings.
“Per me, tornare a presentare il mio primo film a Cannes dopo sei anni – soprattutto dopo gli anni difficili della pandemia – è come se finalmente facessi il mio ritorno nel mondo del cinema”, afferma Jia, che è stato a Cannes l’ultima volta nel 2018 con il film in concorso Ash Is Purest White.
Cina, presto il maggiore mercato?
L’abbondanza di titoli cinesi nella selezione, così come la ripresa in corso del box office cinese dopo la pandemia daranno una spinta alle vendite internazionali di titoli cinesi al Marché du Film di Cannes. Tuttavia, si prevede che gli acquirenti cinesi di film stranieri rimarranno molto meno numerosi e più selettivi di quanto non fossero durante il periodo di boom degli incassi del paese negli anni 2010.
Dai titoli hollywoodiani a quelli dei festival europei, la quota del cinema occidentale al botteghino cinese rimane ai minimi storici e pochi nel settore prevedono un ritorno alla quota di mercato del 30-40% che i film internazionali detenevano nell’era pre-pandemia. L’anno scorso, le uscite cinematografiche internazionali hanno rappresentato solo il 16% dei 7,73 miliardi di dollari di incassi annuali della Cina, e molti dei maggiori successi importati erano anime giapponesi.
Il futor del cinema occidentale in Cina
Una ristretta cerchia di compratori cinesi, tuttavia, crede ancora che alcuni film occidentali possano superare le difficoltà del panorama normativo e commerciale cinese. “Il pubblico cinese sta diventando sempre più esigente in termini di qualità. Questo è un bene per i distributori come noi che si concentrano sul cinema di alto livello”, osserva Julien Favre, vicepresidente del distributore cinese Road Pictures, che ha acquistato il film vincitore della Palma d’Oro di Cannes dello scorso anno, Anatomia di una caduta.
Favre aggiunge: “Per quanto riguarda i contenuti occidentali, la sfida è trovare film internazionali che abbiano un appeal universale, che possano attraversare il divario culturale e risuonare con il pubblico cinese concentrandosi su argomenti organicamente rilevanti per la società cinese. Per i film che riescono a centrare questo obiettivo, il potenziale è enorme”.
Per Jia, il semplice fatto di essere tornato a Cannes 77 è già di per sé una dichiarazione. “Insieme, stiamo dicendo al mondo che non ci siamo mai fermati: non abbiamo mai smesso di girare e di raccontare la nostra storia. Soprattutto, non abbiamo mai perso il coraggio”.
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