Crater, la recensione: Kid Cudi e Isaiah Russell-Bailey in una tenera avventura fantascientifica

Il nuovo film dei produttori di Stranger Things ci porta sulla luna. Una commovente rappresentazione dell'amicizia adolescenziale e del sostegno morale tra i suoi giovani protagonisti

Crater, il nuovo film dei produttori di Stranger Things ci porta sulla luna. Un viaggio d’avventura fantascientifico di un gruppo di adolescenti che somiglia a un incrocio tra Stand by Me e I Goonies se i due cult anni Ottanta fossero stati ambientati entrambi nello spazio. Nonostante i diversi elementi tematici non si fondano perfettamente insieme, il film offre sufficiente divertimento e colpi di scena.

La storia ruota attorno a Caleb (Isaiah Russell-Bailey), che ha trascorso tutta la vita sulla luna, dove il padre Michael (Scott Mescudi, aka Kid Cudi), rimasto vedovo quando lui era piccolo, è appena morto mentre lavorava come minatore. Come sembra essere consuetudine in queste situazioni tragiche, Caleb deve essere inviato nella lontana colonia Omega, il che comporta un viaggio spaziale di 75 anni durante il quale sarà messo in uno stato criogenico che gli permetterà di non invecchiare di un giorno.

Ovviamente, questo significa che non rivedrà mai più i suoi amici di sempre. Prima di intraprendere il suo fatidico viaggio, il ragazzino decide di recarsi con il suo gruppo in un particolare cratere lunare che suo padre gli aveva chiesto di vedere. Ad accompagnarlo ci sono Dylan (Billy Barratt), Borney (Orson Hong), Marcus (Thomas Boyce) e una nuova arrivata sulla Luna, Addison (Mckenna Grace).

Crater: leggero e spensierato

“Prendendo in prestito” un rover lunare, la banda parte alla ricerca del cratere. Lungo la strada ne approfittano per fare le cose che qualsiasi gruppo di ragazzi farebbe sulla superficie lunare, ovvero giocare a baseball in assenza di gravità (Addison assicura che questo sport è di gran moda sulla Terra) e un altro gioco che prevede l’uso di jet pack e che per poco non manda uno di loro nello spazio in modo permanente. Si imbattono anche in un bizzarro avamposto che si rivela essere una casa modello per Omega in cui i “fantasmi spaziali” che incontrano si scoprono essere manichini disposti ad arte. Naturalmente, è il luogo perfetto per una serata danzante improvvisata e per un banchetto di cibo dalla dispensa ben fornita.

Durante il percorso, alcuni racconti informano Caleb sul passato del suo defunto padre, che appare in alcuni flashback che rendono evidente lo stretto legame che esisteva tra i due. Crater è molto efficace nel trasmettere queste tenere emozioni, così come nella sua commovente rappresentazione dell’amicizia adolescenziale e del sostegno morale tra i suoi giovani protagonisti, che non si lasciano andare a crudeli prese in giro come spesso accade in storie di questo tipo. Il film offre anche una certa tensione nelle scene successive, tra cui uno straziante episodio che coinvolge una pioggia di meteoriti che potrebbe risultare troppo intenso per gli spettatori più giovani.

La sceneggiatura di John Griffin (creatore della serie di fantascienza via cavo, From) si preoccupa anche di infondere nella storia elementi sociologici riguardanti la conservazione e lo sfruttamento del lavoro, che risultano un po’ pesanti e stridono con i momenti più frivoli. Anche il finale struggente si rivela poco emozionante per un film destinato ai bambini, ma è gestito in modo eccellente dal regista Kyle Patrick Alvarez, che qui lavora in un modo molto diverso dal suo ultimo film, The Stanford Prison Experiment.

Crater non sembra pienamente all’altezza delle sue notevoli ambizioni, ma merita comunque dei punti per aver cercato di essere qualcosa di più di una semplice storia di avventura fantascientifica. Vanta una grande immaginazione visiva e trae grande beneficio dalle straordinarie interpretazioni del giovane cast, in particolare di Russell-Bailey, che sostiene la fantasiosa narrazione con un’impressionante gravitas giovanile.

Traduzione di Pietro Cecioni