I mercenari 4 – Expendables: Sylvester Stallone e Megan Fox nel capitolo più debole del franchise

Molti i nuovi arrivati nel quarto capitolo della saga d'azione, al cinema nove anni dopo il precedente. Nel cast, oltre a Sly e Jason Statham, anche Andy Garcia, Tony Jaa e Iko Uwais. È l'ultimo film della serie, e forse è meglio così

Expendables, cioè “sacrificabili”: una saga con un titolo inizialmente ironico, diventato – al quarto capitolo del franchise d’azione di Sylvester Stallone – drammaticamente esatto. Arrivato a nove anni di distanza dal precedente e poco apprezzato film, I mercenari 4 – Expendables – anzi, I MERCEN4RI (con il numero al centro della parola, chiaro?) – è il punto più basso di una serie nata come un divertente ritorno nostalgico ai film d’azione vecchia scuola e ai muscolosi uomini dalla mascella quadrata, che ne erano protagonisti incontrastati.

Questo nuovo capitolo – essenzialmente un prodotto per fare pubblicità a Jason Statham (dopo questo e Shark 2 – L’abisso, forse all’attore gioverebbe esercitare un po’ più di controllo sulla qualità dei suoi film), con una breve apparizione di Stallone e alcuni nuovi e insignificanti membri del cast – indica chiaramente che è giunto il momento di mettere una pietra sopra la serie. Basta, è finita.

Se vogliamo credere alla brava gente di Wikipedia, tra le star inizialmente prese in considerazione per questo quarto film de I mercenari c’erano Pierce Brosnan, Jack Nicholson e Clint Eastwood. Praticamente una letterina a Babbo Natale, visto il risultato finale. Oltre a Stallone e Statham, gli unici membri del cast originale che ritornano sono Dolph Lundgren (con una pettinatura che nemmeno uno spaventapasseri accetterebbe) e Randy Couture, bersaglio di fin troppe battute sulle sue orecchie a sventola.

Tra i nuovi arrivati figurano Curtis “50 Cent” Jackson, che tenta invano di suscitare un qualche tipo di entusiasmo; Jacob Scipio, che fa un’imitazione poco divertente di Antonio Banderas, nei panni del figlio del personaggio di Antonio Banderas dell’ultimo episodio della saga; Levy Tran, sfrontata e piena di tatuaggi; Andy Garcia, che probabilmente sta ancora ripensando a quando lavorava con artisti come Francis Ford Coppola, Brian De Palma e Steven Soderbergh; Megan Fox, con un personaggio decisamente troppo poco vestito per affrontare missioni altamente pericolose. D’altra parte, si sa, col giubbotto antiproiettile non si può mostrare l’ombelico. L’attrice interpreta la fidanzata di Statham: i preliminari tra loro sono, ovviamente, una lotta all’ultimo sangue.

Il cast arruola anche Tony Jaa e Iko Uwais, il che sarebbe stata una buona idea se almeno una delle due star dei film d’azione, famose per il loro lavoro in Ong-Bak – Nato per combattere e The Raid – Redenzione, avesse avuto l’opportunità di mostrare ciò che sa fare. Invece, questi due superlativi specialisti di arti marziali sono confinati a brevi e noiose scene di combattimento, filmate in modo così maldestro, e montate in maniera talmente frammentaria, che potrebbero benissimo avere avuto come protagonisti Carrot Top e Yakov Smirnoff.

La trama, così com’è, ha a che fare con l’impellente necessità di impedire a un malvagio terrorista (Uwais) di impadronirsi di alcuni McGuffin, scusate, alcuni detonatori per testate nucleari. Il reclutamento della squadra è affidato a un agente della CIA (Garcia), che impartisce ordini indossando abiti così costosi e ben confezionati che urlano al primo sguardo: “Non fidatevi di me!”.

E a proposito di fiducia, I MERCEN4RI (il controllo ortografico del mio computer sta per esplodere) tradisce i suoi spettatori con un “trucchetto” iniziale e altri colpi di scena così fastidiosamente ovvi che a idearli deve essere stato per forza un pessimo sceneggiatore. O, in questo caso, tre pessimi sceneggiatori.

“Ma chi si preoccupa della trama o dello sviluppo dei personaggi in un film di serie B come questo?”, vi chiederete. “L’azione continua e la violenza gratuita non sono forse il perno centrale di queste pellicole?”. Ebbene, sì, lo sono. E anche su questo fronte il film delude: il suo budget limitato è evidente dalle riprese in CGI e green screen così mal realizzate che si inizia a rimpiangere il realismo grintoso del Fonzie di Henry Winkler che salta lo squalo in Happy Days.

Il lato positivo, o perlomeno quello non del tutto negativo, è che c’è una buona e gradita dose di umorismo, per quanto debole; la chimica tra Stallone e Statham rimane forte, il che rende un peccato che il primo sia a malapena presente nel film; e Stallone ha confermato che questo sarà l’ultimo film del franchise. Ma d’altronde quante volte ha detto lo stesso di Rocky e Rambo?

Traduzione di Nadia Cazzaniga