Il panel (tutto da ridere) di Talk to Me al Comic-Con con i registi Danny e Michael Philippou

"C'è uno stigma che deriva dall'essere uno youtuber, la gente tende a etichettarti", ha detto uno dei cineasti. "Pensano che tu non saprai lavorare con altri mezzi. Ma io credo che se sei un narratore, lo sei e basta"

Il film horror Talk to Me ha fatto tappa al Comic-Con di San Diego, tenendo fede al suo nome. Il panel, presieduto dai gemelli registi Danny e Michael Philippou, è stato tutto chiacchiere, a parte un breve filmato, dato che il cast del film ha rinunciato alla presentazione a causa dello sciopero della SAG-AFTRA, il sindacato degli attori.

Ma questo non ha impedito al panel di essere divertente e istruttivo, con i due fratelli che hanno parlato delle loro origini, dispensato consigli sul cinema e scherzato, lasciando il pubblico della Indigo Ballroom dell’hotel Hilton San Diego Bayfront con il sorriso sulle labbra.

Gli entusiasti registi si sono guadagnati un enorme seguito realizzando video comici d’azione e horror su YouTube, prima di attirare l’attenzione di Hollywood con Talk to Me, la loro pellicola indipendente. Il film è un horror soprannaturale che ha fatto scalpore al Sundance di quest’anno, per poi essere acquisito da A24. Uscirà in sala negli Stati Uniti il 28 luglio.

“Non siamo mai andati su YouTube con l’intenzione di diventare youtubers. Volevamo fare lungometraggi”, ha detto Michael. “Ogni scena di combattimento che progettavamo, ogni nuovo trucco, ogni nuovo effetto per il sangue, ogni idea con la musica, erano tutte sfide per i nostri video. Così, tanto per realizzare qualcosa e acquisire esperienza”.

I fratelli hanno condiviso molti dettagli sull’etica del fai-da-te che ha permeato la realizzazione di Talk to Me. A partire dal fatto che le otto settimane di riprese si siano improvvisamente ridotte a cinque, passando per il dover creare una propria società di effetti visivi solo per assicurarsi di finire in tempo, fino addirittura al rifiuto di lavorare con uno studio per mantenere il controllo creativo del progetto.

Danny ha poi parlato del rischio corso lottando per affidare il ruolo di protagonista alla relativamente inesperta Sophie Wilde. “Abbiamo perso un milione di dollari del budget quando abbiamo preso Sophie, perché non era un nome noto”, ha detto Danny. “Ma credevamo davvero molto in lei. Per assicurarci che ci fosse, abbiamo dovuto reinvestire i nostri compensi nel film. E il nostro produttore ha fatto la stessa cosa”.

I registi hanno parlato anche del loro amore per gli effetti pratici – “Persino i cattivi effetti pratici sono più belli della cattiva grafica per computer”, ha detto Michael – e dell’incontro con il leggendario creatore di videogiochi Hideo Kojima – “Abbiamo parlato di qualcosa che abbiamo in mente”, ha detto Danny tra lo stupore e l’entusiasmo dei presenti.

I due hanno raccontato in modo esilarante di come hanno dovuto girare un montaggio per il quale avevano due ore di tempo a disposizione e che comportava 50 allestimenti.

“Il primo assistente di regia ci ha detto che era matematicamente impossibile da realizzare”, ha ricordato Michael. “E noi abbiamo detto: ‘Lasciateci controllare il set per queste due ore. Dateci uno stereo portatile e due telecamere'”.

Si urlavano ordini, gli attori entravano e uscivano furiosamente dal trucco e c’era il caos totale. “Siamo riusciti a fare tutte e 50 le inquadrature. Quindi vaffanculo al primo assistente di regia”, ha detto Michael mentre il pubblico si scompisciava dal ridere. “No, scherzo, ti vogliamo bene. È stato davvero bravo”, ha detto Danny, cercando di limitare i danni. “È solo che non voglio che le cose vengano prese fuori dal loro contesto. Ma che si fotta”. Altri scoppi di risate.

Alla fine, i fratelli hanno parlato del loro percorso non tradizionale, dato che la loro carriera non nasce dal cinema.

“C’è uno stigma che deriva dall’essere uno youtuber, la gente tende a etichettarti”, ha detto Michael. “Pensano che non saprai lavorare con altri mezzi. Ma io credo che se sei un narratore, lo sei e basta. TikTok, Snapchat, YouTube, Instagram, non importa. Se vuoi fare film e intendi farlo seriamente, puoi farlo”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga