Lo sciopero hollywoodiano sta arrivando a Cinecittà. Previsto un rallentamento delle produzioni

L'amministratore delegato Nicola Maccanico commenta i dati e il fatturato degli storici Studios. Il primo semestre del 2023 è da record, ma ci sarà un arresto forzato. Ora la priorità sono gli obiettivi Pnrr

Di THR ROMA

Per Venezia c’è stato un problema evidente nel tappeto rosso e nell’atmosfera della stessa Mostra del cinema, per Cinecittà molto presto ci sarà un problema di occupazione dei teatri. Non parla di disdette, semmai di sospensione e rinvii l’amministratore delegato Nicola Maccanico. Non può rivelare quali titoli e produzioni ma nel quadro di un primo semestre 2023 da record ammette che l’onda lunga dello sciopero di attori e autori che sta bloccando le produzioni di film e serie in America sta impattando negli storici teatri di via Tuscolana. “Prevediamo di superare i 39 milioni di ricavi del 2022 nonostante tutto, ma anche noi per il secondo semestre cominciamo a soffrire del problema dello sciopero che ha rallentato le attività, un’incidenza che al momento non è quantificabile”.

E pensare che l’ultimo periodo, dal settembre 2021 è davvero notevole con un totale di 50 produzioni e ben quattro film italiani su sei in concorso per il Leone d’oro, girati a Cinecittà, uno dei quali  – Finalmente l’alba di Saverio Costanzo – vede gli studi protagonisti anche nella trama. “C’è una grande attrazione internazionale verso Cinecittà, non che non ci siano concorrenti – spiega in relazione agli studi di Budapest usati per Povere Creature! di Lanthimos – ma noi stiamo lavorando da qualche anno ad un miglioramento, ammodernamento, ad una varietà di strutture, penso ad esempio allo smart stage della realtà virtuale più grande d’Europa, e ad un progetto di avanguardia come quello che ci vede impegnati sulla sostenibilità con il riciclo delle scenografia che abbattono i costi nel loro riutilizzo di materiali”. Maccanico sottolinea come la solidità di Cinecittà non sia legata ad una produzione kolossal passeggera ma a tutto un regime di attività con produzioni italiane e internazionali di serie e film che danno lavoro a pieno ritmo.

Grazie al contratto di cinque anni, il 37% del fatturato del biennio 2023-24 deriva dalle produzioni Fremantle. L’amministratore delegato di Cinecittà cita le ultime produzioni, come quelle di Roland Emmerich (ancora in corso), Those about to die con Anthony Hopkins, i due film di Luca Guadagnino, Queer con Daniel Craig e il già pronto Challengers con Zendaya, i nuovi lavori di Gabriele Mainetti, con Marco Giallini, e di Gabriele Salvatores con Pierfrancesco Favino, C’è ancora domani di e con Paola Cortellesi, Without Blood di Angelina Jolie, con Salma Hayek, Conclave di Edward Berger con Ralph Fiennes e Stanley Tucci, M. Il figlio del secolo di Joe Wright con Luca Marinelli.

Infine c’è l’investimento del Pnrr che è in corso e nel tempo ha modificato gli obiettivi , lasciando da parte i 40 milioni di euro per il nuovo terreno a Torre Spaccata e concentrando invece 220 milioni di investimenti per nove teatri negli studi storici di via Tuscolana. “A giugno 2023 – spiega Maccanico – sono stati firmati tutti i contratti con le società assegnatarie, nei tempi previsti. Sono state rispettate le procedure per il raggiungimento del target del 30 giugno 2026. In particolare, il piano porterà alla costruzione di cinque nuovi teatri di posa, alla ristrutturazione di quattro teatri esistenti, alla razionalizzazione del backlot (l’area destinata ai grandi set esterni degli Studi). Nel 2026 Cinecittà avrà 25 teatri attivi e un aumento di oltre il 60% della capacità produttiva”. E la Cinecittà 2 di Tarak Ben Ammar? “La concorrenza fa bene ma quel che è sicuro è che non prevedo di utilizzare il nome di Cinecittà per luoghi diversi, dare il proprio brand. Su ipotesi di collaborazioni non ci siamo mai parlati ma sarò felice di ascoltare le sue idee”.

(Ansa)