Saverio Costanzo: “Racconto la perdita dell’innocenza dell’Italia, dal delitto Montesi a Fellini”

La Roma degli anni '50 tra dive e cronaca nera. Il regista ritorna al cinema con Finalmente l'alba, in concorso alla Mostra del Cinema. "Ogni uomo dovrebbe coltivare la sua parte femminile nella rappresentazione". Il film dedicato alla memoria del padre, Maurizio Costanzo: "Il minimo che potessi fare"

“Passeggiando per Piazza di Spagna una ragazza germoglia scendendo le scale”, dice con delicatezza Saverio Costanzo del suo film in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Finalmente l’alba. La ragazza è Rebecca Antonaci, la protagonista che al suo esordio ha recitato accanto a un cast di grandi nomi, tra cui William Defoe, Lili James e Joe Keery. “Un’esperienza unica che mi ha insegnato molto”, dice lei, seduta insieme a Costanzo partecipando alla sua prima conferenza stampa.

Per il regista della serie tv L’amica geniale si tratta di un ritorno al cinema, con un film “dai molti strati, complesso ma anche semplice”, per definirlo con le sue parole. Un film sulla Roma degli anni ’50, tra Cinecittà e grandi produzioni: “Qui, se c’è il Federico Fellini de Le notti di Cabiria – spiega – Giulietta Masina c’è molto di più”. Roma tra le rovine della Villa dei Quintili e i fatti di cronaca nera. Un film dedicato a suo padre, Maurizio Costanzo, scomparso a febbraio: “Il minimo che potessi fare”.

Finalmente l’alba: “Roma perse l’innocenza”

“Sono partito dal 1953”, racconta il regista. “Dall’omicidio di Wilma Montesi, il primo episodio di cronaca nera che è come se segnasse la perdita dell’innocenza da parte del pubblico, iniziò una nuova era di curiosità morbose e disinteresse per le vittime”. Un delitto rimasto senza colpevoli, il primo caso mediatico dell’Italia repubblicana e democristiana. “Volevo raccontare Wilma Montesi, prima che morisse ma la sua storia mi stava portando verso un finale ineluttabile”. Così è nato il personaggio di Mimosa. “Ho pensato che fosse meglio rappresentare qualcuno che seguisse le orme di Wilma, una giovane come lei, amante del cinema e che si ribella all’asfissia imposta da qualcun altro. Ma riesce a cambiare il finale”.

Cinecittà, Federico Fellini, Giulietta Masina

Finalmente l’alba non è un film nostalgico, dice il suo regista. “Anzi parla molto di che cosa è oggi il cinema, le comparse e Cinecittà, di come funziona oggi”. È facile evocare Federico Fellini ma Costanzo ci tiene a sottolineare che più di lui c’è Giulietta Masina, l’attrice dei suoi film La strada e Le notti di Cabiria (e anche sua moglie). “Il personaggio di Mimosa è ispirato a lei, a quella femminilità sofisticata e non convenzionale”, spiega. “Per lo spettatore è un po’ una boccata d’aria fresca, oggi che i personaggi femminili sembrano avere tutti la stessa rappresentazione. È stato rischioso ma elettrizzante. Quando ho incontrato Rebecca Antonaci è stato come incontrare una nipote di Giulietta Masina”. Secondo Costanzo “è un esercizio che dovrebbero fare tutti gli uomini quello di coltivare la propria parte femminile nella rappresentazione”.

La bellezza di Mimosa nel film “riesce a mettere a nudo gli altri personaggi, ognuno impegnato a compiacere con le proprie sovrastrutture” e così è stato anche sul set. “Anche se nel cast c’erano attori come Willem Defoe e Lili James, Rebecca Antonaci li ha aiutati a essere liberi, col suo essere semplice e pura”.

“Sostengo lo sciopero, mi dispiace per il cast”

Per Costanzo realizzare Finalmente l’alba è stato un fatto naturale. “Siamo stati una compagnia di persone che si sono ascoltate. La lavorazione è stata semplice mentre il film è grande. Tutti si sono affidati alla storia e a me. Mi dispiace che non siano qui nonostante sostengo la loro battaglia”, ha detto il regista facendo riferimento allo sciopero degli attori in corso a Hollywood e a causa del quale il cast non può partecipare alla promozione del film. “La partecipazione di un cast simile dimostra che gli attori americani sono alla ricerca di arte”.