Emergenza sfratti a Hollywood. I lavoratori in sciopero: “Abbiamo quasi esaurito tutti i risparmi”

Come prevedevano gli Studios, dopo mesi di picchetti sceneggiatori e attori non riescono più a pagare mutui o affitti. In migliaia si rivolgono ai fondi di supporto per pagare i debiti

A quattro mesi dall’inizio dello sciopero degli sceneggiatori e a quasi due dall’inizio di quello degli attori, la paura che i lavoratori del settore perdano i loro appartamenti e le loro case a causa dell’astensione dal lavoro è diventata una minaccia sempre più incombente. A luglio, Deadline aveva pubblicato un articolo con le citazioni di un anonimo dirigente di uno studio che affermava che il piano era di lasciare che gli scioperi si trascinassero fino a quando i membri del sindacato non avrebbero perso le loro case, e in occasione di un recente evento, la presidente dell’Entertainment community fund, l’attrice Annette Bening, ha confermato che è quello che sta effettivamente accadendo.

David Baach, un attore che fa parte della SAG dal 2015 e che ha partecipato a Curb Your Enthusiasm e Silicon Valley, è tra coloro che hanno ricevuto una sovvenzione dal programma di assistenza di emergenza della Fondazione SAG-AFTRA. Nell’ultimo anno ha vissuto in un monolocale ad affitto bloccato a Larchmont e, prima dello sciopero, è sempre riuscito a coprire interamente i costi e le bollette con i soldi guadagnati come attore.

“Lo sciopero ha avuto un impatto enorme sulla mia situazione abitativa. Ho lavorato un giorno a maggio, e da allora tutto il lavoro si è fermato”, racconta Baach a The Hollywood Reporter. “Ho quasi esaurito tutti i miei risparmi e negli ultimi mesi non sono riuscito a pagare l’affitto. L’amministratore del mio palazzo e i proprietari mi hanno concesso un periodo di proroga grazie alla buona reputazione che mi ero guadagnato facendo giardinaggio nell’area comune del nostro palazzo. All’inizio di agosto, però, ho trovato attaccato alla porta di casa un avviso di sfratto dalla società che gestisce l’edificio”.

Il programma di emergenza SAG-AFTRA

Dopo aver ammesso che “come adulto, è davvero umiliante scoprire di aver raggiunto il limite della propria autosufficienza e che è arrivato il momento di chiedere aiuto”, ha fatto domanda al programma di aiuti della SAG-AFTRA Foundation e ha ricevuto rapidamente un assegno per l’affitto di quel mese. Sta anche facendo domanda per ottenere sovvenzioni da Ecf (Entertainment community fund) e Mptf (Motion picture & television fund) per riuscire a coprire i debiti degli affitti pregressi.

“Tutti quelli che conosco stanno soffrendo in questo momento”, continua Baach. E aggiunge sullo sciopero: “Quando si tratta di tagliare i costi e risparmiare, si può essere frugali in quasi tutti gli altri aspetti della vita, ma quando si tratta di affitto, è una spesa che deve essere pagata per intero. Siamo tutti alle prese con questo problema e vogliamo solo tornare a lavorare; tuttavia, dobbiamo essere sicuri che il ritorno al lavoro significhi guadagnare abbastanza da poterci permettere responsabilmente di coprire i costi della vita”.

Diverse organizzazioni hollywoodiane hanno sostenuto i lavoratori in questo periodo con sovvenzioni – la maggior parte delle quali è destinata all’affitto e ai mutui – e i responsabili di questi enti di beneficenza raccontano a THR le notevoli difficoltà abitative di cui sono venuti a conoscenza da parte di attori, sceneggiatori e membri delle troupe. “La nostra direttrice dei servizi sociali a Los Angeles lavora con noi da 22 anni e stamattina mi ha detto che non ha mai visto così tante notifiche di sfratto in un periodo di tempo così breve nei suoi 22 anni di lavoro qui”, afferma Keith McNutt, direttore esecutivo dell’Ecf per la regione statunitense occidentale. Il presidente e amministratore delegato del Motion picture & television fund, Bob Beitcher, aggiunge: “Le persone stanno perdendo la casa, vengono sfrattate dai loro appartamenti e non pagano il mutuo, quindi alla fine perderanno anche loro la casa. Stiamo parlando con persone che vivono nelle loro auto, in alcuni casi con le loro famiglie”.

Le ragioni alla base di questi problemi abitativi sono più profonde della semplice mancanza di reddito e vanno oltre lo sciopero. Sono anche legate alla pandemia in diversi modi: ci sono “persone che non si sono ancora riprese dopo il Covid, che sono arrivate a questa crisi senza riserve o addirittura in arretrato con l’affitto, quindi si tratta di una situazione che singole persone e famiglie devono affrontare”, prosegue McNutt. “Inoltre, c’è questa macro-situazione in cui esistono aree della contea di Los Angeles in cui le moratorie sugli sfratti sono state revocate e quindi in quelle sacche in cui non ci sono più protezioni, le persone ricevono avvisi di sfratto con un preavviso di tre giorni”.

I numeri della crisi

Al 25 agosto, l’Entertainment community fund aveva erogato circa 5 milioni e mezzo di dollari a più di 2600 lavoratori del settore cinematografico e televisivo, con una media di oltre 500.000 dollari a settimana. Il maggior numero di richieste di assistenza finanziaria proviene dalla California, seguita da Atlanta e New York. La stragrande maggioranza delle richieste riguarda l’aiuto per il pagamento dell’affitto, osserva McNutt, in quanto l’Ecf fornisce pagamenti d’emergenza per prevenire gli sfratti (e informazioni su come affrontarne uno, nel caso fosse già successo) o assistenza per l’affitto e il deposito cauzionale per una nuova casa.

L’Mptf ha anche aumentato drasticamente gli aiuti finanziari ai lavoratori di Hollywood in sciopero, distribuendo sovvenzioni da 1500 dollari e lavorando con i richiedenti per creare un budget mensile. Beitcher riconosce però che “l’affitto medio a Los Angeles è di 3000 dollari, quindi anche se si riesce a mettere insieme l’affitto di questo mese, che dire dell’affitto del mese successivo e di quello dopo ancora? Queste sovvenzioni sono utili – sono 1500 dollari in più di quelli che avevano prima e alcune persone sono a posto con l’affitto e ne hanno bisogno per altre cose – ma non terranno lontani i problemi a lungo”. Inoltre, fa notare che, anche se molti paragonano questo periodo a quello della pandemia, i lavoratori dell’industria all’epoca ricevevano più spesso un’indennità di disoccupazione potenziata, cosa che non succede ora.

“Credo che possiamo dire, dalle prime telefonate che abbiamo fatto otto settimane fa o più fino ad oggi, che questo sia l’argomento più caldo e più grave”, dice Beitcher a proposito dei problemi abitativi. “La settimana scorsa ho parlato con un’assistente sociale e ho capito che era molto turbata. Le ho chiesto cosa c’era che non andava e lei mi ha risposto: ‘Ho appena parlato con quattro persone di fila che stanno per essere sfrattate'”. Anche la SAG-AFTRA Foundation è in prima linea nel sostenere i suoi attori: la direttrice esecutiva Cyd Wilson afferma che il gruppo riceveva in genere dalle 10 alle 12 richieste di assistenza a settimana prima degli scioperi, mentre ora la media è di 50-75 al giorno. Aggiunge che il 75-85% di queste richieste riguarda specificamente affitti e mutui e che una o due al giorno sono di persone che hanno ricevuto avvisi di sfratto. Questi ultimi tendono a essere persone che sono indietro di mesi con l’affitto i cui proprietari hanno smesso di accettare pagamenti mensili finché loro non pagheranno le migliaia di dollari dovute.

“Le persone si trasferiscono da parenti e amici, sappiamo che ci sono persone che dormono sui divani – persone che non ci hanno contattato prima di essere sfrattate – e quindi diciamo loro: ‘Vuoi che ti aiutiamo a trovare un nuovo alloggio o vuoi che ti aiutiamo a rimetterti in pari con le bollette?’ continua Wilson. “Credo che ci siano molte persone che pensano al futuro, che pensano: se la situazione si protrae fino alla fine dell’anno, perché dovrei prendere un nuovo appartamento, visto che devo assicurarmi di poter pagare la macchina e il telefono. Si stanno davvero mettendo a riflettere sul processo, e così vediamo persone che si trasferiscono da parenti o da amici”.

Mentre il doppio sciopero continua e non se ne vede la fine, Wilson aggiunge: “Quando c’è uno sciopero, la gente dice: ‘Non andrò da Starbucks, non andrò a cena fuori’. Ci sono cose che si tagliano per ridurre le spese. Ma quando si arriva al punto in cui si è tagliato tutto il superfluo e sei al punto in cui devi pagare l’elettricità, la benzina, l’affitto, penso che diventerà sempre più difficile”.

Una crisi che prosegue dalla pandemia

La co-direttrice di Pay Up Hollywood, Liz Alper, fa notare che per gli assistenti e il personale di supporto queste difficoltà abitative non sono una novità. “È un residuo del fatto che durante la pandemia gli studios hanno licenziato gli assistenti, hanno ridotto l’orario di lavoro, hanno fatto di tutto per spremere più soldi possibile agli assistenti durante la pandemia e poi, dopo la pandemia, quei posti di lavoro non sono mai stati riportati alla piena sostenibilità. Quindi, anche prima degli scioperi, abbiamo visto assistenti in difficoltà con l’affitto e con il costo della vita”. Pay up Hollywood ha collaborato con Ecf e Women in film (Wif) per creare l’Hollywood support staff relief fund, che finora ha donato 88 mila dollari ai lavoratori, con l’affitto come necessità più urgente. Alper sottolinea inoltre che “la lotta è duplice: il fatto che non ci siano entrate per i nostri membri e per i lavoratori del settore, ma anche il fatto che questa città è incredibilmente inaccessibile”.

Alex Rubin, sceneggiatrice e co-direttrice di Pay up Hollywood, ha sottolineato l’impatto personale sulla sua situazione abitativa in seguito agli scioperi: “La mia vita si basa su calcoli piuttosto difficili in questo momento. Ho risparmiato tutto quello che potevo nei due anni in cui ho lavorato come personale di supporto da quando ho lasciato la scuola; pensavo di risparmiarlo per le pause tra un lavoro e l’altro, ma è venuto fuori che lo stavo risparmiando per questo. Quindi, tra i risparmi accumulati in un anno e mezzo e la disoccupazione, so esattamente per quanti mesi posso ancora pagare l’affitto, e questi numeri diminuiscono di giorno in giorno”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga