Sciopero a Hollywood, Alexandria Ocasio-Cortez: “Gli Studios piangono miseria, ma è solo avidità”

La deputata newyorkese e attivista progressista a fianco di attori e sceneggiatori: "E' importante che i CEO capiscano che a forza di erodere il tessuto della società finirà per strapparsi. Sono d'accordo con Fran Drescher: stanno dalla parte sbagliata della storia". L'intervista con THR Usa

La deputata Alexandria Ocasio-Cortez si è unita lunedì a un picchetto davanti agli uffici di Netflix a Union Square, mentre la Writers Guild (il sindacato degli sceneggiatori) si avvicina a tre mesi di sciopero e la SAG-AFTRA (il sindacato degli attori) entra nella seconda settimana di blocco del lavoro. Entrambe le associazioni protestano contro quella che considerano la rapacità e l’intransigenza dell’Alliance of Motion Picture and Television Producers, che rappresenta gli interessi dei grandi Studios e delle piattaforme streaming nella trattativa sui nuovi contratti di lavoro.

L’attivista progressista, nota per aver più volte preso di mire le carenze delle grandi compagnie industriali, ha tenuto un discorso ai manifestanti riuniti, tra cui gli artisti Sandra Bernhard, F. Murray Abraham e Tatiana Maslany, oltre alla presidente dell’AFL-CIO (l’unione dei sindacati americani), Liz Shuler. “Sebbene questa sia considerata una lotta contro l’intelligenza artificiale, si tratta in realtà di una lotta contro l’avidità”, ha detto Ocasio-Cortez. “L’azione diretta ottiene risultati, ora e sempre. L’unico modo per ottenere qualcosa è mostrare loro che siamo più forti. Che la nostra solidarietà è più forte della loro avidità, che la nostra cura reciproca superi il loro infinito desiderio di avere sempre di più”.

Ocasio-Cortez ha poi parlato con The Hollywood Reporter degli amministratori delegati che “piangono miseria”, di come l’avidità possa intaccare il valore dei marchi dell’intrattenimento, e del ruolo dei politici in occasione del primo doppio sciopero del settore dal 1960.

Quali spunti ha tratto dall’incontro di oggi con gli attori e gli sceneggiatori in sciopero?

L’energia ai picchetti è davvero forte, si percepisce l’entusiasmo di stare insieme. Credo che le persone provino un senso di autonomia e di potere quando iniziano a fare i picchetti, rendendosi conto che abbiamo molti strumenti a disposizione per assicurarci di bilanciare il terreno del potere e del denaro, in questo settore come negli altri.

Qual è il suo messaggio per le aziende colpite dallo sciopero?

L’idea che la trasformazione dei luoghi di lavoro abbia solo lati negativi per i lavoratori e solo lati positivi per gli amministratori delegati e gli azionisti è completamente sbagliata.

Vede un collegamento tra questi scioperi hollywoodiani e le questioni sindacali americane più in generale?

Mi sembrano intensamente connessi. Rappresento un distretto che si estende tra il Bronx e il Queens. Si trova a New York, la città più grande degli Stati Uniti. Il che significa che vediamo molti lavoratori, dagli immigrati agli attori di Hollywood. Lo scorso fine settimana ero con i lavoratori di UPS e i Teamsters (sindacato dei trasportatori), che si battono affinché i lavoratori part-time ricevano salari equi e condizioni dignitose. Penso che in questo momento il paesaggio e il terreno siano cambiati in modo davvero radicale.

Ricordo che cinque anni fa, quando sono stata eletta per la prima volta, il solo pronunciare la parola “capitalismo” era un tabù. E ora abbiamo livelli record di senzatetto, abbiamo persone che non riescono a pagare l’affitto. Abbiamo persone che possono a malapena permettersi di fare la spesa. Questo sta iniziando ad avere un impatto su tutti i settori. Ciò significa che i lavoratori di tutti i settori, che si tratti di un autista UPS o di uno sceneggiatore della WGA, ritengono che l’unico modo per avere un futuro sia astenersi dal lavoro.

La presidente della SAG-AFTRA, Fran Drescher, quando il suo sindacato ha iniziato lo sciopero, ha detto che gli Studios erano “dalla parte sbagliata della storia”. È d’accordo?

Sono assolutamente d’accordo. Penso che ci sia questa sorta di fregatura che molte industrie stanno cercando di portare avanti. Stanno cambiando drasticamente le loro tecnologie, la scala e il tipo di lavoro. Pensano che tutti i benefici derivanti dall’aumento della tecnologia debbano andare ai vertici. Non alle persone che la maneggiano, che la creano, che la usano e per le quali il loro lavoro è modellato. Gli amministratori delegati devono capire che si può erodere il tessuto della società solo fino a un certo punto prima che inizi a strapparsi. Ed anche loro fanno affidamento su quel tessuto.

Nel suo intervento di stamattina ha chiesto: “Di quanti jet privati ha bisogno David Zaslav?”. In che modo le retribuzioni storiche dei dirigenti hanno alimentato le lamentele dei lavoratori?

Gli amministratori delegati piangono miseria quando tutto il mondo sa che ricevono compensi più alti che mai. Non c’è mai stato un momento nella storia degli Stati Uniti in cui gli amministratori delegati abbiano guadagnato così tanto rispetto al lavoratore medio. Non hanno alcuna credibilità: tutti vediamo che prendono ciò che dicono di non potersi permettere e se lo mettono in tasca.

In ultima analisi, queste aziende, soprattutto quelle di intrattenimento, si basano sul valore del loro marchio. E ci sarà assolutamente un punto in cui questa avidità inizierà ad intaccare il valore del marchio Disney. Inizierà a erodere il valore del marchio di Netflix. E nel mondo dei compensi azionari, dove molti aspetti intangibili influenzano il prezzo delle azioni, questo inizierà assolutamente ad avere un effetto. L’effetto verrà percepito anche dalle tasche degli amministratori delegati che vengono pagati con questo tipo di compenso azionario.

La preoccupa la prospettiva di uno sciopero prolungato e del suo effetto a cascata sui membri delle troupe, sui ristoratori, sugli autisti e su altre persone che rimarranno senza lavoro?

Sì, certo, credo che tutti siano preoccupati. Non credo che i sindacati e i lavoratori siano entusiasti di scioperare. Non credo che sia un loro obiettivo o un desiderio che le cose vadano così male e che si arrivi a questo punto. Lo sciopero è qualcosa a cui si ricorre perché si è con le spalle al muro. Voglio dire, siamo a un punto in cui la gente si chiede: “Che cos’ho da perdere?”.

A Los Angeles e a New York, molti politici locali del partito democratico hanno espresso il loro sostegno agli scioperanti, i consigli comunali di entrambe le città hanno approvato risoluzioni che chiedono la ripresa dei negoziati. C’è qualcosa di più che ci si dovrebbe aspettare dai leader eletti per intervenire?

Penso che dovremmo essere pronti a rispettare le richieste dei lavoratori. Ma al momento, con la SAG e la WGA, così come i Teamsters nella loro lotta contro UPS, il loro messaggio principale è: “Non intralciateci. Lasciate che ce ne occupiamo noi”. Insomma, chiedono di starne fuori, e al momento credo che sia importante per noi seguire le indicazioni dei lavoratori.

Intervista modificata per motivi di lunghezza e chiarezza.

Traduzione di Nadia Cazzaniga