Luca Tommassini, la coreografia come metafora (ed estasi) della vita: “Mentre vivevo cose brutte da bambino, immaginavo i musical”

È stato il direttore artistico di Beyoncé, Laura Pausini e Michael Jackson. Ha fatto ballare Annalisa, Mahmood e Madame e adesso è una delle colonne di Viva Rai 2. Il segreto? "Conoscere la persona con cui lavori, e puntare sempre a stupire". Tra i tanti aneddoti, un ballo "impossibile" con Madonna e Prince. L'intervista di THR Roma

“Quando ascolto la musica entro in questa sorta di estasi e mi immagino tutto della messa in scena. Non so se è il mestiere, o se è Dio che mi ha fatto un dono”, riflette ridendo Luca Tommassini, ballerino, coreografo e direttore artistico. “Comunque sia, torna utile”. E se c’è un filo che lega Mahmood, Lorella Cuccarini, Madonna, Prince, Laura Pausini, Michael Jackson, Eminem, Bjork, Beyoncé e Fiorello – solo per dire alcuni nomi – è proprio quell’estasi.

Ha esordito giovanissimo, iscrivendosi alla scuola di ballo diretta da Enzo Paolo Turchi. Dopo aver ballato con Heather Parisi e Lorella Cuccarini, Tommassini si trasferisce in America a soli ventitré anni, dove entra nel corpo di ballo di Madonna. “Le dicevo sempre che, in realtà, ero sfigato ad essere diventato un ballerino suo, perché ero fan di Michael Jackson”. E se, quando Madonna ha cercato di presentargli Jackson per fargli una sorpresa, nel camerino hanno trovato purtroppo ad aspettarli solo un sosia, Tommassini ha trovato la sua fortuna poco tempo dopo. Adesso è coreografo per Fiorello, Laura Pausini e Alessia Marcuzzi, ma l’obiettivo della sua danza è sempre lo stesso: stupire.

Luca Tommassini, come si adatta ogni coreografia alla personalità dell’artista?

Conoscendo la persona. Solo così riesci a umanizzarla e renderla più vera, senza imporre scelte che siano di tendenza. Quando ero in America, per esempio, vivevo con Geri Halliwell, mentre io e Madonna siamo stati vicini di casa. Ma penso anche alle amicizie italiane che ho con Laura Pausini, Rosario Fiorello, Giorgia. Insomma, c’è molto di personale e di intimo in quello che si porta in scena.

A proposito di Laura Pausini, com’è nato il sodalizio con lei?

Abbiamo avuto carriere simultanee nel mondo, ci vedevamo spesso negli aeroporti, o agli eventi a Miami, Los Angeles, Madrid. Poi mi ha chiamato lei, e abbiamo scoperto che ci piace proprio lavorare insieme. Tiene molto alla messa in scena, tant’è che firmiamo entrambi la direzione artistica.

Prima ha menzionato Fiorello, per cui coreografa i numeri di Viva Rai 2. Com’è lavorare con lui e, soprattutto, come si preparano messe in scena ogni giorno?

Per riprendere il discorso di prima, il rapporto umano è fondamentale nell’aspetto creativo: molte idee vengono quando io e Rosario siamo in vacanza o a cena insieme. Dover preparare anche due o tre messe in scena al giorno, però, è sicuramente l’aspetto più difficile. È come se fosse un varietà in prima serata, ma tutti i giorni e facendo le prove di notte.

In strada, poi.

È una formula che ci siamo inventati noi, così come il “green back” per far apparire all’improvviso mondi e fantasie in mezzo alla strada. Insomma, Viva Rai 2 è una sfida che richiede la messa in campo di mestiere e cuore per superare le difficoltà. Non so se ci siamo riusciti, ma penso che il pubblico ci abbia premiati.

Il team di Viva Rai 2

Il team di Viva Rai 2

Lei ha curato anche le esibizioni a X-Factor fino al 2018, avendo anche lì pochissimo tempo per prepararle. Le è congeniale lavorare in poco tempo?

Diciamo che sono tornati utili i miei traumi da bambino. Il mio passato difficile mi costringeva, da piccolo, a sognare un’altra realtà: mentre vivevo cose brutte io mi immaginavo un musical. È un esercizio che adesso mi sta ripagando. Quando ho poco tempo e poche risorse, con la fantasia riesco a inventarmi qualcosa nell’immediato, anche perché mentre ascolto la musica mi arriva tutto – i colori, i movimenti, le grafiche, le inquadrature.

Lei è direttore artistico di Madonna, Prince, Beyoncé, Michael Jackson e tantissimi altri artisti. C’è un aneddoto legato a uno di loro che le è particolarmente caro?

Ne ho molti, scegliere è difficile. Racconto questo, dai: una volta sono a Londra con Madonna per i Brit Awards. La sera successiva organizziamo una festa, a cui è presente anche Prince. Siccome lui e Madonna non si sono mai incontrati, mentre io lo conosco già, lei mi chiede di invitarlo a ballare. Le rispondo “Sì, ma non posso parlargli, è vietato”…

Scusi, una parentesi: in che senso “vietato”?

Sì, anche chi lavorava con lui da anni aveva il divieto di guardarlo negli occhi e rivolgergli la parola. Comunque, mi avvicino a Prince, che mi concede di parlargli. Gli dico: “Madonna mi ha detto di chiederti se vuoi ballare con noi”. Lui mi risponde: “Di’ a Madonna che, se Madonna vuole ballare con Prince, è Madonna che deve andare da Prince”. Quindi torno da lei, riferisco e lei mi risponde: “Allora di’ a Prince…”. Insomma, ho fatto avanti e indietro tra loro per tutta la sera, fino a quando a un certo punto lui è sparito (ride, ndr).

Secondo lei, c’è ancora spazio nella televisione di oggi per la danza come arte centrale e non complementare ad altre, come il canto o il cinema?

La danza è marginale quando non è interessante. Siamo talmente abituati a vedere talmente tante cose, che quelle interessanti alla fine sono poche. Per questo sono convinto che si debba sempre stupire, meravigliare: quando vengono i brividi a me nel creare le coreografie, spero che vengano i brividi anche a chi guarda. Per esempio: la settimana scorsa ho curato quattro coreografie per i David di Donatello. Se ci sono bella musica, ballerini bravissimi e una buona direzione artistica tutto può funzionare e intrattenere, senza nemmeno bisogno di un budget esagerato.

I David sono stati stata un’esperienza positiva, quindi.

Il pubblico del cinema è più difficile da intrattenere, perché è più alto, un po’ snob. Ma ha funzionato, e poi abbiamo fatto un record di ascolti fenomenale. E poi il tributo di Giorgia a Moroder.