Cat People, la società di distribuzione che ridà vita ai classici “per chi non li ha mai visti prima”. Facendo (qualche volta) giustizia della censura

Da Profondo rosso a Suspiria, passando per L'odore della notte e La grande abbuffata ("il più horror di tutti"): "Fino a pochi anni fa vedere certi film fuori dalle cineteche era impossibile. Fa strano, oggi, pensare che una pellicola di 50 anni fa sia su 100 schemi. È un momento davvero unico per questo tipo di cinema", raccontano i fondatori a THR Roma. E ci anticipano: "Il prossimo sarà L'odio di Kassovitz"

Chi ha controllato il box office italiano dello scorso 10 luglio deve aver pensato, per un attimo, di aver letto male. In una classifica del 2023 stavano Profondo rosso, Ponyo sulla scogliera e Il signore degli anelli. Nessun errore: la ri-edizione dei film di repertorio non è più una rarità del calendario cinematografico. A fine febbraio è tornato in sala Quarto Potere di Orson Welles: sale piene in molte città, per grande sorpresa degli stessi esercenti.

C’è chi dà la colpa alla modestia dell’offerta – si va a vedere i film del passato in mancanza di meglio – ma la sensazione è, invece, che qualcosa stia cambiando sul lato della domanda: si va a vedere i film del passato perché si vuole vedere quei film in una sala. Non sarà la norma, certo, ma nemmeno la nicchia. Le nuove distribuzioni di Titanic e di Avatar, ad esempio, sono state capaci di vincere il weekend cinematografico negli ultimi due anni.

Il ritorno di Profondo rosso in classifica, quello scorso 10 luglio, è stato l’esordio nei cinema di Cat People, neonata società di distribuzione che in soli otto mesi ha riportato nelle sale italiane anche Cannibal Holocaust, L’odore della notte e La grande abbuffata. Il 12 febbraio hanno chiuso un primo cerchio, portando di nuovo Dario Argento nei cinema, con Suspiria. Sarà presto il turno de L’odio di Kassovitz, anticipano in esclusiva all’Hollywood Reporter Roma. “Alleviamo un cucciolo per volta”, scherza Alessandro Tavola, fondatore della società con Raffaele Petrini.

Un'immagine del film Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato - Courtesy of Cat People

Un’immagine del film Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato – Courtesy of Cat People

Cat People è il titolo originale del capolavoro del cinema di serie B Il bacio della pantera, ma anche il titolo del remake di Paul Schrader, dell’omonima canzone di David Bowie, che poi finirà in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino.

“Questo miscuglio fa parte della nostra identità”, ci spiega Raffaele. Per parlare con noi, i due fondatori si connettono da Milano e da Cagliari, quest’ultima la città dove ha sede la società. Nonostante un’industria romano-centrica, lavorare con la distribuzione dalla Sardegna è possibile, anzi, “non cambia assolutamente nulla”.

Negli anni dell’abbondanza streaming, cosa vi ha spinto a ri-distribuire i film nelle sale?

Alessandro Tavola: La sala offre per certi film un’esperienza molto diversa rispetto alla visione da casa. Vedendo al cinema Profondo Rosso o Cannibal Holocaust, ci si ritrova in una dimensione differente, proprio a livello sensoriale. Forse pure più di prima, la sala oggi è – passami il termine – un tempio adibito ad un certo tipo di immagini. Non a caso oggi i registi più noti hanno una fortissima impronta formale: da Wes Anderson ad Ari Aster, a Yorgos Lanthimos. Offrono delle immagini che si distaccano dalla realtà. Fare cinema di realtà è superfluo ormai: la realtà viaggia attraverso altri canali.

La locandina di Suspiria

La locandina di Suspiria

Com’è nata Cat People?

Raffaele Petrini: È un progetto che avevamo in mente da molto tempo. Io e Alessandro siamo amici di lunga data e lui è stato al mio fianco mentre mi occupavo di distribuzione di titoli italiani in Brasile. Lì abbiamo cominciato a discutere dell’idea di aprire una compagnia di distribuzione in Italia: col passare degli anni, abbiamo notato che si stava aprendo uno spazio per le nuove edizioni, per i classici, e abbiamo cominciato a pensarci più seriamente.

Cos’è cambiato?

 Alessandro Tavola: Ci siamo accorti di un interesse diffuso per un cinema finora considerato secondario. Ricordo, prima che lo distribuissimo noi, una proiezione di Cannibal Holocaust alla Fondazione Prada gremita di gente. Vedendo delle realtà come quelle della Cineteca di Bologna o di Lucky Red – che ora ha riportato nelle sale Il cacciatore, ed è andato benissimo – istintivamente abbiamo pensato: “Ok, c’è già chi fa queste cose e le fa molto bene. Noi vediamo di fare qualcosa di diverso e vediamo se interessa”. Anche sul lato tecnico, i tempi sono diventati maturi quando il passaggio al digitale ha agevolato il tutto.

Raffaele Petrini: Fino a pochi anni fa vedere certi film fuori dalle cineteche era impossibile. Fa strano, oggi, pensare che un film di 50 anni fa sia su 100 schemi. È un momento davvero unico per questo tipo di cinema. Vedi The Dreamers uscire in centinaia di cinema, vedi in programmazione un film come Le margheritine di Vera Chytilová, che sarebbe impossibile vedere in un cinema qui a Cagliari, e il pubblico ci va. Noi stessi siamo immersi da richieste di spettatori che ci chiedono di portare i nostri film nelle loro città.

Il vostro catalogo è molto compatto stilisticamente. Anche La grande abbuffata, che non è un horror, in realtà…

Entrambi: …è il più horror di tutti.

Raffaele Petrini: Ci stiamo creando un’identità. Abbiamo cominciato per caso con Profondo Rosso, abbiamo continuato per caso con Cannibal Holocaust. Ci hanno scambiato per distributori di horror ed è vero che questi primi film hanno una facciata un po’ più oscura. Allo stesso tempo, erano film che meritavano un’attenzione maggiore. Cannibal Holocaust, ad esempio, è sempre stato visto alla luce delle polemiche. Noi l’abbiamo vestito come quello che è: un film molto importante, seppur sovversivo. Non abbiamo premuto sul sensazionalismo. La grande abbuffata non era mai stato proiettato in versione integrale. Abbiamo reintegrato i tagli della censura e abbiamo abbassato il divieto ai minori di 14 anni.

La locandina di La Grande Abbuffata, redistribuito da Cat People

Grande Abbuffata, redistribuito da Cat People

Anche gli spettatori stanno cambiando?

Alessandro Tavola: Abbiamo scoperto con piacere che il pubblico di questi film è un pubblico nuovo: non solo appassionati che il film già lo conoscono, ma spettatori anche e soprattutto giovani, che il film non l’avevano mai visto. Oggi i giovani sono bombardati dalle immagini. Credo, però, che questo bombardamento invece che annichilirli, li porti a una consapevolezza diversa, a una capacità di distinguere tra contenuti e fruizioni. Se ai ragazzi gli fai vedere Umberto D. e Cannibal Holocaust di fila, loro, con tutti quegli stimoli precedenti, riescono a leggere entrambi nel modo giusto. Capiscono di più le immagini e da quella sovrabbondanza nasce un desiderio, un impulso, di trovare per le immagini una dimensione diversa.

Oggi invece i social network come TikTok sono accusati dell’opposto, di fare di tutte le immagini un minestrone e di fiaccare la concentrazione.

Alessandro Tavola: Le gioventù bruciate c’erano già e ci sono adesso. Penso semplicemente che gli stimoli facciano bene. Quando ero giovane io, c’erano i videogiochi che sembravano una droga. Oggi sono esperienze ludiche e narrative spesso migliori di quelle seriali. La ricchezza di stimoli ti permette di scegliere con cognizione, di farti un tuo gusto. Prima accendevi la tv, c’erano sei canali. Ora, la sera, puoi guardare milioni di cose diverse. Nel momento in cui puoi assaggiare tutto, lì sì che capisci quello che ti piace.