Orson Welles, il trionfo (senza tempo) di Quarto potere e quegli infiniti rapporti confidenziali dell’Fbi: “Passa le notti con un’artista di striptease. Ed è un comunista”

Il ritorno al cinema di Citizen Kane, capolavoro del 1941, è stato un vero caso. Che non solo illumina la forza che i grandi classici hanno tornato ad esercitare sugli spettatori, ma ci riporta al prezzo altissimo che l'immenso regista dovette pagare a causa del suo affronto al potere. A cominciare dai dossier che gli agenti di Hoover accumulavano su di lui. THR Roma li ha visti

Voi non lo sapete, ma Orson Welles all’inizio del 1945 era sovente “impegnato in attività extraconiugali con un’ex artista di spogliarelli burlesque”. Ora, si potrebbe dire che fossero affari suoi, ma non la pensava così l’Fbi. L’agenzia d’intelligence interna degli Stati Uniti non solo riteneva importante rilevare che il regista di Quarto Potere si era fatto accompagnare ad un evento a San Diego da “varie ragazze, non da sua moglie”, ma curiosamente faceva intendere che tale riprovevole attività sotto sotto dimostrasse che fosse un pericoloso comunista.

Infatti, nello stesso rapporto confidenziale su Welles – datato 9 aprile 1945, la guerra ancora non era finita – si riferisce anche di altri soggetti (ignoti a posteri, dato che il passaggio è stato oscurato) finiti “sotto investigazione in questo ufficio in connessione con le loro azioni di propaganda comunista e russa”, i quali “volevano che Welles si recasse a Sacramento per fare lobbying contro la legge volta a proibire l’intercettazione di membri di un sindacato per la loro attività politica”. La nota era firmata da un pezzo grosso del Bureau: si tratta dell’agente Richard B. Hood, in servizio presso l’agenzia dal 1934 al 1953. “R.B. Hood”, un nome ricorrente nei documenti degli uffici di Los Angeles.

La nota confidenziale dell'Fbi su Orson Welles datata 9 aprile 1945

La nota confidenziale dell’Fbi su Orson Welles datata 9 aprile 1945

Ebbene, in quegli anni i resoconti degli agenti dell’Fbi su Orson Welles sono un’infinità, compresa questa dell'”artista di burlesque”. Oggi si tratta di documenti declassificati, che si possono consultare presso una sezione dedicata dello stesso sito internet dell’agenzia. Ma pochi se li sono andati a spulciare, THR Roma lo ha fatto. Occhio alle date: Quarto Potere – spesso definito “il miglior film americano di sempre” – era uscito nel 1941, quando il nostro aveva appena 26 anni: l’interessamento del Bureau era iniziato immediatamente. Ed è interessanti tornare su questa paradossale storia ora che Citizen Kane (questo il titolo originale) è tornato nelle sale con gran furore grazie ad I Wonder Classics: cinema pieni (moltissimi giovani), un caso notevole al box office, con incassi che hanno clamorosamente superato molte uscite fresche, ben oliate e propagandate.

Perché Quarto Potere non è solo un capolavoro rivoluzionario – eterno – sotto il profilo cinematografico (si sa: la profondità di campo, le riprese dal bassissimo, il racconto a scatole cinesi con un intreccio mozzafiato di flashback che ancora oggi viene imitato a più non posso, un bianco e nero abbacinante, la stessa “verità” raccontata da decine di punti di vista), ma è anche uno dei film più coraggiosi di sempre. Per la cui realizzazione Welles ha pagato un prezzo altissimo: oltreché l’essere pedinato, controllato, perseguitato dall’Fbi, il progressivo ostracismo da Hollywood, la sua sistematica diffamazione come cineasta inaffidabile, incapace di terminare i suoi progetti (la verità è veniva talmente messo alle strette che spesso era semplicemente impossibile concludere i suoi film), la sua nomea di scheggia impazzita rispetto alle regole ferree degli Studios.

Joseph Cotten, Orson Welles ed Everett Sloane in una scena di Quarto Potere (Citizen Kane, 1941)

Joseph Cotten, Orson Welles ed Everett Sloane in una scena di Quarto Potere (Citizen Kane, 1941)

E questo nonostante l’evidenza dei suoi capolavori assoluti: oltre a Citizen Kane, film folgoranti che hanno profondamente segnato il cinema e l’immaginario collettivo, come L’infernale Quinlan, Rapporto confidenziale, Otello, giusto per citarne alcuni a caso. Ora, qui il punto non è solo la solitudine del genio: il più proverbiale dei film di Welles è anche emblematico per quello che riguarda il rapporto della settima arte con il potere.

Il grande (per quanto allora giovanissimo) Orson aveva messo a nudo il potere come nessuno prima di lui aveva fatto: il ritratto del grande magnate della stampa William Randolph Hearst – appunto Charles Foster Kane, interpretato in diverse sue età dallo stesso Welles – è un viaggio nella sua anima, nella sua intimità, nelle sue debolezze, nella sua megalomania (castelli compresi), nella sua impossibile, per certi versi tragica, ricerca d’amore.

Orson Welles, Joseph Cotten ed Everett Sloane in una scena di Quarto Potere (Citizen Kane, 1941)

Orson Welles, Joseph Cotten ed Everett Sloane in una scena di Quarto Potere (Citizen Kane, 1941)

Ma non finisce qui. Welles era arrivato al contratto stellare che Hollywood gli aveva concesso per Citizen Kane sulla scia dell’impatto portentoso che nel 1938 aveva avuto il suo radiodramma tratto dalla Guerra dei mondi di H.G. Wells, quando mezza America sprofondò nel panico collettivo, sinceramente convinta che l’invasione aliena messa in scena da Orson fosse reale. Ma al più tardi l’Fbi aveva drizzato le antenne in direzione Welles quando l’enfant prodige, in quello stesso 1938, aveva allestito a Broadway una versione voodoo del Macbeth, con un cast di soli neri: un atto di una sfrontatezza fenomenale per l’epoca. Ricordiamolo: l’America ci metterà almeno altri trent’anni per superare il segregazionismo.

Insomma, la fissazione dell’Fbi per Orson non nasceva dal nulla. Sono quasi duecento le minute confidenziali contenute nel dossier a nome Welles. Tra i vari documenti presenti, la foto scattata a Roma che ritrae Welles a tavola con Palmiro Togliatti, segretario del Pci, nel 1947 a Roma, un’occasione nata soprattutto dalla curiosità sfrenata volta a tutte le latitudini del nostro, che all’epoca frequentava intensamente l’Italia, certo non solo via Veneto. A proposito: in un’altra nota del Bureau, datata ottobre 1952 e dedicata a Bertolt Brecht, si afferma che l’immenso drammaturgo e poeta tedesco, ovviamente pure lui classificato come pericolosa comunista, aveva incontrato Welles proprio a Roma per collaborare insieme ad una versione cinematografica del suo Galileo.

Orson Welles con Palmiro Togliatti, segretario del PCI, nel 1947 a Roma

Orson Welles con Palmiro Togliatti, segretario del PCI, nel 1947 a Roma

In un ulteriore documento dell’Fbi del 4 novembre 1944, sempre firmato R.B. Hood, si richiede di “preparare una nuova security card” per Welles, vale a dire la procedura di un suo ulteriore “attenzionamento” in quanto sospetto eversore. Oltre alle sue generalità (nome e cognome, residenza, data di nascita e via dicendo), tra le varie voci ne appaiono spuntate due: nato negli Usa e “comunista”. Et voilà.

Dal punto di vista storico è interessante notare che si tratta di una modalità di persecuzione che anticipa di diversi anni il maccartismo. Da un punto di vista personale e artistico, le ferite inferte a Welles hanno continuato a sanguinare per tutta la sua vita. Sono struggenti le parole del regista affidate ad un’intervista oramai in età avanzata: “Se dopo Citizen Kane avessi fatto qualsiasi altra cosa, mi fossi dato alla scrittura o magari alla politica, avrei sicuramente avuto più successo. Ho passato la maggior parte della mia vita a raccattare il denaro per girare i miei film. In percentuale, ho passato il 98 per cento del tempo a cercare di fare film e solo il 2 per cento a girarli davvero. No, proprio non è un bel modo di vivere”.

Il documento dell'Fbi su Orson Welles datato 3 novembre 1944

Il documento dell’Fbi su Orson Welles datato 3 novembre 1944

Oggi, oltre agli strepitosi capolavori come L’orgoglio degli Amberson, il Macbeth o il mai terminato Don Quixote, c’è l’immortalità di Quarto Potere a consegnarci il vincitore di questa lunga storia: e non è il magnate William Randolph Hearst – che gli aveva scatenato addosso tutta la sua potenza mediatica, politica e non solo – bensì Orson Welles. Il cui Charles Foster Kane è tornato a raccogliere le folle nei cinema a oltre ottant’anni dalla suo debutto e continua ad abitare la consapevolezza collettiva del nostro presente.

Curiosi cortocircuiti della storia: “Ti mando a Sing Sing, Gettys… a Sing Sing!”, grida i ventiseienne Orson Welles nei panni dell’ultrasessantenne Charles Foster Kane al suo avversario politico, l’orrido Jim Gettys. Il riferimento è ovviamente al carcere di massima sicurezza a nord di New York, sulle rive dell’Hudson. Facile immaginare che l’agente R.B. Hood ed il suo superiore J. Edgar Hoover (c’è chi ritiene che Hearst in persona avesse fatto pressione sul capo dell’Fbi affinché mettesse nel mirino il regista di Quarto Potere), in quello scorcio d’anni quaranta ci avrebbero mandato volentieri lo stesso Welles. Ma, come si suol dire: mai vendere la pelle dell’Orson.

Orson Welles in una scena di Quarto potere (1941)

Orson Welles in una scena di Quarto potere (1941)