Mentre i membri del sindacato degli attori (SAG-AFTRA) e del sindacato degli autori (Writers Guild of America) scioperano per ottenere – tra le altre cose – un aumento dei compensi per i film e gli spettacoli televisivi che creano per le piattaforme di streaming, c’è anche un’altra battaglia in corso che li vede protagonisti.
Una lotta che viene condotta all’interno della comunità degli addetti agli stunt. “I coordinatori degli stunt per le produzioni cinematografiche hanno le stesse garanzie degli interpreti, ma quando si passa allo streaming televisivo non ne riceviamo nessuna”, afferma Cort L. Hessler, presidente nazionale del Comitato Stunt e Sicurezza della SAG-AFTRA.
“Nel mondo del cinema – continua Hessler – sono previsti dei compensi residuali comuni. Nel mondo della televisione, gli interpreti hanno dei compensi fissi, quindi hanno un tetto massimo di guadagno. Noi vogliamo solo gli stessi residuali degli interpreti”.
Il contratto degli stunt performer
Rimuovere l’esclusione dei coordinatori degli stunt dai compensi per le repliche delle reti, per la tv straniera e per i programmi in streaming ad alto budget è una delle tre proposte che la SAG-AFTRA ha presentato ai rappresentanti degli Studios (l’Alliance of Motion Picture and Television Producers), che riguarda nello specifico le persone responsabili della coreografia delle scene d’azione e del casting degli stunt performer nelle produzioni.
Il secondo chiede che i coordinatori degli stunt che lavorano con contratti forfettari per film e serie in streaming ricevano la stessa retribuzione dei coordinatori che lavorano nelle grandi produzioni.
“Abbiamo un contratto standard che prevede lo straordinario dopo otto ore di lavoro, poi c’è quello che si chiama “flat deal”, che prevede una tariffa unica per l’intera giornata”, spiega Hessler. E continua: “Quando si tratta di un contratto regolare non forfettario, i coordinatori degli stunt cinematografici vengono pagati esattamente come i coordinatori dello streaming televisivo. Ma quando passiamo all’accordo fisso, i coordinatori dello streaming televisivo vengono pagati il 26% in meno al giorno e il 29% in meno alla settimana. Vogliamo uniformare la situazione”.
“I coordinatori degli stunt per lo streaming televisivo lavorano più ore perché si preparano e girano allo stesso tempo – aggiunge il presidente del Comitato – mentre il coordinatore degli stunt cinematografici si prepara, si prepara anche l’intera produzione, e poi iniziano le riprese”. E continua: “Quando giriamo un episodio, stiamo preparando già quello successivo”.
Orario di lavoro
L’orario di lavoro è la terza questione da affrontare, con la SAG-AFTRA che chiede che i coordinatori degli stunt a contratto fisso ricevano straordinari o un riposo minimo tra i giorni di lavoro per mitigare quelli che descrivono come “orari abusivamente lunghi sul set”. Finora, gli Studios hanno tentato di affrontare la questione solo inviando promemoria, racconta Cort Hessler.
“È già abbastanza difficile far sì che molte produzioni seguano tutte le regole, figuriamoci un memorandum che dice: Oh, non fate lavorare troppo questi ragazzi”, afferma Hessler, facendo notare che i coordinatori degli stunt sono tenuti ad avere solo 10 ore di tempo tra quando lasciano il set e quando tornano il giorno successivo. “Gli interpreti hanno 12 ore, eppure il nostro lavoro è estremamente stressante. Devo assicurarmi che qualsiasi cosa faccia non uccida qualcuno”, aggiunge.
Lo stesso vale per i rigger, i membri della troupe che usano fili, corde e altri meccanismi per realizzare le diverse scene d’azione di una produzione. “Superman non vola da solo. Sono i nostri stunt rigger a farlo volare. I burattinai ricevono i contributi, ma i nostri rigger e gli addetti alla sicurezza no”, tuona Hessler. E continua: “Stanno facendo la stessa cosa, stanno muovendo l’interprete”.
Nel contratto iniziale presentato all’associazione di categoria degli Studios (AMPTP), c’era una proposta che prevedeva di garantire i diritti residuali anche per gli stunt performer off-camera, ma è stata poi ritirata quando il sindacato ha indetto lo sciopero. “Sono cose che succedono quando non si tratta di condizioni cardine nella contrattazione”, spiega Hessler. “In un certo senso si è costretti a rimuoverle dal tavolo”.
Un po’ di burocrazia
Il ritorno al lavoro è una questione ricorrente dall’inizio dello sciopero degli sceneggiatori, il 2 maggio, e quello degli attori, il 14 luglio. Da allora, la SAG ha stipulato accordi provvisori con produzioni indipendenti non legate all’AMPTP, che consentono ai membri di sostenere audizioni o di impegnarsi in trattative di casting. A partire dal 14 agosto, la SAG non concede più tali accordi ai progetti coperti dalla WGA e prodotti negli Stati Uniti.
“Penso che gli accordi siano una cosa fantastica, la mia unica preoccupazione è che si sbrighino con i progetti”, dice TJ White, uno stunt coordinator di seconda generazione. “Ci sono più di 100 progetti presentati per l’accordo provvisorio in questo momento, ma non credo che la SAG abbia abbastanza persone per elaborarli in modo che possiamo effettivamente tornare al lavoro”, aggiunge, notando che è stato chiamato per un progetto che richiedeva un accordo verso la fine di luglio.
“Non abbiamo ancora una risposta – aggiunge White – quindi non possono procedere al casting del film. Non possono iniziare la pre-produzione. Vogliono assumere stunt performer e attori. Circa 171 membri della SAG verrebbero assunti per questo film”.
Le richieste coperte dalla proposta del sindacato
Le esigenze degli stunt performer sono ampiamente coperte dalle condizioni generali proposte dal sindacato, tra cui un aumento salariale dell’11% nel primo anno del nuovo contratto. Una disposizione aggiuntiva mira anche a implementare un processo di consultazione per prevenire “le “parrucche” e il trucco razzista e sessista degli stunt performer”, si legge nella proposta. Su questo punto è stato raggiunto un accordo provvisorio con l’AMPTP.
“Stiamo cercando di essere più equi quando si tratta di pratiche e standard di assunzione per quanto riguarda i sosia degli attori e di mantenere le loro vere sembianze, etnia e sesso”, dice Hessler. E continua: “Sappiamo che ci saranno occasioni in cui solo una persona al mondo è in grado di fare qualcosa, quindi bisogna sempre lasciare la porta aperta, perché è al 100% una questione di sicurezza. Bisogna assumere la persona migliore che possa fare il lavoro, ma vogliamo anche che la persona migliore sia un’ottima controfigura per l’attore e non escluda nessuno”.
Gli stuntman in sciopero
Henry Kingi Jr. è uno stuntman di seconda generazione. Il 5 agosto ha partecipato al picchetto con la moglie, i due figli, il fratello e il padre, Henry Kinji, fondatore della Black Stuntmen’s Association. Tecnicamente era la seconda volta che manifestava in difesa della categoria.
“È stato un momento di chiusura del cerchio, perché nel 1980 ho manifestato con mio padre”, ricorda Kinji Jr. “Avevo 10 anni e camminavo con lui e la mia matrigna di allora, Lindsay Wagner, e con me c’era anche mio fratello Alex”, ha aggiunto.
L’attuale manifestazione è la prima volta che il sindacato degli attori sciopera da allora. “In ultima analisi, sento che ci sarà una sorta di risoluzione, ma c’è davvero un divario tale in questo momento che è difficile dire dove arriveremo perché le linee di demarcazione sono molto definite”, dice Kinji, Jr.
“Il sindacato comprende bene ciò di cui la comunità degli stunt ha bisogno e sta spingendo molto per ottenerlo”, aggiunge. E conclude: “Si tratta solo di far capire all’AMPTP che queste sono esigenze e non solo desideri”.
Vita da stunt performer
Guadagnarsi da vivere come stunt performer sta diventando sempre più difficile per motivi che non riguardano solo i compensi e le retribuzioni.
“La concorrenza e il modo in cui i direttori creativi, i produttori e gli Studios affrontano l’azione e gli stunt – stanno superando i limiti, quindi le competenze devono continuare ad aumentare. È difficile se nessuno è in grado di lavorare in questo momento”, spiega White. E continua: “Gli stunt devono ancora allenarsi. Sono impegnati negli scioperi, poi sono in palestra ad allenarsi e poi a curare i loro infortuni”.
Carrie Bernans può capirlo. Ha avuto due gravi incidenti da quando è diventata una stunt performer sette anni fa. Uno non l’ha mai comunicato alla produzione, l’altro l’ha dovuto fare perché ha richiesto l’indennità per i lavoratori per prendersi un periodo di ferie necessario alla guarigione. “La cosa più importante è che non si vuole smettere di lavorare perché non si sa quando ci sarà il prossimo lavoro”, dice Bernans. “E se sei onesto e ti infortuni, a volte le persone non vogliono assumerti”, spiega.
Bernans ha infatti smesso di lavorare prima dell’inizio dello sciopero SAG, dopo aver dato alla luce suo figlio tre mesi fa. Il suo piano prevedeva di tornare a lavorare a questo punto, ma poi c’è stato lo sciopero.
“Se non avessi avuto i contributi e i soldi risparmiati durante la gravidanza, sarei stata senza casa e povera come molte altre persone”, dice White, che fa notare come il congedo parentale non esista nel settore. “Non lo dico per essere scortese, ma per essere sincera e onesta – aggiunge la stunt performer – il modello retributivo è superato e deve essere corretto, altrimenti diventiamo artisti morti di fame, e non è divertente”.
L’accordo ci sarà, ma quando?
Noelle Kim è d’accordo. L’ex vicepresidente delle operazioni della Stuntmen’s Association of Motion Pictures e fondatrice del sito web Stunt Access si considera un’accanita sostenitrice dei membri della comunità: “Gli stunt sono atleti professionisti del cinema e della televisione”, afferma, “sono gli unici che mettono fisicamente in gioco le loro vite e i loro corpi”.
Così come la SAG ha seguito la WGA nello sciopero, Hessler ritiene che il sindacato degli attori seguirà quello degli sceneggiatori nell’uscirne. Resta da vedere quanto tempo ci vorrà.
“Si spera che la WGA riesca a trovare un accordo”, dice Hessler. “Stanno parlando, il che è una buona notizia, e penso che una volta raggiunto un accordo, potrebbe aprire la porta all’AMPTP e alla SAG-AFTRA per ricominciare a parlare”, aggiunge.
“Faccio parte di un comitato di negoziazione, quindi stiamo ancora facendo riunioni e preparandoci – conclude Hessler – ma finché entrambe le parti non si presentano, non c’è nulla di cui parlare”.
Traduzione di Pietro Cecioni
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