Nel corso della sua vita, la principessa Margaret, contessa di Snowdon, era famosa per essere un’affascinante donna mondana, un personaggio che l’attrice Lesley Manville porta in vita nelle ultime due stagioni di The Crown, dopo Vanessa Kirby ed Helena Bonham Carter.
Tuttavia, nell’ottavo episodio della sesta e ultima stagione della serie, il pubblico ha potuto vedere “non la sfavillante ma la ligia” sorella minore della regina Elisabetta II (Imelda Staunton) che, in un discorso, la descrive come “la compagna” di tutta la vita: “Non riesco ad immaginarmi senza di lei”.
La dichiarazione, pronunciata in occasione della festa per il 70° compleanno di Margaret, così come viene rappresentata nel dramma di Netflix, rafforza l’affiatamento tra Lilibet e Margaret che ha caratterizzato le sei stagioni della serie. Prefigura anche l’imminente separazione tra le due, poiché la salute di Margaret inizia a declinare dopo aver subito una serie di ictus.
Così facendo, The Crown svela anche un lato più vulnerabile della principessa Margaret rispetto a quello che il pubblico forse conosceva prima della sua morte, avvenuta il 9 febbraio 2002, dopo aver subito il suo quarto e ultimo ictus all’età di 71 anni.
Prima di approdare a The Crown, si era resa conto di quanto fossero vicine la regina Elisabetta e la principessa Margaret e di quanto il loro rapporto sarebbe stato centrale per la trama della serie?
LESLEY MANVILLE È facile capirlo leggendo i libri. Erano chiaramente vicine, hanno trascorso l’infanzia insieme prima di sapere che le loro strade avrebbero preso la direzione che hanno preso. Quindi sì, sapevo che avevano questo legame. Ma non si poteva sapere cosa avrebbe deciso di farne Peter Morgan, se portare avanti quel rapporto. Fortunatamente, era interessato. Quella relazione e le sue complessità erano sempre in agguato in ogni scena, anche in quelle minori, sia che si trattasse di un piccolo gesto reciproco o di uno sguardo amorevole di sostegno. Nell’ottavo episodio, naturalmente, Morgan si è davvero sbizzarrito con le due, perché voleva esplorarle e creare una sorta di chiusura, dopo aver vissuto quella relazione in modo così intenso nelle prime stagioni.
L’episodio “The Ritz” è uno sguardo meravigliosamente commovente sugli ultimi anni di vita delle sorelle. Quanto è stato impegnativo l’ottavo episodio per voi?
IMELDA STAUNTON Per gli attori il termine “impegnativo” è importante. Vuoi che sia impegnativo. È emozionante, è veritiero e difficile. E le cose difficili sono davvero soddisfacenti da affrontare. Quindi credo che l’abbiamo trovato difficile e allo stesso tempo molto soddisfacente.
Lesley, ha dovuto mostrare i cambiamenti fisici che Margaret ha subito quando la sua salute ha iniziato a cedere. Quanto è stato impegnativo per lei?
MANVILLE Non voglio demistificare completamente la questione, ma sì, vuoi presentarla nel modo più accurato possibile. Anche se l’ictus è diverso da persona a persona, lo si vuole rappresentare in modo adeguato perché molte persone ne soffrono. Ci sono molte foto di Margaret in quel periodo. In un certo senso, la cosa più interessante per me è quello che ha fatto al suo senso di sé e come lo ha stravolto. Lei è molto caratterizzata dal suo glamour e dal modo in cui può presentarsi. Era molto importante per lei. Quindi non poter essere quella persona è stato difficile.
Imelda, ha detto di aver avuto paura entrando nella serie nella quinta stagione. Cosa l’ha spaventata di più nell’interpretare la regina?
STAUNTON È un lavoro che vuoi fare bene e devi cercare di non farne una caricatura o una semplice voce o una camminata, cerchi di fare tutto insieme. Stai seguendo delle orme straordinarie. La prima persona che segui è la regina, e poi gli attori che l’hanno interpretata, che si tratti di Helen Mirren o Claire Foy. Dopo di che devi liberarti di tutto questo e cercare di entrare nelle tue scarpe, anche se sono abbastanza simili, e andare avanti. Per una frazione di secondo si è consapevoli del carrozzone che si sta trascinando, ma poi bisogna lasciarlo andare e provare a interpretare il copione presentato da Peter Morgan. Ma questo aspetto – essere spaventati – fa parte del processo, per tutti noi. Con la sesta stagione, credo che ci siamo abituati un po’ di più. Credo che sia successo ogni volta. Quando Olivia Colman ha preso il posto, è stato difficile perché avevamo già avuto una regina. E dato che questa è la prima volta che accade in televisione, con tre epoche e tre attrici, è un territorio inesplorato. Abbiamo dovuto fare attenzione.
Che cosa vi siete prefissate di ottenere in ciascuna delle vostre rappresentazioni. Ritenete di aver raggiunto l’obiettivo?
MANVILLE In ogni lavoro ci sono sempre delle inevitabili insicurezze, ma si ha fiducia nel fatto che si è stati assunti perché chi l’ha fatto sa cosa puoi fare come attrice e che, quindi, potrai apportare a questo lavoro le tue doti di attrice. E questo è il massimo che puoi fare, senza mai compiacerti, senza mai essere pigra, cosa che non farei mai in nessun lavoro. Quindi, in un certo senso, interpretare Margaret ha delle sfide intrinseche. Ma non l’ho affrontata in modo particolare, perché voglio svolgere bene ogni singolo lavoro che faccio ed essere, alla fine, soddisfatta di me stessa e sapere di aver fatto del mio meglio.
STAUNTON Credo che sia vero. In un certo senso, non si tratta di dire: “Che cosa voglio realizzare?”. Si vuole prendere il testimone e continuare. Ed è proprio questo che si deve fare.
Dall’inizio alla fine, questa serie ha suscitato un grande interesse da parte dei media. Che cosa è stato più strano o sorprendente per lei nella risposta a The Crown?
MANVILLE Le opinioni sono le loro. Non voglio commentare, perché non ho nulla da dire al riguardo. È uno show popolare e la gente vuole parlarne, e se vogliamo che ne parlino, dobbiamo ascoltare tutte le opinioni. Non credo che questo influisca sul fatto che la gente lo guardi o meno. Quindi, va bene così.
Traduzione di Pietro Cecioni
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