Kerry Washington sull’essere celebrità e attivista: “Ci si sente davvero vulnerabili”

"Molte persone non fanno questo lavoro, non si impegnano più a fondo, perché sono paralizzate dalla paura. Quando si è sotto gli occhi di tutti fa paura uscire allo scoperto, dire cose e creare cambiamenti" ha dichiarato l'attrice

L’attivismo fa parte della vita di Kerry Washington fin dall’adolescenza, e l’attrice è diventata un’importante sostenitrice delle campagne presidenziali di Barack Obama del 2008 e del 2012. Solo la mattina dopo le elezioni del 2016, quando l’hashtag Olivia Pope (l’addetta alla risoluzione di crisi fittizia interpretata dall’attrice in Scandal) è diventato di tendenza sui social in risposta all’elezione di Donald Trump alla presidenza, l’attrice ha capito di aver il potenziale per avere un impatto maggiore sulla società.

“Le persone volevano che questo personaggio immaginario risolvesse i loro problemi. Io sentivo che questo era un momento di reale disconnessione, perché viviamo in una democrazia; siamo noi le persone che hanno il potere di sbloccare il cambiamento più importante, ma continuiamo a delegare questo potere ai personaggi televisivi”, spiega Washington. “Volevo usare la mia piattaforma per ricordare alle persone che possono risolvere le cose nelle loro comunità. Sono loro a creare il cambiamento e a risolvere le questioni nelle loro vite, nelle loro famiglie, nei loro quartieri, nei loro consigli scolastici e nei loro Stati”.

L’approccio all’attivismo di Kerry Washington

Durante le successive elezioni di midterm, Washington ha iniziato a partecipare a eventi comunitari e incontri con organizzatori politici locali come Tram Nguyen, co-direttore esecutivo di New Virginia Majority, e Art Reyes III, direttore esecutivo di We the People Michigan. Ispirata dai loro sforzi, ha formato la Vision Into Power (VIP) Cohort, che fornisce risorse a questi gruppi e ad altre otto organizzazioni di base in tutto il Paese, tra cui One Hood, Florida Rising e Arizona Coalition for Change. Nel 2020, è diventata partner del Social Impact Fund (uno sponsor fiscale di organizzazioni no profit) per lanciare la KW Foundation, che comprende la VIP Cohort e l’iniziativa Influence Change, che si concentra sulla formazione degli artisti sulle questioni sociali e sulle organizzazioni con cui possono collaborare.

“Il Social Impact Fund mi ha permesso di lavorare sul campo senza dovermi fare carico delle donazioni e delle sovvenzioni e di tutte le responsabilità legali e fiduciarie che sono assolutamente necessarie”, spiega Washington. “Il mio team principale può concentrarsi sul cambiare il mondo invece che sulla contabilità, sulle dichiarazioni fiscali e sulle assicurazioni”.

Conciliare fama e attivismo

Una sfida che ha affrontato nel corso della sua carriera, dice Washington, è stata quella di assicurarsi di non rinunciare a far sentire la sua voce man mano che la fama aumentava. “Quando si è sotto gli occhi di tutti fa paura uscire allo scoperto, dire cose e creare cambiamenti, perché si è davvero vulnerabili”, ammette.

La collaborazione con il Social Impact Fund, che ha un’esperienza decennale nella gestione di progetti filantropici per le celebrità del mondo dello spettacolo, ha alleggerito la sua preoccupazione di parlare e agire. “Molte persone non fanno questo lavoro, non si impegnano più a fondo, perché sono paralizzate dalla paura. Sono in grado di gestire una fondazione? So tutto quello che devo sapere per farlo? Essere guidata da uno sponsor fiscale che ha una comprovata esperienza nel settore no profit significa che non devo necessariamente rinunciare alla mia intera carriera nel settore artistico o della produzione per fare questo lavoro”.

Per Washington, usare la sua voce significa esercitare il diritto che più le sta a cuore e mobilitare gli altri ad abbracciarlo. “Viviamo in un momento in cui le persone hanno dimenticato la propria potenza”, dice. “Ci sono così tante questioni che contano in questo momento: il cambiamento climatico, i diritti LGBTQ, i diritti riproduttivi, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la povertà, il razzismo. Ci sono così tante cose in gioco, e tutte queste possono essere affrontate con la costruzione della democrazia”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga