Lo scorso 20 marzo la pubblicità dell’imminente album Cowboy Carter di Beyoncé è stata proiettata in diversi musei di New York, dal Guggenheim al Whitney fino al New Museum e al Museum of Art and Design. In una dichiarazione rilasciata ad ARTnews, il Guggenheim ha tuttavia affermato che l’istituzione “non è stata informata e non ha autorizzato l’iniziativa”.
Il materiale promozionale esposto all’esterno del Guggenheim Museum riportava le frasi “Questo non è un album country. Questo è un album di Beyoncé”, oltre al titolo e alla data di uscita dell’album. Le frasi si riferiscono al post su Instagram della cantante all’inizio della settimana, in cui ha raccontato apertamente cosa l’ha portata a creare Act II: Cowboy Carter in un’industria discografica in cui non si è mai sentita accolta fuori dal suo genere musicale, soprattutto in quello country.
Gli indizi lasciati da Beyoncé
Beyoncé ha accennato alla promozione del nuovo album nei musei postando proprio le coordinate del Guggenheim in una storia di Instagram. Gli altri musei avrebbero proiettato l’immagine della copertina di Cowboy Carter sull’esterno dei loro edifici. I fan si sono subito riversati sui social media per condividere le foto delle pubblicità, Guggenheim compreso, in realtà.
Qualcuno ha anche ipotizzato che la proiezione dell’album fuori dal Guggenheim Museum fosse collegata alla mostra in corso intitolata Going Dark: The Contemporary Figure at the Edge of Visibility, che presenta “più di 100 opere di un gruppo di 28 artisti, la maggior parte dei quali sono neri e più della metà sono donne”.
All’inizio di questa settimana, anche un altro famoso edificio di New York – l’Empire State Building – ha segnalato di essere pronto per Cowboy Carter, rispondendo al promo di Beyoncé sui social media con un cappello da cowboy photoshoppato in cima all’Empire State Building.
Act II: Cowboy Carter è la continuazione del suo album Renaissance.
Sat. pic.twitter.com/tT74JkpQQ6
— Empire State Building (@EmpireStateBldg) March 19, 2024
Traduzione di Pietro Cecioni
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