Pd: “Ancora nulla sul tax credit del cinema, così il ministro Sangiuliano affossa l’industria”

Attese le nuove regole sul credito d'imposta, che ha iniziato il suo iter nel Consiglio superiore dell'audiovisivo e rivedrà le aliquote d'investimento. Irene Manzi, capogruppo dem in commissione Cultura della Camera: "È passato un altro mese e il governo nonostante le promesse non ha ancora pubblicato il decreto"

Di THR ROMA

“È passato un altro mese e il governo nonostante le promesse non ha ancora pubblicato il decreto per il riordino del tax credit cinema. Un provvedimento molto atteso dall’industria cinematografica e audiovisiva il cui rinvio e il definanziamento sta determinando gravi ripercussioni economiche e occupazionali“. Così la capogruppo del Pd in commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, alla vigilia della 69esima edizione del David di Donatello che si terrà venerdì prossimo nel teatro 5 di Cinecittà.

“Le produzioni italiane sono ferme e quelle internazionali stanno virando altrove – ha aggiunto Manzi – a causa dell’incertezza normativa generata da questa situazione di stallo di cui è responsabile è il ministro Sangiuliano che si conferma inadatto al ruolo che sta ricoprendo. È più di un anno che il settore chiede chiarezza e certezza normativa ricevendo solo rinvii, tagli alle risorse e un groviglio di nuove norme che complicano e politicizzano le modalità di finanziamento”, conclude la democratica.

Il nuovo tax credit

Il 3 aprile 2024 presso il Consiglio superiore dell’audiovisivo è iniziato l’iter che entro l’estate dovrebbe portare all’attuazione del decreto contenente le nuove disposizioni sul tax credit per la produzione cinematografica. La sottosegretaria al MIC Lucia Borgonzoni ha spiegato già alcuni aspetti della normativa.

Fino ad ora, chi investiva nella realizzazione di un film otteneva dallo Stato il 40% di agevolazioni fiscali ma con le nuove regole si introdurranno due “criteri selettivi”. Il primo riguarda le opere commerciali che riceveranno automaticamente il 40% di copertura, il secondo criterio si applica alle prime e seconde opere, ai film più complessi e alle start-up, per evitare un finanziamento indiscriminato.

Il limite massimo per un film italiano rimarrà di 9 milioni di euro, per i film di dimensioni ridotte e medie con problemi di liquidità, il 70% del finanziamento ministeriale sarà erogato in anticipo e il restante 30% al termine del progetto.

Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto alle percentuali precedenti, che prevedevano la cessione del 40% del finanziamento in anticipo e il 60% al completamento del progetto. Una novità del decreto è l’istituzione di un fondo ad hoc da 52 milioni di euro per storie riguardanti personaggi illustri italiani.