Il cinema italiano lancia l’allarme: “Ormai siamo in emergenza”. Bellocchio: “Uniti si vince”

“Nella mia lunga esperienza non è mai stato possibile lottare tutti insieme", afferma il regista di Rapito durante l'incontro, Vogliamo che ci sia ancora un domani, all'Adriano di Roma. Attori, registi, autori e produttori riuniti, sono prove tecniche di sciopero generale. Presenti, tra gli altri, Paolo Sorrentino, Vittoria Puccini, Paolo Virzì e Fabrizio Gifuni

“Unità”. Marco Bellocchio usa questa parola per concludere il suo intervento durante l’incontro Vogliamo che ci sia ancora un domani, al cinema Adriano. La mattina del 5 aprile, il settore dell’audiovisivo italiano si è infatti radunato in massa (circa 1500 persone) nelle sale di piazza Cavour, a Roma, riempiendone cinque: una in cui si svolgeva la conferenza, e le altre quattro che proiettavano l’evento. Tutto pieno, partecipato: nel pubblico presenti anche Valeria Golino, Paolo Virzì, Paolo Sorrentino e Fabrizio Gifuni.  

Le associazioni del settore – tra cui Anica, Anac, Unita, 100Autori, Wgi e Agici – hanno mostrato non soltanto i successi del cinema italiano, ma hanno espresso le proprie perplessità nei confronti di uno scenario politico tutt’altro che rassicurante. Il ministero della cultura e il governo, infatti, non stanno ancora dando delle risposte alla filiera, che ormai da mesi attende il nuovo decreto sul tax credit e che, quindi, è bloccata.

La mancanza di decreti attuativi, oggi, per gli addetti ai lavori è – come scrivono le associazioni promotrici in un comunicato – “una vera e propria situazione di emergenza”. Ciò è causato non soltanto da un blocco dei fondi pubblici, ma anche dalla concomitante contrazione del mercato.

“Chiediamo formalmente al ministro Gennaro Sangiuliano, alla sottosegretaria Lucia Borgonzoni e al direttore generale Nicola Borrelli di considerare urgentemente le proposte del settore e promuovere un incontro a breve per attuare le necessarie riforme in tempi rapidi”.

Prove tecniche di sciopero generale

Il ritardo accumulato dalla politica, e la poca trasparenza, stanno mettendo in difficoltà l’intera filiera: le produzioni indipendenti (Pmi) sono tra le più colpite da questa incertezza. E anche gli investimenti esteri “rischiano di essere dirottati in altri paesi in assenza di chiarezza su risorse, regole e tempistiche”, affermano ancora le associazioni del mondo del cinema.

L’incontro al cinema Adriano, però, non è stato solo un evento di confronto molto partecipato, bensì una prova tecnica di sciopero generale: una dimostrazione che il settore è unito e pronto a farsi sentire.

“Non è mai stato possibile, nella storia del cinema italiano, lottare tutti insieme,” spiega il regista di Rapito, ora candidato a nove David di Donatello tra cui miglior film e miglior regia. “Non ricordo, nella mia lunga esperienza, uno sciopero generale del cinema e dell’audiovisivo insieme, magari molti stavano a casa, andavano al mare, facevano altro. Ma insieme, tutti uniti, io non ne ho un ricordo”.  

La folla al cinema Adriano

La folla al cinema Adriano

Il settore cinema in Italia

Un po’ di numeri: in Italia sono operative 9mila imprese (per lo più piccole e medie imprese), che creano 65mila posti di lavoro, più ulteriori 114mila nelle filiere connesse. Il fatturato totale è di 13 miliardi l’anno. C’è poi il cosiddetto effetto moltiplicatore, cioè per ogni euro speso da investimenti pubblici o privati sul settore, si genera un ritorno di 3,54 euro.  

“Tax credit? Questione di qualche settimana”, diceva a settembre a The Hollywood Reporter Roma il direttore generale della direzione cinema e audiovisivo Nicola Borrelli. Ora, ad aprile, ancora non c’è un documento, e il quadro politico continua ad aggravarsi dopo la recente riforma del Tusma, che ha rimosso gli obblighi di investimento da parte dei Broadcaster e Streamer all’animazione e ai documentari. Il Testo unico servizi media audiovisivi e radiofonici (Tusma) in Italia regola gli investimenti che lo Stato assegna alle emittenti televisive e alle piattaforme.

A inizio settimana, il Corriere della Sera ha pubblicato alcune anticipazioni sulla Legge Cinema, che ha cominciato il 3 aprile il suo iter nel neonato Consiglio superiore dell’audiovisivo. Il decreto, secondo la sottosegretaria al ministero della cultura Lucia Borgonzoni, punta all’”equità”. “Abbiamo fatto ordine, parlato con le associazioni di categoria che hanno condiviso lo spirito. Ma non mancheranno malumori e proteste”.

Anni di fermento nel cinema

Nel contesto internazionale, il 2023 è stato un anno di doppio sciopero a Hollywood di attori e sceneggiatori di cinema e serie tv. E anche in Italia qualche segno di resistenza– anche se non direttamente collegato alle manifestazioni d’oltreoceano – c’è stato.

Ad esempio il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei doppiatori, a inizio dicembre, e poi a Natale il primo Ccnl degli attori e delle attrici (entrato in vigore a inizio marzo 2024). Segnali che il settore si sta piano piano sindacalizzando in risposta a un mercato difficile, e a pochi aiuti da parte dello stato.  

Tra le volontà del sindacato Slc Cgil, come ha riferito a THR Roma il dicembre scorso la segretaria Sabina Di Marco, c’è l’intenzione di realizzare un “contratto di filiera”. “Cioè prendere tutti questi contratti collettivi, e metterli dentro un contratto unico, quello del cine-audiovisivo, che darà anche forza, identità, e rappresentanza sindacale per tutti, che esiste ma in questo settore è molto complessa, perché non sono tutti lavoratori dipendenti o a tempo indeterminato”. 

Il comitato di negoziazione di attori e attrici il 20 dicembre 2023

Il comitato di negoziazione di attori e attrici il 20 dicembre 2023

Diseguaglianze tra categorie

Nel settore audiovisivo italiano, sostiene lo stesso Bellocchio, c’è una forte diseguaglianza tra le categorie e nelle stesse. L’associazione degli attori e delle attrici Unita, nelle figure della presidente Vittoria Puccini e di Jacopo Olmo Antinori, ha “smontato” alcuni luoghi comuni secondo cui gli attori sono “milionari baciati dalla fortuna”.  

“Nella maggior parte dei casi gli interpreti fanno fatica a sostenersi economicamente”, afferma l’attore di I Medici. E conclude:Il nostro è un settore bloccato dall’incertezza”. Puccini, su questo punto, rincara la dose: “È necessario sostenere gli interpreti con sussidi al reddito. L’attuale legge sull’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo è di difficile accesso, serve una riforma”.  

Tra i partecipanti all’evento anche gli studenti delle scuole di cinema, tra cui il Centro Sperimentale di Cinematografia. Giovani che aspettano il proprio esordio alla scrittura o alla regia, in un settore che però è stagnante, dove l’esordio è un terno al lotto.

“Ai registi esordienti si chiede di sacrificare tutto per il loro primo progetto, per ricevere cifre ridicole”, afferma Francesca Tozzi del sindacato Writers Guild Italia. “È una guerra di logoramento, ma non vince il migliore: vince invece chi ha i mezzi e il supporto per resistere, anni, dando tutto e ricevendo quasi niente”.  

Le condizioni degli sceneggiatori

Secondo un sondaggio realizzato dal sindacato degli sceneggiatori sui compensi annui di registi e autori under 35, in media il reddito è di circa 10mila euro lordi l’anno. Ma non è una questione di gavetta, perché poi – secondo i dati di Wgi – la maggioranza degli sceneggiatori ha un reddito lordo di circa 25mila euro all’anno. 

“E anche le condizioni lavorative rimangono identiche: poco rispetto per l’autorialità, lavori irregolari, che possono svanire nel nulla in qualsiasi momento senza nessuna penale, pagamenti irrisori rispetto al budget delle produzioni, e nessun sostegno per il tempo che passa da un progetto all’altro”, aggiunge Tozzi.

Questo periodo di iato tra un lavoro e un altro, sottolinea la sceneggiatrice con riferimento particolare ai registi di cinema, “dura anni”. E conclude: “Questo perché il lavoro autoriale in Italia non è considerato vero lavoro”.  

Il picchetto degli sceneggiatori della WGI

Il picchetto degli sceneggiatori della WGI a giugno 2023

I diritti secondari

I produttori italiani, a fronte di alcuni cambiamenti negli obblighi di investimento da parte di Streamer e Broadcaster, portano come istanza principale il tema dei cosiddetti “diritti secondari”. “Quando un produttore si trova a negoziare con una controparte forte, deve avere almeno una tutela nei diritti che detiene dell’opera”, dice a THR Roma Andrea Occhipinti, fondatore di Lucky Red, che ha distribuito in Italia Il ragazzo e l’Airone di Hayao Miyazaki. 

“Siamo contenti che il ministro e la sottosegretaria Borgonzoni abbiano difeso le nostre istanze rispetto agli obblighi di investimento – continua Occhipinti – Ma è stato sottovalutato l’aspetto dei diritti dei produttori rispetto a queste realtà streaming e broadcast. Se non ci sono tutele, in fase di trattativa, gioco forza si accetta qualunque accordo”.  

“Auspichiamo una grande unità”, aggiunge a THR Roma il fondatore di Lucky Red, riprendendo le parole di Marco Bellocchio. “La difficoltà ci ha unito, spesso ci è stato rimproverato di non avere una voce univoca, di essere frammentati, oggi abbiamo dimostrato – e mostrato – una serie di immagini di come vediamo il mondo, di qual è la visione di questo settore per compensare gli squilibri. Cerchiamo di essere un interlocutore credibile per le istituzioni sulle regole che ci devono essere, perché esiste il mercato ma è altrettanto fondamentale esistano le regole”.  

“Il cinema, più della televisione, è sempre stato di sinistra”, aggiunge Bellocchio. “E parole di sinistra sono volate ed echeggiate nelle nostre assemblee dell’Anac e dell’Aci, anche di estrema sinistra. E conclude: “Ora, il mio messaggio è questo, restiamo uniti”.