Pupi Avati alla festa Sky: “C’è una nuova generazione di autori straordinari, il cinema italiano si sta riprendendo”

Dialogo a tre con Walter Veltroni e Michela Andreozzi alla seconda giornata delle celebrazioni per i 20 anni di Sky Italia. L'ex vicepremier: "Quando arrivò la commedia all'italiana una parte della critica la ritenne un tradimento del neorealismo. Ma era la sua prosecuzione. Dobbiamo ricordarci che il cinema si fa per il pubblico"

“Il film che rivedrei ogni sera? Domenica d’agosto di Luciano Emmer. Ha fotografato l’Italia con un nitore assoluto. Fateci caso, se sono in bianco e nero, i film sono ancora più seducenti”. Parola di Pupi Avati, protagonista insieme a Michela Andreozzi e Walter Veltroni del panel Quali storie per il cinema italiano? che ha aperto la seconda della tre giorni organizzata al Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano per le celebrazioni dei 20 anni di Sky Italia. “Bisognerebbe indagare perché molti colleghi stiano tornando al bianco e nero. Anche io sto per girarne uno”.

Michela Andreozzi, Pupi Avati e Walter Veltroni. Foto di Cristiano Minichiello for SKYtg24

Michela Andreozzi, Pupi Avati e Walter Veltroni. Foto di Cristiano Minichiello for SKYtg24

Un dialogo a tre voci che, nell’arco di mezz’ora, ha spaziato tra passato e presente del nostro cinema attraverso lo sguardo di tre registi diversissimi tra di loro. “Da fan ho sempre pensato che il modo in cui Pupi attinge alla sua esperienza personale è un modo sempre giovane”, sottolinea Andreozzi. “Walter, invece, si aggancia spesso ad esperienze esterne. C’è un tema sociale e uno personale che si devo incontrare. Personalmente sono un’inguaribile ottimista. Devo far respirare chi vede i miei film come per digli: ‘C’è anche questa strada da poter percorrere’. Dobbiamo mantenere giovane il pensiero ottimista”.

Il cinema italiano e il racconto del presente

“Credo che il presente sia evitato dal cinema italiano contemporaneo perché coperto dalla tv. Un tempo non era così. Penso al cinema di Elio Petri. Oggi la televisione dice tutto. Anche troppo”, riflette il regista di Quando. “Ci sono casi come Io Capitano di Matteo Garrone che sono eccezioni. Ma è normale che il cinema vada a caccia del passato poco documentato”.

E ancora: “Ho la sensazione che il cinema italiano si stia riprendendo in modo straordinario per qualità e ambizione, c’è una nuova generazione di autori straordinari, ahimè li invidio e li odio. Riconosco loro che, dopo alcuni decenni di opere ripiegate su loro stesse, si è tornati ad avere un’ambizione qualitativa ed identitaria molto forte”, afferma Avati. “Sto notando che l’Italia è molto più Italia al sud che al nord. I giovani autori più straordinari vengono dalla parte più bassa del Paese dove sopravvive l’Italia della tradizione e dell’oggi. Nel centro nord si è sbiadita. I film ambientati lì potrebbero essere ovunque in un’Europa generica. Non è più fortemente identitaria come ai tempi della grande commedia italiana. Oggi ci sono connotazioni difficili da trovare. Anche nella mia stessa Emilia”.

La crisi (tutta italiana) dei generi

“Nel dopoguerra il cinema italiano ha fatto leggenda con il neorealismo”, ricorda Veltroni. “Poi è arrivata la commedia all’italiana e una parte della critica la ritenne un tradimento del neorealismo. Ma era la sua prosecuzione. Significava portare il maggior numero di significati al maggior numero possibile di persone. Dobbiamo ricordarci che il cinema si fa per il pubblico”.

Michela Andreozzi, Pupi Avati e Walter Veltroni. Foto di Ernesto Ruscio for SKYtg24

Michela Andreozzi, Pupi Avati e Walter Veltroni. Foto di Ernesto Ruscio for SKYtg24

“Credo che oggi l’approccio al mondo del lavoro si sia perso”, ribatte Andreozzi che nel 2024 presenterà su Prime Video Pensati sexy. “Fino ad Elio Petri e Pietro Germi il cinema ne parlava. Oggi mi sembra ci sia pudore e vergogna a trattare certi argomenti. Come se la moda aspirazionale portata dall’America abbia cancellato quel racconto non essendoci più la cifra della commedia all’italiana. Sembra si abbia paura che diventino temi fagocitanti”.

“Oggi il cinema è inadempiente nei riguardi del genere. Lo stesso che ha fatto la fortuna del nostro cinema” riflette il regista de Il Signor Diavolo. “Se si pensa all’America, il loro è un cinema di autori che fanno generi. Il nostro un è mondo di autori che fanno gli autori. Ma quando ti permetti di resettare te stesso e sei al servizio dei generi arrivi ad un pubblico”.