Disney è la mosca bianca dei servizi streaming: crescono redditività e abbonamenti

In un periodo di ridefinizione delle piattaforme e dei loro servizi, l'amministratore delegato Bob Iger annuncia diverse buone notizie per la casa di Topolino

Disney insegue e sta per raggiungere la “Moby Dick” dello streaming, il miraggio di ogni piattaforma: la piena redditività del servizio.  L’azienda ha infatti comunicato i risultati del secondo trimestre fiscale martedì 7 maggio, rivelando che le attività combinate direct-to-consumer di Disney+, Hulu ed Espn+ hanno perso solo 18 milioni di dollari lo scorso trimestre, su un fatturato di 6,2 miliardi di dollari, e che se si esclude Espn+ dall’equazione, l’attività di streaming di intrattenimento è stata effettivamente redditizia, con un fatturato di 5,6 miliardi di dollari e un utile netto di 47 milioni di dollari.

Sebbene l’azienda avverta che il terzo trimestre dell’anno sarà più difficile a causa di alcuni cambiamenti in Disney+ Hotstar, si aspetta che la divisione streaming sia completamente in attivo nel quarto trimestre fiscale e che in seguito sarà un “significativo motore di crescita futura per l’azienda”.

L’accordo con Charter

Anche il grande accordo del polo televisivo Charter con Disney è stato un fattore importante nel trimestre, contribuendo a far aumentare gli abbonati a Disney+ di oltre 6 milioni, portandoli a 117,6 milioni, ma il ricavo medio per abbonato è sceso leggermente da 8,15 a 8 dollari per riflettere i prezzi all’ingrosso associati all’accordo. Il direttore finanziario della Disney, Hugh Johnston, ha dichiarato durante la presentazione degli utili che il livello pubblicitario conta ora 22,5 milioni di abbonati, grazie anche all’apporto di Charter.

Il settore lineare della Disney ha registrato un calo del 7% dei ricavi e del 18% dell’utile operativo, in parte a causa della decisione di abbandonare Freeform, Disney Junior e altri canali di Charter, oltre che per gli ascolti lineari complessivamente più bassi. La società ha registrato un onere di 700 milioni di dollari per la svalutazione di queste reti lineari. Hulu ha aggiunto 700.000 abbonati, mentre il servizio Hulu plus Live TV ha perso 100.000 abbonati.

La programmazione sportiva Disney

Durante la conferenza stampa della società, Iger ha dichiarato che entro la fine di quest’anno aggiungerà una sezione Espn a Disney+, con una modesta programmazione sportiva in vista del lancio dell’ammiraglia Espn l’anno prossimo. Ha aggiunto che il mese prossimo, a giugno, Disney inizierà ufficialmente il suo giro di vite sulla condivisione delle password in “mercati molto selezionati”.

“Ovviamente siamo rincuorati dai risultati ottenuti da Netflix con la sua iniziativa contro la condivisione delle password e crediamo che sarà uno dei fattori che contribuiranno alla crescita in futuro”, ha aggiunto.

I numeri degli affari Disney

Lo scorso trimestre Disney ha generato un fatturato di 22,1 miliardi di dollari, in crescita dell’1% rispetto a un anno fa, con un utile operativo di 3,8 miliardi di dollari, in aumento del 22%. Il free cash flow del trimestre è stato di 2,4 miliardi di dollari.

Come di consueto, il principale motore delle finanze dell’azienda è la divisione esperienze, che ha registrato un fatturato di 8,4 miliardi di dollari e un utile operativo di 2,3 miliardi di dollari, entrambi in crescita a due cifre rispetto a un anno fa. Detto questo, Johnston ha osservato che i costi più elevati e le nuove navi da crociera della compagnia avranno un impatto sul business delle esperienze quest’anno, e ha avvertito in modo un po’ minaccioso che “si prevede che le pressioni dovute ai salari, ai costi di riapertura post-Covid e agli impatti della domanda persistano nel quarto trimestre”.

Il fatturato del segmento Entertainment è stato di 9,8 miliardi di dollari, in calo del 5% rispetto all’anno scorso, ma con un utile operativo di 781 milioni di dollari, in crescita del 72% rispetto all’anno precedente. La divisione sport, che comprende soprattutto Espn, ha registrato un fatturato di 4,3 miliardi di dollari e un utile operativo di 778 milioni di dollari.

Il futuro della produzione cine-televisiva

Per quanto riguarda i film, Iger ha illustrato i piani dell’azienda per ridurre la produzione dei Marvel Studios, dicendo agli analisti che punterà a due serie TV all’anno e a due o “al massimo” tre film all’anno. Per quanto riguarda i contenuti non originali con diritti in licenza, Iger ha suggerito che è aperto ad acquisirne di più, da Netflix o ad altri servizi di streaming.

“Siamo soddisfatti dell’offerta che abbiamo, soprattutto in termini di offerte premium, sia nello sport che nell’offerta Disney+”, ha affermato Johnston. “La sfida, ovviamente, adesso è che c’è molta più offerta sul mercato, in gran parte come risultato dell’ingresso di uno dei nostri concorrenti nel livello pubblicitario. Detto questo, però, credo che in generale ci sentiamo in una posizione migliore rispetto a quella di un anno fa e abbiamo una buona spinta in quasi tutte le categorie”.

Per quanto riguarda la successione, Iger ha ribadito ancora una volta che il consiglio di amministrazione se ne sta occupando e che lui è pronto ad aiutare. “Sono sicuro che sceglieranno la persona giusta al momento giusto”, ha dichiarato Iger. “E che, per quanto possibile, parteciperò a una transizione senza intoppi”.